Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Solennità di Cristo Re
In questa ultima Domenica del Tempo Ordinario, Solennità di Nostro Signore Gesu’ Cristo
Re dell’Universo, la Liturgia ci presenta il Vangelo della crocifissione di Gesù.
Il Signore viene schernito dai capi e dai soldati. Anche uno dei malfattori appesi
alla croce lo insultava. Ma l'altro lo rimproverava e rivolto a Cristo, dice: “Gesù,
ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. E il Signore gli risponde:
“In
verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
Sulla Solennità di Cristo
Re ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia
alla Pontificia Università Lateranense:
In
questa Solennità la Liturgia della Parola ci porta sotto la Croce in mezzo al frastuono
degli schernitori. Due misteri si congiungono: la croce e la regalità. I più misconoscono
questi due misteri presi in se stessi ed ancor più il loro connubio nell’innalzamento
di Cristo in croce. La nostra città è satura di abissi di sofferenza, ma pochi hanno
tempo per guardarli e ancora di meno per viverli. Per non parlare poi della maestà
regale. In una società di uomini cosiddetti democratici, non c’è e non ci deve essere
nulla che alluda ad una grandezza regale. I nostri figli non sanno più che cosa sia
e se ci sia una grandezza. Tutto è pari, tutto è uguale, ma Gesù Cristo è il Re e
questa è la motivazione della sentenza di morte affissa sulla sua croce: “Gesù Nazareno
Re dei Giudei”. Egli è il Re, anche se, come dice l’autore della Lettera agli Ebrei,
al presente non vediamo ancora che tutto sia sottomesso a Lui. Coloro che lo conoscono,
conoscono la qualità del suo Regno, Regno eterno e universale, Regno di verità e di
vita, di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace.