La scienza sia sempre a servizio della dignità dell’uomo: per il mese di novembre,
il Papa chiede ai fedeli di pregare per quanti si dedicano alla ricerca medica
Pregare per “coloro che si dedicano alla ricerca medica e quanti sono impegnati nell’attività
legislativa”, affinché “nutrano sempre un profondo rispetto per la vita umana, dal
suo inizio sino al suo naturale compimento”. E’ quanto chiede Benedetto XVI nelle
intenzioni di preghiera generale per il mese di novembre. Proprio alla difesa dell’uomo
e della sua dignità, il Papa ha dedicato numerosi interventi magisteriali. Ripercorriamo
alcuni di questi momenti nel servizio di Alessandro Gisotti: La
scienza “non venga mai utilizzata contro la vita umana e la sua dignità” ma sempre
al suo servizio. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI richiama l’intangibilità
di questo principio. La difesa della vita non è un “interesse cattolico”, ma un servizio
all’uomo. Il Papa lo sottolinea con forza parlando alla CEI, il 30 maggio 2005, mentre
in Italia è acceso il confronto riguardante la Legge 40 sulla procreazione assistita:
"Qui
non lavoriamo per interessi cattolici, ma sempre per l’uomo, Creatura di Dio”. (applausi) La
Chiesa non è nemica della scienza, ribadisce il Papa, che parlando all’ambasciatore
britannico, il 23 dicembre del 2005, mette in guardia “dalle implicazioni etiche insite
nel progresso scientifico e tecnologico, soprattutto nel campo della ricerca medica”.
Il 27 febbraio 2006, poi, ricevendo in udienza i membri della Pontifcia Accademia
per la Vita, Papa Benedetto ricorda che Dio non fa differenza tra il “neoconcepito
nel grembo di sua madre” e il bambino o l’uomo anziano, perché “in ognuno di essi
vede l’impronta della propria immagine e somiglianza”. La ricerca medica non può dunque
procedere senza limiti: "Il Magistero della Chiesa ha costantemente
proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento
sino alla sua fine naturale. Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita
di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà
e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita". L’essere
umano, progetto di Dio, “non può mai venire ridotto a un mezzo”. Il Pontefice affronta
la questione antropologica in un discorso alla Congregazione per l’educazione cattolica,
il primo aprile del 2006: "Occorre dire con forza
che l'essere umano non può e non deve essere mai sacrificato ai successi della scienza
e della tecnica: ecco perché appare in tutta la sua importanza la cosiddetta questione
antropologica, che per noi, eredi della tradizione umanistica fondata su valori cristiani,
va affrontata alla luce dei principi ispiratori della nostra civiltà". Benedetto
XVI si sofferma nuovamente sul valore autentico del progresso scientifico, nell’udienza
alla Pontificia Accademia delle Scienze, il 6 novembre scorso:
"Man
cannot place in science and technology so radical…" “L'uomo
- è il richiamo del Papa - non può riporre nella scienza e nella tecnologia una fiducia
talmente radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico
possa spiegare qualsiasi cosa e rispondere pienamente a tutti i suoi bisogni esistenziali
e spirituali”. La scienza, avverte il Pontefice, “non può sostituire la filosofia
e la rivelazione rispondendo in modo esaustivo alle domande più radicali dell'uomo: domande
sul significato della vita e della morte, sui valori ultimi, e sulla stessa natura
del progresso”. Sul tema della ricerca scientifica, il Papa torna a riflettere anche
nel discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, l’8 gennaio di quest’anno,
sottolineando i rischi insiti in una scienza senza regole: "Formes
d’agression à la vie sont commises parfois…" “Forme
di aggressione alla vita - afferma il Pontefice - sono talvolta commesse sotto l’apparenza
della ricerca scientifica”. Si fa largo, prosegue, “la convinzione che la ricerca
non abbia altre leggi all’infuori di quelle che vuole darsi e che non abbia alcun
limite alle proprie possibilità”. Da ultimo, parlando ai farmacisti cattolici, lunedì
29 ottobre, Benedetto XVI torna a levare alta la voce in difesa della dignità dell’uomo,
soprattutto se malato:
"Nulle personne ne peut
être utilisée..." “Nessuna persona - afferma - può essere
usata, in modo sconsiderato, come un oggetto per la realizzazione di sperimentazioni
terapeutiche”. La ricerca di un bene per l'umanità, ripete ancora, “non può essere
realizzata a scapito del bene delle persone curate”.