2007-11-12 16:27:05

Ottimi i risultati del progetto pilota dell’Ospedale Fatebenefratelli per umanizzare l’assistenza dei malati nei reparti di rianimazione


Consentire ai parenti dei malati ricoverati in rianimazione il libero accesso al reparto, ventiquattro ore su ventiquattro. Il progetto, unico in Italia, è stato avviato sette anni fa nell’ospedale romano Fatebenefratelli. Ha comportato un cambiamento non solo nell’organizzazione del lavoro medico e paramedico, ma anche nel modo di intendere l’assistenza. Le rianimazioni, infatti, sono tradizionalmente strutture chiuse che, pur avendo in cura pazienti in condizioni critiche, consentono solo visite familiari molto brevi. I risultati e i vantaggi dell’iniziativa sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato nello stesso ospedale dall’A.fa.R., l’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca biomedica e sanitaria. Silvia Gusmano ha raccolto la testimonianza di uno degli ideatori del programma, il medico rianimatore Antonio Di Pastena.RealAudioMP3


R. – L’idea era quella di trasformare l’ospedale il più possibile alla casa del malato, in modo tale che non si sentisse completamente sradicato. Questo consentiva di migliorare i rapporti con i parenti, perché entravano all’interno di un piano terapeutico. Sul paziente in coma, invece, si metteva la cuffietta con Venditti e un parente che parlava con lui e cercava di farlo riemergere dal coma.

 
D. – Grossi benefici, dunque, per i pazienti e per i loro familiari. E per il personale medico cosa ha comportato questo cambiamento?

 
R. – Da una parte, sicuramente, un maggior carico di lavoro, perché bisogna spiegare ai parenti come si devono comportare, cosa succede, bisogna spiegare loro la tecnologia che vedono, che li colpisce e li porta a chiederti cosa stia succedendo. Nello stesso tempo, però, il paziente è più motivato a cercare di migliorare, perché c’è anche una voce intermedia tra medico, infermiere e paziente. E’ anche un grande aiuto per noi.

 
D. – A sette anni dall’apertura del reparto di rianimazione, qual è il vantaggio più significativo che avete riscontrato?

 
R. – La riduzione della conflittualità con i parenti e con i malati stessi, cioè la possibilità che, avendo approvato un piano terapeutico, non ci sono disaccordi. Soprattutto il parente si accorge che noi stiamo lavorando. Fare un santuario chiuso faceva sì che si pensasse che all’interno qualcuno veniva trattato meglio e qualcuno veniva trattato peggio.

L’iniziativa del reparto di rianimazione rientra in un progetto più ampio, portato avanti dall’Ordine dei Fatebenefratelli: rendere l’ospedale la “casa del malato”, promuovendo un maggiore rispetto per i pazienti e un rapporto più umano tra gli operatori sanitari e i loro assistiti. Una visione che, come è emerso dal convegno, dedicato al ruolo del personale paramedico, l’A.fa.R. realizza anche attraverso la ricerca. Ne spiega gli obiettivi Fra Rudolf Knopp, presidente dell’associazione.RealAudioMP3


R. - Das Ziel ist einfach, die Pazienten besser zu betreuen. …
Lo scopo è molto semplicemente una migliore assistenza dei pazienti, porgere loro effettivamente il migliore e più adeguato aiuto possibile. Una cosa è importantissima: la professionalità pura può letteralmente uccidere le persone, ma la pura umanità può uccidere le persone allo stesso modo! Quindi, senza un equilibrio tra competenza professionale e competenza in ambito sociale, nessuno può guarire!

 
D. – Perché è così importante valorizzare anche il profilo umano del medico?

 
R. - Es geht darum, wie ein Arzt eine Diagnose vermittelt, dass der Pazient ...
E’ importante come il medico comunica la diagnosi, in modo che il paziente la accetti e riesca poi a lavorare per la terapia. Inizia così: io entro in ospedale, ho paura, cosa può succedermi? Se poi l’accoglienza è scortese, la paura aumenta e la paura può addirittura falsare i risultati delle analisi e della visita!

 
D. - Per dar vita a questo modello assistenziale, l’A.Fa.R. investe molto nella ricerca. Può farmi un esempio di progetto da voi sperimentato recentemente?

 
R. - Im Brescia...
A Brescia cerchiamo di seguire i pazienti anziani, dopo una riabilitazione geriatrica, attraverso il computer per renderli, lentamente, autosufficienti a casa loro. Questo significa che nella terapia il paziente impara a trattare con la webcam e il pc, e questo fa sì che da casa egli possa mantenere regolarmente il contatto con il medico curante, e comunicare con lui. Questo riduce di molto la loro degenza in ospedale.

 
D. - Negli ospedali in genere purtroppo non si riscontra quest’attenzione all’aspetto umano della malattia. Un carenza riscontrabile in tutta Europa. Da cosa dipende a suo giudizio?

 
R. – Ich denke, der wirtschaftliche Druck auf das Gesundheitswesen ...
Credo che la pressione economica sulla sanità abbia reso la stessa sanità più disumana. C’è sicuramente un aspetto di critica da parte dei Fatebenefratelli alla politica, che considera la questione dell’assistenza sanitaria ormai soltanto da un punto di vista economico.







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