2007-11-20 14:09:15

Il Sinodo sulla Parola di Dio esprime la profonda comunione tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo. Intervista con l’arcivescovo Nikola Eterović


Con la pubblicazione dei Lineamenta siamo entrati in una fase importante di preparazione al Sinodo del prossimo anno. Il tema della Parola di Dio su cui si incentrerà l’assemblea sinodale è stato scelto dal Papa, ma è anche frutto di un’ampia consultazione ecclesiale. Proprio su questa dimensione collegiale del Sinodo, fin dalle sue fasi iniziali, si sofferma l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
R. - Ovviamente, il Santo Padre è presidente del Sinodo, ma nel Sinodo si esprime la comunione affettiva ed effettiva di tutto l’ordine episcopale. Esiste una lunga tradizione per cui, prima di scegliere un tema della riflessione sinodale, il Santo Padre per mezzo della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi chiede il parere dell’episcopato mondiale su alcuni temi di grande attualità. Questa volta, la scelta non è stata difficile perché la grande maggioranza dell’episcopato ha segnalato l’importanza della Parola di Dio, e dunque il Santo Padre è stato contento di accogliere questo desiderio condiviso dall’episcopato mondiale, perché si sente anche la necessità di rileggere in chiave pastorale il grande documento del Vaticano II, la Dei Verbum.

 
D. - Ci sono delle novità di carattere organizzativo del Sinodo vero e proprio?

 
R. - La grande novità che è già stata sperimentata nell’ultimo Sinodo sull’Eucaristia, ma che adesso fa parte del Regolamento del Sinodo dei Vescovi, è la cosiddetta “discussione libera”: alla fine delle Congregazioni plenarie, dalle sei alle sette, ogni pomeriggio, sarà lasciato uno spazio per espressioni non scritte, non programmate dei Padri sinodali, che potranno intervenire. Ci sarà quindi una discussione durante questo tempo. E’ stata anche introdotta la presenza di membri del Sinodo che non hanno diritto di voto: sono rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, cosiddetti “delegati fraterni”, “auditori” e “auditrici” - dunque uomini e donne - e anche esperti.

 
D. - Quali sono, anche in base alle indicazioni dei Lineamenta, le possibili ricadute positive di questo Sinodo sul dialogo ecumenico, come anche nei rapporti con il mondo ebraico?

 
R. - Penso che soprattutto i cattolici debbano scoprire il grande tesoro rappresentato dalla Sacra Scrittura. Ovviamente, questa ricchezza ci mette in buona posizione per condividere il tesoro che è la Parola di Dio con i nostri fratelli cristiani, membri delle comunità cristiane, delle Chiese ortodosse e anche le comunità cristiane della Riforma protestante. Un posto del tutto particolare riguarda i rapporti dei cristiani con gli ebrei, perché abbiamo insieme la Prima Alleanza, i Libri dell’Antico Testamento tradizionalmente chiamati, che noi cristiani leggiamo in chiave cristologica: il Nuovo Testamento è stato nascosto nell’Antico e nel Nuovo Testamento è rivelato quello Antico. Dunque, i due Testamenti sono strettamente connessi.







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