Appello del cardinale López Trujillo ai Paesi latinoamericani: no alla legalizzazione
dell'aborto
Si vanno estendendo in America Latina le legislazioni abortiste: su 16 Paesi, in tre
l’aborto è legalizzato, in 6 è depenalizzato, mentre in 7 è ancora illegale. Ma altri
governi stanno tentando di introdurre leggi sulla interruzione volontaria della gravidanza.
E’ il caso dell’Uruguay, dove il Senato ha dato il via libera alla depenalizzazione.
Si attende adesso la decisione della Camera. I vescovi uruguayani hanno pubblicato
un coraggioso documento in difesa della vita nascente. Ascoltiamo in proposito il
cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la
Famiglia, intervistato da Sergio Centofanti:
R. –
E’ una situazione delicata, complessa in cui in alcune Nazioni cresce la voglia di
legalizzare l’aborto, soprattutto per la via della depenalizzazione, e aprire quindi
la porta a tutti gli effetti e le conseguenze che non mostrano una società umana ma
una società che diventa crudele per via di queste leggi inique. Sono leggi che non
hanno la forza della legge! Dunque, i vescovi hanno presentato una riflessione molto
chiara, molto profonda in questo documento, che si chiama “Defendiendo la vida humana
ganamos todos”, cioè nella difesa della vita umana vinciamo tutti. Questa è la verità
e in questo senso l’insegnamento dei vescovi è molto attuale, molto profondo. Ci aspettiamo
che sia bene accolto dagli uruguayani e speriamo anche nel fatto che il presidente
sembra contrario all’aborto e che non accetterebbe una tale legge: speriamo che sia
così! Questo sarebbe un bell’esempio ...
D. – Cresce
nell’opinione pubblica mondiale il rifiuto della pena di morte. Perché non c’è un
uguale mobilitazione nei confronti della difesa dell’inizio della vita umana, della
difesa di innocenti che non hanno voce?
R. – Questa
è una buona riflessione. Alcuni aspetti mobilitano l’opinione pubblica, come abbiamo
visto in questi giorni alle Nazioni Unite. Ma è curioso che l’opinione pubblica non
sia ugualmente mobilitata riguardo a questa “pena di morte” che subiscono i bambini
più innocenti nel ventre della madre. Un bambino non è colpevole di niente e dunque
non può essere vittima, e la prima punizione – invece – nell’aborto è contro il bambino
che viene distrutto: si annulla il bambino, e annullare una vita umana – così si diceva
già nel Talmud – è come se si dicesse che tutto il mondo dev’essere eliminato. Speriamo
che nei Parlamenti di altre Nazioni prevalga un po’ il buonsenso e che in quelli dove
già esistono legislazioni permissive, possano andare verso una riflessione nuova.
Ad ogni modo, dobbiamo ricordare che i cattolici e le persone in genere – non è soltanto
una questione di cattolici o meno – sono chiamati a una vera obiezione di coscienza.