Le moderne schiavitù sono intollerabili: così denunciano i vescovi europei e africani
riuniti in Ghana
Si è concluso con un appello rivolto ai leader politici europei ed africani il Seminario
svoltosi questa settimana a Cape Coast, in Ghana, dedicato al tema delle nuove schiavitù,
come il traffico di esseri umani, la prostituzione, il lavoro forzato, l’utilizzo
di bambini nelle guerre. L’incontro è stato promosso dal Consiglio delle Conferenze
episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e
Madagascar (SECAM). Roberta Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano,
segretario generale del CCEE:
D. -
Mons. Giordano, cosa ha spinto i vescovi europei e africani a confrontarsi su un tema,
a dire il vero, già denunciato in diversi rapporti dell’ONU ed anche documenti di
varie Conferenze episcopali nel mondo...
R. - Innanzitutto
sta crescendo la coscienza di una comune responsabilità tra vescovi europei e vescovi
africani, in tutto l’ambito delle sfide dei nostri popoli. Quest’anno poi era il 200.mo
centenario della fine della schiavitù storica e, inoltre, anche se nell’opinione pubblica
si parla di questa nuova schiavitù legata, sopratutto, alle migrazioni siamo coscienti
che non la conosciamo ancora bene e dobbiamo insieme trovare le radici e i percorsi
comuni da percorrere.
D. - Tra le cause individuate,
mi sembra sia stata indicata quella dell’enorme divario economico che tuttora sussiste
tra una parte del mondo e la parte più emarginata, come sono la massima parte dei
Paesi africani...
R. - A me sembra ci siano due cause.
Una è quella che lei indica: c’è un’ingiusta distribuzione dei beni sulla terra, e
questo è all’origine di tante schiavitù. Però, a Cape Coast, abbiamo anche analizzato
e pensato vi sia un’altra causa, una radice che è dentro l’uomo: c’è, da una parte,
una tendenza alla volontà di potenza, una tendenza al dominio, per cui sembra normale
che l’uomo debba dominare altri uomini, e, dall’altra parte, c’è anche una coscienza,
una mentalità, che abbiamo chiamato 'cultura' della schiavitù', del servilismo. C’è
una parte della popolazione che accetta o è stata indotta da accettare il fatto di
essere servi, schiavi, e questo porta ad una rassegnazione. I vescovi hanno detto
che occorre superare questa visione dell’uomo o centrata sulla volontà di potenza
o centrata sulla cultura della schiavitù.
D. - Quindi,
mons. Giordano, ci sono diversi livelli di intervento per rispondere con azioni concrete
di contrasto a questo fenomeno...
R. - Una prima
linea di azione riguarda l’informazione e la formazione. Un secondo livello è sostenere
tutte le iniziative di solidarietà, che già ci sono, di esperienze di liberazione
dalle nuove schiavitù; si tratta di sostenerle, di metterle in rete, e di favorire
la nascita anche di nuove esperienze. Un terzo livello è quello politico. Da Cape
Coast i vescovi hanno scritto una lettera indirizzata ai capi di Stato dell’Unione
Africana e dell’Unione Europea, che si troveranno all’inizio di dicembre a Lisbona,
e in questa lettera i vescovi dicono: vi preghiamo di prendere sul serio queste nuove
schiavitù, cominciando dalla prostituzione, dalla tratta dei bambini, dai bambini
soldato, dallo sfruttamento minorile, dal lavoro illegale; di prendere sul serio questo
scandalo che non dovrebbe essere sopportabile per una società civile.