2007-11-09 14:17:13

L’udienza del Papa al re saudita ha messo l’accento sui punti in comune tra cristiani e musulmani: il commento dell’islamologo gesuita, padre Samir Khalil Samir


Ha destato ampia eco nel mondo islamico l’incontro, in Vaticano martedì scorso, tra Benedetto XVI e il sovrano saudita Abdallah Bin Abdulaziz Al Saud, che riveste anche il ruolo di Custode delle Due Sacre Moschee della Mecca e di Medina. Per una riflessione sulle reazioni nei Paesi a maggioranza musulmana, Alessandro Gisotti ha intervistato il padre gesuita Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut:RealAudioMP3
  
R. – Quale reazione c’è stata nel mondo arabo? Anzitutto va detto che si sono interessati all’incontro tutti i grandi quotidiani, i quali hanno commentato e talvolta anche a lungo l’evento. I giudizi sono stati tutti positivi, sottolineando il clima caloroso e la volontà di pace di ambedue le parti. Hanno tutti evidenziato tre punti. Il primo è il dialogo fra musulmani e cristiani e alcuni quotidiani hanno anche sottolineato il dialogo fra musulmani, cristiani ed ebrei. La seconda cosa sottolineata è la pace, ma ancora più bello è il fatto che sia stato aggiunto nel documento ufficiale, ripreso da tutta la stampa araba, l’impegno a promuovere la pace, la giustizia e i valori morali. Questo mi sembra molto importante, perché – come diceva già Giovanni Paolo II – non c’è pace senza giustizia. E questo è il sentimento comune del mondo arabo e del mondo musulmano. Fin quando, ad esempio nel caso di Israele e Palestina, non ci sarà giustizia per i palestinesi, in particolare, non ci potrà essere la pace. Quanto all’aggiunta “promuovere i valori morali”, questo ha un altro significato rispetto alla pace e alla giustizia: spesso il mondo musulmano critica l’Occidente per l’assenza di valori morali. Tutto ciò che si vede nella vita sociale dell’Occidente appare, infatti, al mondo musulmano, come d’altronde al mondo cristiano, carente di valori morali ed etici. E su questo direi che cristiani - in particolare i cattolici - e musulmani si ritrovano su molti punti.

 
D. – Questo incontro può portare a degli sviluppi positivi per i cristiani in Arabia Saudita?

 
R. – Io penso che rappresenti un primo piccolo passo per affrontare il problema. Un problema che è bloccato. La situazione attuale è sempre più sentita come anomala anche nel mondo islamico. C’è il pretesto presentato dall’Arabia Saudita da due decenni e cioè che l’Arabia Saudita deve essere tutta considerata come una moschea e che quindi all’interno della moschea non è possibile introdurre un’altra religione, come non si può – questo è quello che sostengono – costruire una moschea all’interno del Vaticano. Ma questo è un pretesto! Dovrebbero allora veramente costruire una moschea su tutto il milione di chilometri quadrati su cui si estende l’Arabia Saudita. Il sentimento della libertà religiosa sta progredendo nel mondo arabo e nel mondo islamico, ma non se ne capisce ancora il significato profondo. Io penso che il Papa abbia fatto molto bene ad accennare a questo tema, ma senza chiedere di più. Non si deve, infatti, tacere e dire “pazienza, dobbiamo dare tempo al tempo”, perchè questo non serve; ma non si può neanche esigere tutto e subito.







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