Nel pomeriggio, il cardinale Bertone proclamerà Beato Zeffirino Namuncurà, il Domenico
Savio della pampa argentina. Intervista col postulatore, don Enrico dal Covolo
Oggi pomeriggio, a Chimpay, nella diocesi argentina di Viedma, in una grande spianata
all’aperto, verrà proclamato Beato Zeffirino Namuncurà, giovane laico alunno della
Società Salesiana di San Giovanni Bosco, vissuto tra la fine dell'Ottocento e i primi
del Novecento. Presiederà la cerimonia a nome del Papa il cardinale segretario di
Stato, Tarcisio Bertone. Giovanni Peduto ha chiesto a don Enrico dal Covolo,
postulatore della Causa di beatificazione di Zeffirino Namuncura’, alcuni cenni sulla
vita e sul contesto culturale del nuovo Beato.
R. -
Nella vita del nuovo Beato si può intravedere la storia, spesso drammatica, del suo
popolo. Egli riassume in sé le sofferenze, le ansie, le aspirazioni dei Mapuches,
che proprio durante gli anni della sua fanciullezza si incontrarono con il Vangelo
e si aprirono al dono della fede, grazie alla valorosa opera di alcuni missionari
Salesiani, come don Milanesio, don Pasino, mons. Cagliero e molti altri. L’ideale
supremo di Zeffirino era quello di “essere utile alla sua gente”. Per questo desiderò
ardentemente di essere Salesiano, e sacerdote, “per mostrare” ai suoi fratelli mapuches
“la via del cielo”. Per questo andò a studiare dai Salesiani, prima nel Collegio “Pio
IX” di Buenos Aires, poi nell’Aspirantato di Viedma, e infine nel Collegio “Villa
Sora” di Frascati, vicino a Roma. Nel frattempo, però, una malattia mortale - la tubercolosi
- minava la sua giovane vita. Ricoverato nell’Ospedale dell’Isola Tiberina, Zeffirino
morì all’alba dell’11 maggio 1905, circondato dalle cure e dall’affetto dei Salesiani,
dei Fatebenefratelli e dei suoi compagni.
D. - Qual
è il segreto della santità di Zeffirino?
R. - Zeffirino
aveva scelto come modello di vita Domenico Savio. Questo allievo prediletto di Don
Bosco fu proclamato Santo da Pio XII nel 1954, e insieme veniva in qualche modo canonizzata
la “ricetta semplice” della santità, che il “padre e maestro dei giovani” consegnò
un giorno a Domenico. Una ricetta che dice più o meno così: “Sii sempre allegro; fai
bene i tuoi doveri di studio e di pietà; aiuta i tuoi compagni”. La santità di Zeffirino
è un tipico esempio di santità giovanile “del quotidiano”, che consiste nel far bene
e con amore - fino all’eroismo - le piccole cose di ogni giorno. Questo progetto è
sostenuto dall’impegno costante e fermo di rispondere così alla chiamata del Signore,
alla vocazione che egli ha su ciascuno di noi. E’ quel tipo di santità, per cui tornano
subito alla memoria le riflessioni proposte dal Servo di Dio Giovanni Paolo II nella
Novo Millennio Ineunte, e riprese ancora in questi giorni dal Papa Benedetto
XVI nell’Angelus di Tutti i Santi: la santità non è un privilegio eccezionale, riservato
a poche persone; la santità è invece la mèta impegnativa di ogni battezzato, è il
traguardo della vita cristiana ordinaria. In questa prospettiva - che potremmo chiamare
“il segreto della santità” di Zeffirino - bisogna riconoscere la validità carismatica
delle intuizioni pedagogiche di Don Bosco. Non sono ancora trascorsi 120 anni dalla
sua morte, ma in questo arco di tempo il sistema preventivo ha maturato frutti quasi
insperati, formando una schiera insigne di ragazzi santi: pensiamo, solo per fare
qualche esempio, a Laura Vicuna, ai cinque martiri di Poznan, a Alberto Marvelli,
ai tre aspiranti di Madrid beatificati lo scorso 28 ottobre, oltre naturalmente a
Domenico Savio e allo stesso Zeffirino.
D. - Un
episodio caratteristico della sua vita…
R. - Questo
episodio capitò nella notte del Giovedì santo del 1904, un anno prima della sua morte.
In quell’occasione, Zeffirino visse un’intensa e misteriosa esperienza eucaristica.
“Udii una voce sommessa - così egli stesso raccontò il giorno dopo ai suoi amici -
una voce che mi chiamava ripetutamente, dicendomi: 'Vieni, amico, vieni!'. Mi sorprese
di non vedere alcuno accanto al mio letto; ma quando mi svegliai, e mi trovai tra
le mani un’immaginetta della santissima Eucaristia, che ho l’abitudine di mettere
sempre dentro la federa del cuscino, e quando la baciai, mi parve di sentire di nuovo
quell’insistente richiamo”. “Vieni, amico, vieni!”: in questo modo il Signore Gesù
chiamava Zeffirino alla vita eucaristica, al progetto del “pane spezzato” e del “vino
versato”, a quella vita che lascia vuota la tomba, e vince la morte.
D.
- Che cosa è rimasto impresso nel cuore di coloro che hanno conosciuto Zeffirino?
R.
- Molte cose sono rimaste impresse nel cuore di ha conosciuto Zeffirino. Le testimonianze
del processo canonico restano avvolte, per così dire, in un’atmosfera di ammirazione
e di nostalgia. Può valere per tutte un’affermazione di mons. Cagliero. Contemplando
commosso il candore, che irraggiava dalla figura di Zeffirino, l’apostolo della Patagonia
esclamava: “In questo ragazzo si vede che regna la grazia”! È stato detto, ed è proprio
vero, che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. I quotidiani
per lo più sono pieni delle “altre storie”, quelle che manifestano il limite della
nostra umanità e la triste eredità del peccato dell’origine. Ma non dovremmo mai dimenticare
che la storia degli uomini è anzitutto una storia di grazia, sempre sorretta e illuminata
dalla Provvidenza di Dio, nella quale i veri eroi sono i santi che l’affollano, quelli
riconosciuti, e anche quelli non canonizzati: è proprio questa “la foresta che cresce”.
D.
- Il messaggio di Zeffirino per i giovani d’oggi …
R.
- Ai giovani d’ogg,i Zeffirino raccomanda anzitutto la coerenza, la fedeltà, la fermezza
di fronte agli impegni del “buon cittadino e del buon cristiano”. L’aspirazione fondamentale
di Zeffirino, quella “di essere utile alla sua gente”, è in fondo l’aspirazione di
ogni giovane di buona volontà. Ebbene, questa aspirazione risulta potentemente illuminata
e rinvigorita dall’adesione a Cristo. Così, gli ideali umanitari che Zeffirino, come
molti giovani di oggi, ammirava profondamente, vengono assunti, convalidati, potenziati
grazie alla fede in Cristo, ai Sacramenti e alla preghiera.