2007-11-24 12:53:39

I Settimanali cattolici: uniti per educare all'intelligenza e ridare un'identità ai cattolici italiani


Uniti per “informare sui valori”, per ridare un’identità al popolo cattolico, per far rifiorire lo spirito critico e per “educare all’intelligenza”, come ha recentemente sottolineato Benedetto XVI incontrando la diocesi di Roma. Sono i pilastri indicati da rappresentanti e direttori di testate aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (FISC), per contrastare l’ottica, in diversi casi deformante, con cui i mezzi di informazione non cattolici informano sui grandi temi di interesse ecclesiale. L’occasione per interrogarsi sul ruolo dei settimanali cattolici nella società è la XV Assemblea della FISC, che si chiude oggi a Roma. Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, ha sottolineato, inoltre, un compito prioritario, quello di “cercare la verità per condividerla”. Sulla presenza in Italia delle testate cattoliche ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini, il presidente della FISC, don Giorgio Zucchelli:RealAudioMP3


R. - Siamo presenti in quasi tutte le diocesi, ne mancano ancora circa una quarantina, e siamo in una situazione di espansione a livello nazionale. Siamo una forza che vuole contare sempre più.

 
D. - Quindi, sono in crescita i settimanali cattolici...

 
R. - Siamo generalmente in crescita, anche come numero di testate. In questi tre anni abbiamo avuto 14 nuove testate che sono sorte o si sono iscritte alla nostra federazione, soprattutto nel sud, che è la zona meno coperta: qui c’è un notevole fermento.

 
D. - I settimanali cattolici che aderiscono alla FISC si occupano solo di informazione religiosa o anche di informazione in generale?

 
R. - Non proponiamo solamente un’informazione ecclesiale: l’informazione è a 360 gradi: cronaca, politica, società. Ma il taglio, il punto di vista, è quello dei valori cristiani, e questo è un modo per dare una lettura della realtà diversa da quella imperante.

 
D. - Quali sono le problematiche che registrate per la crescita e la diffusione dei settimanali cattolici?

 
R. - Alcune sono intrinseche alle nostre testate che non hanno fatto il salto di giornali di informazione, ma sono ancora troppo ristrette all’interno della propria informazione ecclesiastica. Il secondo aspetto è che molti giornali sono ancora a livello ‘artigianale’ e non hanno ancora realizzato delle vere e proprie aziende. Dal punto di vista esterno, le difficoltà sono quelle di tutti i giornali: dobbiamo conquistarci i lettori e oggi è una battaglia abbastanza dura. Vogliamo sottolineare l’importanza dei nostri giornali, ci impegniamo dal punto di vista ecclesiale negli avamposti dell’evangelizzazione, perché arriviamo anche nelle case di persone che, purtroppo, non frequentano più le parrocchie e le comunità ecclesiali; in questo modo, possiamo arrivare là dove i tradizionali strumenti della pastorale non arrivano più.







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