Con il confronto tra mons. Ravasi e Giuliano Ferrara sul "Gesù di Nazaret" del Papa,
sono ripresi in Laterano i Dialoghi in Cattedrale
Per i “Dialoghi in Cattedrale”, promossi dalla Diocesi di Roma, si è svolto ieri sera
in una affollata Basilica di San Giovanni in Laterano, l’atteso confronto tra l'arcivescovo
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ed il direttore
del quotidiano “Il Foglio”, Giuliano Ferrara sul “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI.
“Un libro che rappresenta un avvenimento nella storia del mondo moderno”, ha sottolineato
Ferrara. Un testo, ha detto Mons. Ravasi, che impegna “a riconoscere autenticamente
il volto di Cristo, oltre gli strumenti della ricostruzione storica. Il servizio di
Luca Collodi:
Il "Gesù
di Nazareth” scritto dal Papa entra in modo deciso nella cultura profana proponendo
un metodo per leggere la Scrittura con una feconda combinazione tra fede e ragione.
"Benedetto XVI, spiega Giuliano Ferrara, sa che nel mondo la ragione e la fede vivono
vite separate”, ma sa anche “che gli uomini e le donne della nostra epoca vivono nel
crepuscolo del razionalismo e nella notte del relativismo e che a questa mancanza
di luce si ribellano”. “Ed è per questo, afferma Giuliano Ferrara,
che il suo Gesù incarnato diventa un significato anche per chi non crede”: “Nello
scrivere questo libro il Papa doveva smantellare alcuni dogmi. Doveva smantellare
alcuni dogmi laici: per esempio, quello che porta ad accettare Gesù come uomo e negare
la possibilità messianica dell’Incarnazione. Oppure, accettare il carisma morale dei
Vangeli e negare il loro mistero, la Risurrezione. Oppure, ancora, accettare la storia
cristiana come passato e negare la memoria cristiana, la testimonianza -parola chiave
di tutto il cristianesimo- che si perpetua come eterno presente”.
Per
mons. Gianfranco Ravasi, l’impegno fondamentale per conoscere
autenticamente il Volto di Cristo è quello “non soltanto di riuscire a definirne l’impegno
storico, documentario, ma è soprattutto il tentativo di scoprire la dimensione trascendente,
del Mistero, affidata ad altri canali della conoscenza umana come la teologia e la
ricerca spirituale”:
“Dobbiamo cercare di ricordare,
ed è questa la sfida del libro, che noi siamo alla ricerca, sì del Gesù storico, e
andremo col metodo storico-critico, con la strumentazione disponibile … però alla
fine, fatta questa operazione, noi non abbiamo il Gesù reale. Abbiamo bisogno di un
altro canale di conoscenza, di un altro percorso attraverso un’altra strumentazione,
per la ricostruzione di questo Gesù reale, che non abbia solo lo scheletro ricostruito
attraverso la metodologia storico-critica: perchè allora non ricorrere anche al percorso
teologico, al percorso mistico, strettamente e rigorosamente inteso?”.