Originalul Scrisorii de solidaritate faţă de comunitatea română din Italia, trimisă
de preşedintele CSER, instituţie condusă de Misionarii Scalabrinieni
(RV - 10 noiembrie 2007) Centrul de Studii privind Emigraţia - Roma (CSER)
este o instituţie cu finalităţi culturale promovată din 1963 de Direcţiunea Generală
a CongregaţieiMisionarilor Scalabrinienicare din 1887 este angajată
asistenţa religioasă şi socială a emigraţilor italieni în străinătate şi, de câteva
decenii, şi în asistenşa şi promovarea umană a tuturor migranţilor.
Scopul
CSER este "a stabili şi aprofunda tematicile relative la fenomenul migrator", care
cunoaşte atâtîn Italia cât şi în alte părţi ale lumii continue mutaţii şi transformări. Abordarea
interdisciplinară este specifică Centrului şi atinge aspectele sociologice, demografice,
istorice, economice, legislative şi pastorale ale mobilităţii umane.
Reproducem
Scisoarea de solidaritate către comunitatea Română din Italia adresată de această
insitutţie cu o vastă experienţă în domeniu, chiar înaite de existenţa Înaltului Comisariat
al ONU pentru Refugiaţi:
Iată originalul Scrisorii de solidaritate:
Lettera
di Solidarietà alla Comunità Rumena in Italia Quando la paura diventa ossessione _________________________________ A
tutti i nostri fratelli rumeni – la più numerosa comunità immigrata in Italia – e
a quanti, oggi, sono stigmatizzati come causa dell’insicurezza dell’Italia vogliamo
rinnovare publicamente la nostra solidarietà e vicinanza di Congregazione Missionaria
impegnata nel vivere quotidianamente l’invito del suo fondatore. Mons. Scalabrini
che diceva: «Credo che il primo dovere della Chiesa è di vegliare perché l'emigrante
(non importa il paese di provenienza) non sia mai ridotto allo sconforto e alla disperazione
senza l'aiuto di un sostegno amichevole, senza l'impegno di tutte le confessioni religiose
nell'opera di inserimento nel paese di arrivo». Dopo l’uccisione di Giovanna Reggiani
da parte di un vostro connazionale a Roma, molte voci arrabbiate e scomposte di politici,
di gente comune e, a volte, anche di “gente di chiesa” si sono levate per chiedere
di bloccare i flussi migratori verso l’Italia. In tanti hanno gridato che non ci
deve essere spazio in Italia per chi vive rubando, violando o uccidendo. In troppi
hanno ripetuto che le città italiane sono diventate mete di troppi stranieri che senza
alcun controllo vengono dall’Est Europa. E molti hanno accettato il fatto che dinanzi
all’invasione da parte di un’umanità brutta, sporca e cattiva bisogna smettere di
essere “buonisti” (come se diventare “cattivisti” fosse meglio), bisogna cessare (soprattutto
per quei preti che “sognano” la convivenza) di predicare l’accoglienza e la tolleranza,
bisogna finirla di cercare il dialogo con chi è diverso, bisogna difendersi, reprimere
gli aggressori ed espellere i rumeni (quasi nessuno si ferma a precisare i termini
di queste affermazioni e ci si dimentica così la donna Rom che s’è sdraiata sull’asfalto
davanti a un autobus per denunciare il connazionale assassino di Giovanna Reggiani),
anche se tale “legittima difesa” può scatenare una vera caccia all’uomo (non importa
se non ha fatto nulla, ma deve pagare per la sua etnia) come capitato vergognosamente
nel quartiere romano di Tor Bella Monaca. Queste reazioni viscerali, alimentate
da politici in cerca di facili consensi, hanno come pseudo-fondamento l’idea che gli
italiani sono in guerra perché aggrediti continuamente dagli irregolari… immigrati…
rifugiati… stranieri… che sono tutti criminali. E’ la vittoria della confusione e
della demagogia che, in tempi di crisi, fa molti seguaci! Si propongono allora facili
scorciatoie per risolvere tutto e subito: distruggiamo i campi rom, espelliamo i rumeni
(e chi dopo di loro?), chiudiamo le frontiere (ma, la Romania non è già parte dell’UE?),
ripieghiamoci su di noi e non avremo più paura… Si tratta di illusioni vendute a poco
prezzo perché la realtà dice che l’immigrazione non sarà fermata e che l’Europa ne
ha bisogno. Chi parla dell’immigrazione come di “male evitabile” sbaglia due volte:
perché non è evitabile, e perché in sé non è un male. Certo bisogna controllare e
regolare meglio i flussi migratori, garantire la sicurezza di tutti i cittadini, mettendo
in pratica la Carta dei Valori, della Cittadinanza e dell'Integrazione, ma non si
può farlo accusando acriticamente intere comunitá (Rom, Romeni, Albanesi) per il delitto
di alcuni. Già nel lontano 1898 Mons. Scalabrini stigmatizzava le reazioni razziste
che si erano manifestate contro gli immigrati italiani per il delitto compiuto da
un anarchico italiano: «Un altro sentimento mi mosse a parlarvi della nostra emigrazione,
un sentimento formato di pietà e di sdegno. Il nefando delitto, compiuto testé su
una vittima innocente da un senza patria cresciuto in Italia, ha dato pretesto in
vari paesi a minacce e persecuzioni, a cacce all’italiano, da parte di plebaglie briache
d’odio di razza e malcelate ire contro lavoratori concorrenti, più abili e più apprezzati.
È bene che sappiano que’ nostri connazionali, costretti a vivere fra tanti pericoli,
che l’occhio della patria li segue, che li sa, nella grandissima maggioranza, buoni
ed operosi, che li apprezza e li ama come parte viva di sé e che non li confonde co’
pochi delinquenti che si annidano tra loro come serpe tra i fiori». E, nel 1901
scrivendo al Papa Leone XIII, dopo un viaggio negli Stati Uniti, lo stesso Scalabrini
rilevava che pochi si rendono conto «…che l’immigrazione è una risorsa straordinaria,
un grande regalo per un paese… La vedono come un problema di carità. Bisogna trasformarla
nella percezione di un fatto conveniente, per poi ottenere condizioni convenienti,
cioè umane». Sempre con le parole di Scalabrini, le legislazioni dei paesi d’immigrazione
sono «più propense a considerare il grande fenomeno cosmico ed umano dell’emigrazione
come un fatto anormale, piuttosto che un diritto naturale, e lo circondano di tante
pastoie che quasi lo confiscano… Ora, l’esperienza dimostrò che le misure di polizia
non arrestano, bensì deviano dai nostri ad altri porti, le masse migratorie, rendendo
così più doloroso e più dispendioso l’esodo dei nostri connazionali. Gli ostacoli
artificiali non trattengono le correnti, ma le fanno rigurgitare, aumentandone e rendendone
più rovinoso l'impeto… Anche e soprattutto oggi, nelle nostre impaurite società
plurietniche e pluriculturali, nelle cittá dell’Unione Europea, gli stranieri devono
essere visti non come problemi ma come risorse da valorizzare. E per questo motivo
non si insisterà mai abbastanza sulla necessità di educare al rapporto, all’incontro,
al vivere insieme… senza mai stancarsi di continuare a spiegare la complessità del
fenomeno migratorio e a denunciare le facili generalizzazioni e le dannose e stigmatizzazioni.
Roma,
07 di Novembre di 2007 Per I Missionari di San Carlo – Scalabriniani Lorenzo
Prencipe (CSER – Roma) Mail: cser@cser.it