2007-11-10 16:07:06

A Siena, sesto Convegno nazionale dell’Associazione musei ecclesiastici italiani (AMEI)


“Il museo ecclesiastico nel quadro istituzionale”: su questo tema, si è concluso ieri a Siena il sesto Convegno nazionale dell’AMEI, l’Associazione dei musei ecclesiastici italiani, che quest’anno celebra il suo decennale. Tre giorni di lavori che hanno rilanciato la sfida di un collegamento tra musei e territorio, in cui “i flussi di visitatori non si fermino solo nei grandi centri turistici”, come ha spiegato l’arcivescovo di Gaeta, mons. Fabio Bernardo D’Onorio, presidente dell’AMEI, ripreso dal quotidiano Avvenire. Durante il Convegno, è stato presentato il quadro delle collezioni ecclesiastiche italiane: 223 diocesi hanno un loro museo diocesano già funzionante oppure in fase di allestimento, per un totale di 890 strutture. Certo – ha chiarito il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, mons. Carlo Chenis – il museo ecclesiastico non può ridursi a semplice pinacoteca, ma va visto come “luogo estetico della traditio”. Ecco perché c’è bisogno di un riconoscimento da parte delle istituzioni. “E’ necessario che il museo ecclesiastico sia riconosciuto e riconoscibile come elemento di valore”, ha spiegato don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio CEI per i beni ecclesiastici. Dal 1996 al 2006, oltre 17 milioni di euro collegati ai fondi dell’8 per mille sono andati ai musei diocesani sotto forma di contributi; e altri 33 milioni sono serviti in 10 anni per dare il via all’informatizzazione dei beni storico-artistici, che ha visto l’adesione di 215 diocesi, 70 delle quali hanno già terminato la fase di ricognizione. "Nelle diocesi – propone don Russo – occorre scommettere su un’alleanza tra collezioni d’arte, catechesi, liturgia e turismo. E’ la strada – ha concluso – per valorizzare a pieno le potenzialità dei beni culturali ecclesiastici, che sono un punto di contatto con le persone di ogni cultura e che devono avere la forza di far emergere l’identità cristiana di un territorio”. (R.M.)







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