2007-11-14 15:14:21

Con il confronto tra mons. Ravasi e Giuliano Ferrara sul "Gesù di Nazaret" del Papa, sono ripresi in Laterano i Dialoghi in Cattedrale


Per i “Dialoghi in Cattedrale”, promossi dalla Diocesi di Roma, si è svolto ieri sera in una affollata Basilica di San Giovanni in Laterano, l’atteso confronto tra l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ed il direttore del quotidiano “Il Foglio”, Giuliano Ferrara sul “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI. “Un libro che rappresenta un avvenimento nella storia del mondo moderno”, ha sottolineato Ferrara. Un testo, ha detto Mons. Ravasi, che impegna “a riconoscere autenticamente il volto di Cristo, oltre gli strumenti della ricostruzione storica. Il servizio di Luca Collodi:RealAudioMP3


Il "Gesù di Nazareth” scritto dal Papa entra in modo deciso nella cultura profana proponendo un metodo per leggere la Scrittura con una feconda combinazione tra fede e ragione. "Benedetto XVI, spiega Giuliano Ferrara, sa che nel mondo la ragione e la fede vivono vite separate”, ma sa anche “che gli uomini e le donne della nostra epoca vivono nel crepuscolo del razionalismo e nella notte del relativismo e che a questa mancanza di luce si ribellano”. “Ed è per questo, afferma Giuliano Ferrara, che il suo Gesù incarnato diventa un significato anche per chi non crede”:
 
“Nello scrivere questo libro il Papa doveva smantellare alcuni dogmi. Doveva smantellare alcuni dogmi laici: per esempio, quello che porta ad accettare Gesù come uomo e negare la possibilità messianica dell’Incarnazione. Oppure, accettare il carisma morale dei Vangeli e negare il loro mistero, la Risurrezione. Oppure, ancora, accettare la storia cristiana come passato e negare la memoria cristiana, la testimonianza -parola chiave di tutto il cristianesimo- che si perpetua come eterno presente”.

 
Per mons. Gianfranco Ravasi, l’impegno fondamentale per conoscere autenticamente il Volto di Cristo è quello “non soltanto di riuscire a definirne l’impegno storico, documentario, ma è soprattutto il tentativo di scoprire la dimensione trascendente, del Mistero, affidata ad altri canali della conoscenza umana come la teologia e la ricerca spirituale”:

 
“Dobbiamo cercare di ricordare, ed è questa la sfida del libro, che noi siamo alla ricerca, sì del Gesù storico, e andremo col metodo storico-critico, con la strumentazione disponibile … però alla fine, fatta questa operazione, noi non abbiamo il Gesù reale. Abbiamo bisogno di un altro canale di conoscenza, di un altro percorso attraverso un’altra strumentazione, per la ricostruzione di questo Gesù reale, che non abbia solo lo scheletro ricostruito attraverso la metodologia storico-critica: perchè allora non ricorrere anche al percorso teologico, al percorso mistico, strettamente e rigorosamente inteso?”.







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