2007-11-03 14:52:11

Si allenta la tensione tra Iraq e Turchia dopo la disponibilità di Baghdad ad arrestare i leader del PKK nel Kurdistan iracheno


Potrebbe rientrare la tensione tra l’Iraq e la Turchia dopo la disponibilità del governo di Baghdad ad arrestare i leader del PKK che si trovano nel Kurdistan iracheno. L’annuncio è stato fatto durante i lavori della Conferenza sull’Iraq a Istanbul alla quale partecipano i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, i delegati del G8 e della Commissione Europea. Il nostro servizio:RealAudioMP3

Il "pressing" della comunità internazionale ha dato i suoi frutti. Il governo iracheno ha mostrato disponibilità nel perseguire il PKK nel nord del Paese, Baghdad infatti arresterà i leader dei separatisti curdi ed intraprenderà tutte le azioni per neutralizzare la minaccia. Non si escludono anche interventi militari congiunti “che - ha detto il portavoce del governo Al Maliki - sono un’opzione sul tavolo”. Stamani, nell’ambito della conferenza di Istanbul, il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, aveva definito ''inaccettabile'' l'uso del territorio iracheno per aggressioni in Turchia da parte del PKK. Una dichiarazione in linea con l’intenzione dei delegati, presenti alla Conferenza, che hanno espresso l’intenzione di sottoscrivere un documento nel quale si condannano le azioni terroristiche dei separatisti nel nord dell’Iraq. Misure urgenti contro i terroristi erano state chieste anche dal premier turco, Erdogan. Intanto, nel Kurdistan iracheno qualcosa si muove. Le autorità della regione hanno ordinato la chiusura degli uffici di un partito politico che simpatizza per il PKK ed hanno salutato la conferenza in Turchia con “speranza” perché si arrivi ad una soluzione all'attuale tensione al confine con l’Iraq.

- Iraq. E’ morta a Baghdad una donna soldato del contingente americano. Vittima dell’esplosione di un ordigno artigianale nei distretti meridionali della città, la donna è solo l’ultima degli 847 soldati americani caduti nel Paese del Golfo dall’inizio dell’anno. Solo ieri, tre avieri statunitensi erano rimasti uccisi in un combattimento nei pressi della base aerea di Balad, a 70 chilometri a nord di Baghdad. Intanto, nel sud dell’Iraq a Bassora è sfuggito all’ennesimo attentato - il settimo in tre mesi - il capo della polizia della città.

- Al Qaeda. Torna a farsi vivo al- Zawahiri, braccio destro di Osama bin Laden, che in un messaggio audio diffuso su un sito islamico, utilizzato dai gruppi radicali e terroristi, ha affermato che un gruppo libico si è unito ai militanti di al Qaeda. Nel proclama, la cui autenticità è ancora da verificare, Al Zawahiri esorta i combattenti del nord Africa a rovesciare i leader di Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Risale a settembre al chiamata alle armi di al Qaeda per cacciare dal Maghreb i francesi e gli spagnoli insediati da secoli nelle colonie.

- Afghanistan. Visita a sorpresa nel Paese per il cancelliere della Germania, Angela Merkel, giunta a Kabul in mattinata per fare visita al contingente tedesco. Ingenti le misure di sicurezza nel Paese per l’arrivo della Merkel ,che avrà anche un colloquio con il presidente afghano, Hamid Karzai. La visita del cancelliere segue il voto al Bundestag, che ha approvato il prolungamento della missione tedesca in Afghanistan: una spedizione che suscita malumori tra l’opinione pubblica. Intanto, sul terreno, nella provincia di Uruzgan, un soldato della coalizione ed un militare afgano sono rimasti uccisi.

- Pakistan. Secondo la tv packstana, il governo di Islamabad è intenzionato a decretare lo Stato di emergenza, dopo la nuova fiammata di violenza nel Paese, nelle regioni al confine con l'Afghanistan, dove operano militanti di al Qaeda e attivisti filo-talebani. Attesa anche la decisione della Corte suprema sui ricorsi dell’opposizione alla vittoria elettorale dell’attuale presidente Musharraf.

- Birmania. E’ arrivato in Birmania l’inviato dell’ONUu, Ibrahim Gambari, che avrà colloqui con responsabili della Giunta militare e la leader dell'opposizione e Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. Si tratta della seconda missione per il diplomatico nigeriano che già un mese fa aveva fatto tappa a Yangon dopo la repressione violenta di settembre. La visita arriva all’indomani della decisione del regime di non prolungare il mandato del rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese asiatico. Charles Petrie aveva pubblicamente criticato i generali denunciando la crescente povertà del popolo birmano. Quali i risultati possibili della visita di Gambari? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesca Marino, direttore di “Stringer Asia”:RealAudioMP3
 
R. - Ibrahim Gambari va in Birmania con l’intenzione di mettere un ufficio permanente dell’ONU, che possa dare continuità al lavoro delle Nazioni Unite. Ovviamente, si trova anche alle prese con il problema Petrie. Dalla visita ci si aspetta molto poco, la Giunta ha fatto capire chiaramente la sua volontà di continuare sulla linea già stabilita, con dei gesti di buona volontà - come liberare alcuni prigionieri politici- che non cambiano tuttavia la sostanza delle cose.

 
D. - Gambari potrà chiedere al governo birmano un impegno per la creazione di meccanismi di dialogo con l’opposizione, così come chiedono da più parti?

 
R. - Sì, ma il problema non è chiedere, è ottenere. Da anni, la Giunta birmana fa dei gesti distensivi e dimostrativi, continuando poi ad agire sostanzialmente nello stesso modo. I monaci sono ancora in prigione, i monasteri presidiati e l’esercito è dappertutto.

 
D. - Da più parti, si chiede anche la necessità che Cina, Russia e India sostengano gli sforzi di Gambari nella sua missione. Un’ipotesi, questa, reale o impossibile?

R. - Cina, Russia e India hanno legami economici molto forti. L’India ha detto chiaramente di essere contraria alle sanzioni economiche contro la Birmania e si è dimostrata disponibile ad agire a livello diplomatico. La Cina continua a non pronunciarsi. Ufficialmente è contraria alle sanzioni, però agisce attraverso suoi canali.
 
- Venezuela. E’ stata fissata per il prossimo 2 dicembre la data del referendum popolare sulla riforma costituzionale voluta da Chavez. Un pacchetto di modifiche che prevede anche l’allungamento della durata del mandato presidenziale. Il via libera del Consiglio nazionale elettorale è scattato dopo il sì del parlamento. La Conferenza episcopale venezuelana ha più volte espresso riserve sulla sulla “natura democratica” della riforma.

- Uragano Noel - Emergenza Messico. Punta verso il Canada l'uragano Noel che da giorni sconvolge i Carabi. Dopo aver causato la morte di 122 persone ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, il ciclone attraversa in queste ore l'Oceano Atlantico. Entro domenica, dovrebbe raggiungere la Nuova Scozia ormai declassato al grado di tempesta tropicale. L’UE, gli Stati Uniti e il PAM, il Programma alimentare mondiale dell'ONU, inviano degli aiuti. Resta alta l’emergenza anche nel sud del Messico, dove più di 300 mila persone sono rimaste isolate per le inondazioni. Lo stato di Tabasco, per l’80 per cento coperto dalle acque, è il più colpito. Si teme lo scoppio di epidemie a seguito della mancanza di cibo, acqua potabile e medicine. "La situazione è straordinariamente grave", ha confermato il presidente messicano, Felipe Calderon, che nella notte si è rivolto alla popolazione chiedendo aiuti: “Chiunque ha una barca, ha detto, si mobiliti con i soccorritori”. Immediato è il confronto con l’uragano Katrina, che nell’estate del 2005 sconvolse la città di New Orleans.

- Spagna-Marocco. “Inaccettabile e inopportuna”. Così il ministro degli Esteri marocchino, Taieb Fassi Fihri, ha definito la vista del re di Spagna, Juan Carlos, alle città di Ceuta e Melilla, domini spagnoli in terra di Marocco, in programma per il prossimo lunedì. Si tratta di un “caso aberrante e inammissibile” di "prolungamento del passato coloniale”, ha spiegato ieri il ministro in un incontro col parlamento di Rabat, rivendicando la sovranità sulle due città costiere. Dopo la conferma della visita, che coincide con i festeggiamenti del 22.mo anniversario della Marcia Verde, con cui i coloni marocchini negli anni ’70 si insediarono nel Sahara Occidentale, il re Mohamed VI ha richiamato in patria il suo ambasciatore a Madrid. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)

 

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 307

 
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