2007-11-14 15:49:13

Catastrofe umanitaria in Somalia: centinaia di migliaia i profughi


Catastrofe umanitaria in Somalia. Sono ormai quasi 200.000 i civili che nelle ultime due settimane hanno abbandonato Mogadiscio e i suoi orrori. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati lancia l’allarme per un esodo che appare disperato e che rischia di squassare i fragili equilibri che ancora resistono in poche parti del Paese. A Mogadiscio, denunciano le organizzazioni umanitarie, la sopravvivenza è ormai impossibile. Come testimonia il direttore della Caritas Somalia, Davide Bernocchi, raggiunto telefonicamente da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3


R. - La situazione umanitaria e il livello di violenza a cui si è giunti a Mogadiscio in questi giorni ci stanno portando oltre la crisi, verso una situazione di vera e propria catastrofe umanitaria. Basti pensare che solamente nelle ultime due settimane sarebbero fuggite da Mogadiscio 173 mila persone e le Nazioni Unite calcolano circa 850 mila sfollati dall’inizio dell’anno ad oggi.

 
D. - La situazione nelle altre parti della Somalia è migliore, per esempio a Baidoa?

 
R. - La situazione è migliore sebbene sia complicata anche dalle piogge stagionali che causano alcune inondazioni. Ma, soprattutto, in un Paese di 8 milioni di persone circa, un milione di sfollati crea una situazione di estremo disagio anche nel resto del Paese.

 
D. - Qual è ora la situazione politica nel Paese e quali sono le aspettative dei somali?

 
R. - Le istituzioni esistono ancora sebbene il primo ministro sia dimissionario; esiste un presidente, esiste un governo, esiste un parlamento. Il problema è che di fronte alla ribellione che è esplosa a Mogadiscio con l’arrivo delle truppe etiopi, questo governo non riesce a mettere in campo nessuna iniziativa politica ma solo una logica militare.

D. - Di cosa avrebbe bisogno oggi la Somalia da parte della Comunità internazionale?

 
R. - Credo sia molto semplice. Si tratta di un intervento a livello di pressioni politiche, fatte dagli attori giusti, che possano evitare questa catastrofe umanitaria che si profila ormai molto vicina.

 
In Pakistan è stato arrestato l’ex campione del cricket impegnato nell’opposizione. L'ex star pachistana del cricket Imran Khan è stato arrestato dalla polizia di Lahore mentre partecipava ad una manifestazione. Un ufficiale della polizia di Lahore, Khalid Batti, fa sapere che avrà presto gli arresti domiciliari. Prima di essere arrestato, Imran Khan, che guida un piccolo partito di opposizione ed è uscito dalla clandestinità dopo 11 giorni per partecipare a una manifestazione contro Musharraf, è stato preso in consegna da un gruppo di studenti religiosi nel campus della Punjab University della città di Lahore. Imran Khan, amico a suo tempo di Lady Diana, è famoso anche per il matrimonio, fallito, con l'ereditiera ebrea Jemima Goldsmith. Nel 1982 diventa capitano del Pakistan e condurrà il suo Paese a storici risultati. Nell'aprile 1996 fonda il Tehrik-e-Insaaf (movimento per la giustizia) con lo scopo di combattere la corruzione, una delle grandi piaghe del Pakistan, ma il movimento conquista un posto in Parlamento solo nell'ottobre 2002. Nelle ultime settimane Khan si è unito a Benazir Buttho nelle proteste contro Musharraf, venendo posto agli arresti domiciliari a Lahore dai quali poi era fuggito rocambolescamente.

Iraq. Due civili uccisi e altri tre feriti questa mattina a Baghdad, nella zona verde, in seguito all'esplosione di un ordigno artigianale. E ci sono poi tre soldati americani uccisi e altri quattro feriti, tra ieri e oggi, in due distinti attacchi di miliziani: vicino alla città di Mosul, nel nord del Paese, e nella provincia di Diyala, a nord di Baghdad. Sale così a 3.861 il numero dei soldati americani morti in Iraq dall'inizio dell'invasione del Paese nel marzo del 2003, secondo cifre fornite dal Pentagono. Intanto, gli agenti della Fbi che indagano sulla morte di 17 iracheni avvenuta lo scorso 16 settembre a Baghdad per mano delle guardie di sicurezza della Blackwater hanno stabilito che almeno 14 colpi di quelli esplosi erano ingiustificati. E' quanto riportato ieri dal New York Times. Le indagini della Fbi, ancora in corso, evidenziano che agenti della Blackwater hanno violato norme in vigore per i contractor che lavorano in Iraq e che la loro posizione è al vaglio del Dipartimento di giustizia, scrive il giornale citando fonti militari e civili anonime ma al corrente della situazione. I procuratori devono però ancora decidere eventuali imputazioni. Molti funzionari hanno espresso pessimismo sulla possibilità che ci possano essere adeguati leggi penali che possono consentire gli opportuni addebiti alla Blackwater. Il caso potrebbe essere uno dei primi presi in esame da Michael Mukasey che la scorsa settimana ha giurato come avvocato generale. Il portavoce del Dipartimento di Giustizia e della Fbi hanno rifiutato di commentare le indiscrezioni.
 
Afghanistan. Forze afghane e della coalizione a guida americana hanno ucciso decine di taleban in scontri a fuoco nel sud del Paese dopo un agguato teso ieri da un numeroso gruppo di ribelli nel distretto di Deh Rawud, provincia di Uruzgan. Lo ha reso noto oggi l'esercito americano. Nonostante l'alto numero di caduti tra le file dei Taleban, l'insurrezione non mostra segni di cedimento, anzi si sta diffondendo dal sud all'est del Paese, in zone prima considerate sicure. C’è anche un’altra vittima: un soldato della coalizione internazionale, a maggioranza americana, morto, però, in seguito a ferite non verificatesi in combattimento, secondo un comunicato della coalizione.

Israele. La maggioranza assoluta della popolazione ebraica adulta di Israele, il 70 per cento, si oppone alla scarcerazione di alcune centinaia di detenuti palestinesi nel quadro dei gesti distensivi che il premier Ehud Olmert intende compiere in vista della conferenza in programma a Annapolis (Usa) per rilanciare negoziati di pace israelo-palestinesi. Ne ha dato notizia oggi il quotidiano Maariv, che ha pubblicato i risultati del sondaggio. Il 22 per cento degli israeliani interpellati sono invece favorevoli al gesto. Secondo lo stesso giornale, inoltre, la conferenza di Annapolis si terrà a quanto pare il prossimo 27 novembre, anche se non c'è ancora una data ufficiale e non è nemmeno certo che sarà possibile indirla. Il giornale riferisce infatti che l'ambasciata israeliana a Washington ha avuto istruzione di prenotare per la delegazione del premier un intero piano di un albergo di Annapolis dal 25 al 27 novembre prossimi.

Libano. Il segretario generale della Lega araba Amr Mussa è atteso questa sera a Damasco, dove domani incontrerà il presidente siriano Bashar al-Assad e il ministro degli Esteri Walid al-Muallim. Lo ha riferito stamani il quotidiano panarabo al-Hayat. Secondo il giornale, dopo gli incontri nella capitale siriana Mussa si recherà a Beirut per colloqui con i principali esponenti della maggioranza parlamentare antisiriana, sostenuta da Usa, Ue e Paesi arabi del Golfo, e dell'opposizione, appoggiata invece da Iran e Siria. La visita di Mussa a Damasco e Beirut s'inserisce nel quadro dell'attività diplomatica internazionale concentratasi nelle ultime settimane attorno alla questione delle elezioni presidenziali libanesi. Dopo la missione di ieri a Beirut del ministro degli Esteri Kouchner, domani è atteso anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Mercoledì prossimo, è convocata la seduta del Parlamento libanese per l'elezione del successore dell'attuale capo dello Stato, il filosiriano Emile Lahoud, il cui mandato scade il 24 novembre. C’è da dire che, secondo la stampa, il Patriarca cattolico-maronita libanese Nasrallah Sfeir dovrebbe presentare oggi una lista di sei potenziali candidati alla presidenza della Repubblica che, in base al sistema politico-confessionale del Libano, deve essere un maronita.

Tagikistan. Una bomba è esplosa oggi a Dushanbè, capitale del Tagikistan, a circa 300 metri di distanza dal palazzo presidenziale, che doveva accogliere un convegno fra rappresentanti dell'Ue e il primo ministro Akil Akilov. L'ordigno ha ucciso una guardia del palazzo, che si era avvicinato al pacco sospetto per ispezionarlo e lo ha preso in mano. Aperta un’inchiesta per terrorismo. Il Tagikistan è stato negli anni '90, dopo la caduta dell'Urss, preda di violente guerre civili fra clan, schierati in parte con il laico presidente Emomali Rakhmonov, in parte con gruppi integralisti islamici. Rakhmonov ha normalizzato con pugno di ferro, e grazie anche all'aiuto delle guardie di frontiera russe, la situazione nel Paese. Ma il Tagikistan rimane la più povera delle Repubbliche ex sovietiche, e la pace di Rakhmonov è mantenuta solo a prezzo di una rigida dittatura.

Traffico di bambini in Ciad. Parecchie centinaia di persone, in maggioranza giovani, manifestano da questa mattina nella capitale del Ciad N'Djamena, contestando la Francia e in particolare il presidente Nicolas Sarkozy a proposito della vicenda dei 103 bambini africani, e lanciando sassi verso automobili occupate dagli occidentali. Lo ha constatato un giornalista dell'agenzia France Presse.

Danimarca. Il liberale danese Ander Fogh Rasmussen manterrà la sua carica di primo ministro di un governo di centro destra. A confermagli l'incarico sono i risultati delle elezioni politiche, che si sono tenute ieri in Danimarca. Il nostro servizio:RealAudioMP3


Gli ultimi pronostici, con il 95,3% dei voti assegnano la vittoria alla coalizione uscente: formata dai liberali e dai conservatori e sostenuta all'esterno dal Partito del Popolo Danese, partito di cui si discute per le posizioni xenofobe. il ritiro dall'Iraq, la guerra in Afganistan, una linea restrittiva verso gli immigrati sono temi che accomunano il liberale Rasmussen e la leader socialdemocratica Schmidt, 'pezzi' fondamentali della coalizione. Ma alla fine della campagna elettorale c'è stato accordo anche su elementi di welfare e su misure più umanitarie verso i rifugiati costretti a vivere nei campi profughi: battaglie portate avanti dalla sinistra. Il nuovo governo che emergerà, però, al momento ancora rischia di aver bisogno, per un solo seggio, del sostegno di un altro partito. Determinante l’ultimo scrutinio nella regione autonoma delle isole Faroe. In quel caso, Rasmussen dovrà allargare a Nuova Alleanza, il partito fondato nel maggio scorso dal musulmano nato in Siria, Naser Khader, con lo scopo proprio di ridurre l'influenza del Partito del Popolo Danese di posizioni xenofobe. In definitiva, è un risultato, quello delle elezioni di ieri, che sembra dire che la popolazione non ha voluto rischiare di cambiare in un momento in cui i danesi godono di un benessere diffuso con un'economia forte ed un'occupazione piena. Delle forze a sinistra, resta da dire che il partito più a sinistra, il Partito Socialista Popolare, trionfa più che raddoppiando la percentuale dei voti: un successo dovuto ai giovanissimi e ad elettori socialdemocratici delusi della svolta a destra attribuita alla loro nuova leader Schmidt. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)  

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 318

 

 
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