“Mater Unitatis”: in Romania, il primo monastero cattolico in terra ortodossa
A scandire le ore di preghiera nel monastero femminile “Mater Unitatis” di Piatra
Neamt, in Romania, è una piccola campana dono di Giovanni Paolo II. Al Pontefice –
riferisce l’agenzia Zenit - l’aveva consegnata nel 2000 il presidente dell’Ungheria
ed è una riproduzione di quella stessa campana che il 7 ottobre del 1571, a seguito
della vittoria riportata a Lepanto dalla flotta cristiana sui turchi, Pio V ordinò
che venisse suonata per ringraziare la Vergine Santissima. E proprio il 7 ottobre
scorso il suono della campana ha invaso gli spazi del neonato monastero “Mater Unitatis”,
l’unico benedettino e il primo cattolico in terra ortodossa, nel giorno della sua
dedicazione. Un progetto iniziato il 13 ottobre del 1994, quando il vescovo di Iasi,
mons. Petru Gherghel, in visita all’Archicenobio “Sant’Andrea Apostolo” di Arpino,
in provincia di Frosinone, manifestò all’abadessa, madre Maria Cristina Pirro, il
desiderio che si potesse costruire, anche in Romania, un monastero bello come quello.
“Benché poverissime - racconta a Zenit madre Pirro - sono state proprio queste monache
italiane ad aver permesso che il sogno si realizzasse, grazie anche al reggente della
Prefettura della Casa Pontificia, mons. Paolo De Nicolò e ai tanti benefattori, soprattutto
italiani, che hanno creduto nel progetto delle suore di clausura. Quando, il 25 marzo
1998, le suore portarono in Vaticano la prima pietra del futuro edificio, affinché
Giovanni Paolo II la benedicesse, questa ruzzolò a terra, frantumandosi. “I monsignori
– racconta madre Pirro - raccolti i molti pezzi, con urgenza li affidarono ai restauratori
della Fabbrica di San Pietro e questi, bravissimi, in lotta col tempo restituirono
alla pietra la sua primitiva bellezza, tanto che nessuno capì cosa fosse successo”.
In quell’occasione, riferendosi all’impegnativo progetto, Giovanni Paolo II parlò
di “una provvida iniziativa”, augurandosi che il monastero potesse diventare “centro
propulsore di animazione spirituale secondo lo spirito di San Benedetto”. Oggi, tutti
sanno che il monastero è benedettino e si chiama “Mater Unitatis”. Dopo la prima professione
solenne nel 2003 di una religiosa del posto, il comune ha fatto collocare, in direzione
del monastero, una freccia con la scritta in romeno “Maica Unitatii”. Sopra, un’altra
freccia indica il vicino monastero ortodosso di Bisericani. “In questo abbinamento
– conclude madre Pirro – vediamo prefigurata l’unione che un giorno si realizzerà
fra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa”. (R.M.)