Assisi: al convegno liturgico si è parlato di musica ed arti visive
Non ci sono solo i grandi esempi del passato. Nella musica, come nell’arte per la
liturgia, bisogna ritrovare il coraggio della contemporaneità. Non certo per cancellare
la tradizione, ma per aggiornarla rispetto alla sensibilità di oggi. Il Convegno dei
direttori degli uffici liturgici diocesani, in corso ad Assisi, dedica l’intera giornata
odierna all’analisi di alcuni dei linguaggi più frequenti nella celebrazione. Stamattina
si è parlato di musica e di arti visive. Oggi pomeriggio sarà la volta dell’omiletica.
“Nella cultura ecclesiastica – ha detto il teologo Pierangelo Sequeri, autore tra
l’altro di canti liturgici molto amati come "Symbolum" e "Il pane del cammino" – perdura
un costume di pura e semplice estraneità alla contemporaneità della musica”. Occorre,
dunque, chiedersi “come siamo arrivati a ripiegarci sulla nostalgia di tesori che
si presumono perduti”. E per prima cosa, ha spiegato, dobbiamo sottrarci allo stallo
delle tifoserie. Gregoriano da una parte, chitarre dall’altro. Molto più utile è riflettere
sulla qualità spirituale della musica liturgica, per formare i giovani sacerdoti e
i futuri musicisti di chiesa a una nuova ricerca. Una formazione indispensabile anche
per quanto riguarda le arti visive. Architettura e pittura in primo luogo, ha ricordato
don Virginio Sanson, direttore dell’Ufficio dei beni culturali della diocesi di Vicenza.
Anche e soprattutto per sviluppare “la disposizione interiore ed esteriore alla contemplazione”.
Insomma una lectio divina per le immagini, simile a quella già in atto per la Scrittura.
(Da Assisi, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)