Scomparso a 86 anni Enzo Biagi, firma tra le più prestigiose del giornalismo scritto
e televisivo italiano. Il ricordo del cardinale Ersilio Tonini
Il mondo del giornalismo italiano è in lutto, per la scomparsa di Enzo Biagi, “firma”
tra le più prestigiose sia della carta stampata che della televisione nazionale. Ricoverato
da alcuni giorni nella clinica milanese di Capitanio, il giornalista si è spento questa
mattina verso le otto, all’età di 87 anni. Il mondo politico, culturale e mediatico
italiano si è unito al cordoglio della famiglia, che ha confermato che i funerali
di Biagi si svolgeranno dopodomani a Pienaccio, il paesino emiliano dove il cronista
e autore di dozzine di saggi e romanzi di successo era nato il 9 agosto 1920. Alessandro
De Carolis tratteggia il carattere umano e professionale di Biagi, con l’aiuto
di un suo caro amico, il cardinale arcivescovo emerito di Ravenna, Ersilio Tonini:
Il
suo modo di essere cronista è rimasto immune dalle mode, che hanno rivoluzionato la
maniera di veicolare l’informazione dal dopoguerra a oggi. La sobrietà dello stile
- costantemente ricercata anche nel suo caratteritico eloquio quasi sommesso davanti
alle telecamere - è rimasta uguale a se stessa mentre attorno la notizia “urlata”,
a “pugno nello stomaco”, si imponeva sempre più spesso come codice non scritto del
giornalismo. Una sobrietà però unita inestricabilmente all’ironia, spinta talvolta
fino al disincanto, quando il suo giudizio sui fatti si faceva stringente o caustico.
Sempre sottovoce, però: nell’epoca attuale, della frenesia informativa, la calma dissonante
del cronista Enzo Biagi resta probabilmente una delle eredità sulle quali riflettere
per chi fa informazione nel concitato villaggio globale del 21.mo secolo e che rischia
di non “pensarla” a sufficienza, di non riflettere cioè a fondo sulle cause che originano
i fatti. Il suo giudizio sul giornalismo. Ecco un’opinione di Biagi resa ai microfoni
della Radio Vaticana, una decina di anni fa:
“Il
giornalismo esercita la funzione dello specchio; sarà più o meno deformato, ma in
qualche modo descrive, riflette una società. E' una cosa assurda pretendere che ci
siano dei giornalisti molto migliori dei giudici, della classe dirigente, dei militari.
Non esistono isole felici e, quindi, non c’è neanche una categoria che sia completamente
fatta da virtuosi, ma c’è tanta gente di buona volontà, che può avere come scusante
per inevitabili difetti la buona fede”.
Difficile
ripercorre le tappe di una carriera che coincide praticamente per intero con una vita
lunga e ricca di soddisfazioni. Meglio affidarsi ai ricordi di un amico di vecchia
data, conterraneo e insieme “collega”. Il cardinale Ersilio Tonini
ricorda di quando, nel 1991, Biagi gli propose di realizzare insieme la trasmissione
“I dieci comandamenti” e di come ciò gli valse l’apprezzamento di Giovanni Paolo II:
"Circa
25 anni fa ci fu una grande sciagura qui al porto di Ravenna: tredici ragazzi che
morirono in una stiva di una nave. In quella circostanza, facemmo il funerale qui
in cattedrale ed io tenni l’omelia dai toni forti. Biagi era presente e fu molto colpito,
così mi telefonò e mi disse di voler realizzare una piccola intervista e dopo mi disse
di ritenere che il mio fosse uno stile adatto alla televisione. Un’altra volta mi
chiamò e mi fece una proposta, quella dei Dieci Comandamenti:
io mi spaventai e quindi dissi immediatamente di no, ma poi capii che era una cosa
opportuna e, in realtà, fu una grande cosa, perché si poté fare veramente tanto bene.
A questo proposito, mi viene in mente l’incontro che avemmo con Papa Giovanni Paolo
II, quando fui fatto cardinale. In quell’occasione, come si usa, presentai i miei
parenti ed i miei amici al Papa e quando arrivai a lui dissi: 'Santo Padre, questo
è Biagi, con il quale abbiamo fatto tante cose in TV'. Il Papa rispose dicendo: 'Speriamo
che le abbiate fatte tutte buone'. Enzo Biagi rispose: 'Sì, Santo Padre abbiamo presentato
i Dieci Comandamenti'. Allora il Papa osservò: 'Speriamo che li abbiate presentati
tutti'. E Biagi, di nuovo: 'Sì, Santo Padre, proprio tutti!'. Il Papa allora disse:
'Vi ringrazio a nome di Mosè'. Per lui questo fu davvero un grande ricordo.
Il
presidente della Repubblica italiana - tra i moltissimi esponenti del mondo politico
e culturale che hanno voluto ricordare la figura di Biagi - ha scritto in un messaggio
che "scompare con Biagi una grande voce di libertà". Ma com'era l'uomo sotto il professionista?
Ancora il cardinale Tonini: "Era un uomo di una umanità intensa,
attenuata dal gusto dell’ironia. Aveva la capacità di cogliere gli aspetti ed i limiti
della vita umana, ma sempre con senso di pietà. Una cosa non accettava ed era la prepotenza,
così come l’uso della ricchezza come strumento di dominio. Il suo è stato un giornalismo
realistico ed un poco ironico, caratterizzato cioè da quella ironia che un buon giornalista
usa di fronte a coloro che nella vita fanno gli sbruffoni. In fondo, era rimasto il
'montanaro' delle montagne bolognesi, che andava sempre ed ancora alla ricerca di
segni di umanità, di tenerezza familiare".