El Salvador. Commemorazioni a 18 anni dall’uccisione di sei sacerdoti gesuiti
“I nostri martiri vivranno sempre nel cuore di un popolo che invoca la pace senza
la violenza, la giustizia con equità”: è quanto ha affermato il rettore della ‘Universidad
Centroamericana José Simeón Cañas’ (UCA) di San Salvador, il gesuita José María Tojeira,
commemorando il 18.mo anniversario dell’assassinio di sei suoi confratelli, di una
loro collaboratrice e di sua figlia adolescente nel 1989, durante un’incursione dell’esercito
nell’ateneo della capitale. Riuniti in processione – riferisce l’agenzia Misna - centinaia
di fedeli hanno commemorato domenica scorsa la strage dei gesuiti, occorsa durante
la guerra civile (1980-'92), ancora coperta “da impunità e ingiustizia”, come ha ricordato
padre Tojeira. Nonostante le ripetute richieste della UCA per fare luce sui mandanti,
le indagini non sono mai state riaperte dopo un processo a nove militari, tenuto 16
anni fa, archiviato con due condanne, poi sospese. All’alba del 16 novembre 1989,
un gruppo di militari del battaglione ‘Atlacatl’ (un’unità specificamente addestrata
negli Stati Uniti alla lotta antiguerriglia) fece irruzione alla UCA e uccise a sangue
freddo i religiosi spagnoli Ignacio Ellacuría, allora rettore dell’UCA, Ignacio Martín
Baro, il vice-rettore, Segundo Montés, Juan Ramon Moreno, Amando López e Joaquín Lopez
y López, oltre alla cuoca dell’ateneo, Elba Julia Ramos, e sua figlia quindicenne,
Celina Mariceth Ramos. Nove soldati, tra cui il direttore della Scuola militare della
capitale, il colonnello Guillermo Alfredo Benavides, furono processati nel 1991 per
responsabilità nella strage; tra questi, Benavides e il tenente Yusshy Mendoza furono
condannati a 30 anni di carcere, ma beneficiarono due anni dopo dell’amnistia proclamata
nel 1993 dall’Alleanza Repubblicana Nazionalista (ARENA), allora al governo, nell’ambito
degli accordi di pace che nel ‘91 avevano messo fine a 12 anni di conflitto interno.
(R.M.)