2007-11-24 15:47:43

Nove civili, tra cui 4 bambini, e un militare italiano morti in un attentato kamikaze in Afghanistan


Ha provocato una strage l’attentato kamikaze avvenuto questa mattina in Afghanistan, vicino Kabul, e costato la vita a nove civili, tra questi 4 bambini. Nell’agguato è morto anche un militare italiano mentre altri tre sono rimasti feriti: il loro intervento, secondo quanto riferisce l’ISAF, ha evitato che il bilancio fosse ancora più pesante. Il premier Prodi ha assicurato che la missione di pace nel Paese asiatico non è in discussione. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3


Una festa finita in tragedia. L’inaugurazione di un ponte a Pagman, una ventina di chilometri a nord-ovest da Kabul, realizzato grazie all’aiuto del contingente italiano, aveva richiamato la popolazione e le autorità locali. Improvvisamente, l’agguato. L’esplosione, avvenuta alle 6.30 ora italiana, ha investito la zona ma anche una scuola vicina: quattro i bambini che hanno perso la vita. Vittime che si aggiungono ad altri cinque civili afghani. Il bilancio poteva essere ancora più grave se i militari non avessero bloccato il kamikaze che stava risalendo a piedi il greto del fiume per raggiungere la folla. Nell’azione, rivendicata dai talebani, anche un soldato italiano è stato ucciso. Si tratta del maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni originario di Lecce, ma residente a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, sposato e con una bimba di 5 anni. Altri tre suoi compagni sono rimasti feriti ma le loro condizioni non destano preoccupazione. Accanto al cordoglio del presidente della Repubblica Napolitano sono state diverse le reazioni politiche in Italia: il premier Prodi ha parlato di “eroico sacrificio” ma anche della lunga “strada da percorrere per riportare la fratellanza e l’ordine in quelle terre tormentate” ma ha assicurato che non cambia la natura della missione di pace in Afghanistan. Altri esponenti dell’ala radicale del governo hanno chiesto di andar via dal Paese asiatico. A dicembre i militari italiani assumeranno il comando della regione di Kabul il che comporterà un provvisorio aumento del numero dei soldati. L’agguato di oggi è solo l’ultimo di una lunga serie: dall’inizio dell’anno in Afghanistan si sono registrati oltre centotrenta attentati suicidi, per lo più attribuiti agli insorti talebani.

Pakistan
Nel giorno dell’ennesimo attentato in Pakistan, costato la vita ad almeno 30 persone, la Commissione elettorale ha confermato la vittoria del presidente Musharaff nelle consultazioni dello scorso 6 ottobre. Il capo dello Stato rimarrà in carica per altri 5 anni. La decisione arriva dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema di tutti i ricorsi presentati dall’opposizione. Intanto è destinato a salire il bilancio del doppio attentato suicida avvenuto a Rawalpindi. Un kamikaze si è lanciato contro un pullman che stava entrando in una caserma, allo stesso tempo un altro attentatore si è fatto saltare in aria in prossimità di un posto di blocco situato vicino alla sede del Comando delle Forze Armate.

India
Nuove minacce in India all’indomani delle sette esplosioni che hanno colpito ieri tre città dell’Uttar Pradesh, costate la vita a 13 persone. Le Forze dell’ordine che hanno innalzato le misure di sicurezza hanno intanto diffuso gli identikit di tre sospettati. Violenti scontri sono poi scoppiate nella capitale dell’Assam, Guwahati, tra membri della tribù degli Adivasi, che chiedono il riconoscimento della loro etnia, i residenti e la polizia. Si temono feriti.

Libano
Il Libano si è svegliato oggi senza presidente dopo che Emile Lahoud - il solo capo di Stato cristiano in Medio Oriente - ha concluso il suo mandato alla mezzanotte scorsa senza che il parlamento riuscisse a nominare il suo successore. Il presidente del parlamento, Nabih Berri, ha convocato una nuova sessione dell'assemblea legislativa per il 30 novembre per eleggere un nuovo presidente che sia accettato sia dall'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, che ha il sostegno della Siria e dell'Iran, sia dalla maggioranza antisiriana, sostenuta da USA, Europa e Paesi arabi moderati. Nel frattempo, le prerogative presidenziali sono state assunte dal governo del primo ministro sunnita, Fuad Siniora, che l'opposizione considera ''incostituzionale'' sin da quando un anno fa si sono dimessi i ministri sciiti. Prima di lasciare il palazzo presidenziale, Lahoud ha incaricato l'esercito di assumere la responsabilità della sicurezza della nazione. La decisione è stata prontamente respinta dal governo, in una mossa che riflette i timori per la stabilità politica e la sicurezza in un Paese che ha subito una sanguinosa guerra civile tra il 1975 e il 1990. Le fazioni politiche rivali hanno affermato tuttavia di essere impegnate a mantenere la pace sociale e la stampa sembra riflettere questo tacito accordo.

Medio Oriente
Due palestinesi che apparentemente tentavano di infiltrarsi in Israele dalla striscia di Gaza sono stati uccisi la scorsa notte dal fuoco di soldati israeliani di guardia al confine. Intanto, si continua a parlare della Conferenza di Annapolis: gli Stati Uniti si dicono soddisfatti per la decisione dei Paesi arabi, in particolare dell’Arabia saudita, di inviare i loro ministri degli Esteri alla Conferenza internazionale in programma il 27 novembre. Da parte sua, il movimento sciita libanese Hezbollah ha condannato “la partecipazione, a qualsiasi livello, del Libano alla conferenza definendo incontro di Annapolis “l'ennesimo trucco americano” che “mira a sostenere il governo del nemico sionista” e “a diffondere nuove menzogne e false promesse tra i Paesi arabi circa il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese”. Il movimento sciita, appoggiato da Siria e Iran, ha inoltre criticato l'eventuale decisione del governo del premier sunnita Siniora di partecipare in rappresentanza del Libano alla conferenza di Annapolis.

Elezioni in Australia
Dopo 11 anni l’Australia cambia rotta. Nelle elezioni parlamentari per il rinnovo dei 150 seggi della Camera dei Rappresentanti e di 40 su 76 seggi del Senato, è stata netta l’affermazione dei laburisti di Kevin Rudd. Per l’ex premier conservatore, John Howard, una dura battuta d’arresto anche personale con la perdita del proprio seggio di Bennelong a Sydney. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3


Per la sesta volta nelle ultime 26 elezioni dopo il 1945, l’Australia cambia registro. A pesare sulla sconfitta di Howard, che ha governato per 11 anni di fila, anche l’ultimo scandalo in campagna elettorale con la distribuzione di falsi volantini alla periferia di Sidney per sostenere il partito conservatore. Una fine di mandato segnata anche dall’amarezza personale per aver perso il suo seggio in parlamento, sconfitto da una giornalista televisiva. Un seggio che apparteneva ai conservatori dal 1929. Gli australiani hanno voltato pagina nonostante Howard abbia portato il Paese ad un’economia in salute, con una disoccupazione al livello più basso degli ultimi trent’anni. Secondo le promesse elettorali, l’affermazione del laburista Rudd avrà immediate conseguenze sulla politica estera australiana con il ritiro dei 580 soldati dall’Iraq, pur nel mantenimento dell’alleanza militare con gli Stati Uniti, e con la prosecuzione della missione in Afghanistan. Inversione di tendenza annunciata anche per i temi ambientali e in materia di istruzione e sanità. Particolare attenzione sulle questioni di bioetica è stata chiesta ieri dai vescovi australiani, che hanno fatto appello ai politici per il rispetto dei principi e dei valori cristiani.
 
Polonia
Con 238 voti a favori e 204 contrari, il governo del nuovo premier polacco, Donald Tusk, ha ottenuto la fiducia del parlamento di Varsavia. Il "sì" dell’Assemblea è arrivato dopo un acceso dibattito sul discorso programmatico del primo ministro, che ha promesso di ritirare le truppe dall’Iraq entro il 2008 e di far entrare il Paese nella zona dell’euro.

A Lisbona, la firma del nuovo Trattato dell’Unione Europea
La firma del nuovo Trattato di riforma dell’UE, adottato il mese scorso dal vertice informale di Lisbona, avverrà il 13 dicembre nel celebre Monastero di Geronimos, nella capitale portoghese. Nei giorni scorsi, si era discusso sulla possibilità di scegliere Bruxelles come sede della firma, dal momento che il giorno seguente i leader dovranno comunque essere a Bruxelles per il vertice europeo semestrale. La polemica era relativa ai costi e all’inquinamento dovuti allo spostamento. Ma ha prevalso la volontà della presidenza di turno portoghese di sottoscrivere il Trattato nella città in cui si è trovato l’accordo.

Elezioni domani in Croazia
Appuntamento elettorale domani per la Croazia: al voto per le elezioni politiche 4,4 milioni di cittadini. I leader delle due principali forze politiche sono il premier in carica conservatore, Ivo Sanader e l'emergente Zoran Milanovic dei socialdemocratici. Si tratta delle quinte elezioni dal 1991, anno dell’indipendenza dall’allora Jugoslavia. Molte cose sono cambiate, anche nella Comunità democratica croata (HDZ): la formazione che fu feudo nazionalista del defunto "padre della patria" Franjo Tudjman, che Sanader ha riformato in questi anni verso l'approdo occidentale del Partito popolare europeo.

Somalia
Il colonnello Nur Hassan Hussein, noto come Nur Adde, ha ottenuto un vero e proprio plebiscito dai deputati somali che con 211 voti a favore ed uno contrario lo hanno eletto primo ministro. Il colonnello era stato designato dal presidente, Abdullahi Yusuf, mercoledì scorso. Subito dopo il voto di fiducia, Adde, 68 anni, ha giurato a Baidoa, a nord est di Mogadiscio, dove risiede il parlamento della Somalia. In pochi giorni, dovrebbe varare il nuovo governo. Tre settimane fa il precedente premier, Ali Gedi, era stato costretto alle dimissioni, dopo un lungo braccio di ferro col presidente Yusuf. Il compito che il nuovo premier si troverà di fronte è drammatico: un Paese dilaniato dalla guerra civile, in particolare a Mogadiscio, dove i combattimenti tra ribelli in larghissima parte guidati da integralisti islamici e forze regolari somale, appoggiate da quelle etiopiche, sono sempre più violenti e mortali. Circa 700 morti si contano tra ottobre e metà novembre e migliaia i feriti tra la popolazione civile.

Russia
L'ex campione di scacchi, Garry Kasparov, è stato fermato dalla polizia insieme con altre persone durante la manifestazione del suo movimento di opposizione a Mosca. Lo rende noto Radio Eco di Mosca. Al movimento che si chiama "Altra Russia" e alla manifestazione partecipano anche i leader dell'Unione delle Forze di destra (SPS) Nikita Bilikh e Boris Nemtsov, l'ex leader del partito nazional-bolscevico, Eduar Limonov, il deputato indipendente, Vladimir Rizhkov e il difensore dei diritti umani, Lev Ponomarov. Per rispondere all'iniziativa odierna, i Nashi, il principale movimento giovanile filo-Putin, hanno radunato alcune migliaia di militanti nei pressi del Cremlino in sostegno del presidente. A sostegno del capo del Cremlino, nella piazza della Rivoluzione, in quella dei Teatri e in quella del Maneggio, anche esponenti dell'ala giovanile di Russia Unita - di cui Putin è capolista - e della Giovane Guardia, uno dei tanti movimenti giovanili filo presidente.

Inguscezia
Tre giornalisti dell'emittente russa Ren Tv e un difensore dei diritti umani sono stati rapiti, picchiati e poi gettati in un campo in Inguscezia, Repubblica del sud della Russia. I quattro sono stati prelevati in un hotel della capitale, Nazran, da un gruppo di uomini mascherati, che si sono impossessati anche dei loro cellulari, dei loro taccuini e delle loro telecamere. Uno degli aggrediti è ricoverato in condizioni gravi. Il difensore dei diritti umani coinvolto nella vicenda è Oleg Orlov, presidente dell'ONG russa Memorial, impegnata anche nella documentazione della repressione del dissenso nell'epoca sovietica. Orlov si trovava insieme a tre giornalisti di Ren tv, una delle ultime tv indipendenti russe. Le autorità locali ritengono che l'episodio sia stato una provocazione e promettono una severa risposta.

Daghestan
E' morto oggi in ospedale in Daghestan, dopo tre giorni di coma, Farid Babaiev, il leader regionale del partito di opposizione Iabloko ferito nei giorni scorsi in un agguato vicino a casa. Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. Babaiev era il capolista di Iabloko in Daghestan per le elezioni politiche del 2 dicembre. Era stato aggredito nella capitale, Makhachkala, da un uomo non ancora identificato che gli ha sparato quattro colpi di pistola, di cui due alla testa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Benedetta Capelli)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 328

 

 
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