Il JRS sulla vicenda dell’Arche de Zoe: separare i bambini dalle famiglie sia sempre
l’ultima scelta
“Quando si ha a che fare con i bambini, qualsiasi scelta deve essere fatta nel loro
interesse. E in generale, il posto migliore per dei bambini è vicino alla famiglia,
agli amici, per poter crescere sulla terra e nella cultura di origine”: è quanto ha
dichiarato all’agenzia Misna James Stapleton, portavoce del Servizio dei Gesuiti per
i Rifugiati (JRS), che opera in oltre 40 Paesi a fianco di popolazioni sfollate o
rifugiate. Era stato interpellato sulla vicenda di l’Arche de Zoe, l’ONG francese
intercettata nell’est del Ciad mentre cercava di portare in Europa 103 bambini, inizialmente
presentati come orfani del conflitto nel Darfur, in un’operazione dai contorni ancora
oscuri e della quale hanno preso le distanze in molti. Il portavoce del JRS ha sottolineato
che, in generale, “lasciare il proprio Paese e le proprie radici deve sempre essere
l’ultima scelta” sia per adulti che per bambini. “Non è sempre detto – ha aggiunto
– che arrivando nei Paesi di ‘accoglienza’, ad esempio in Europa, si trovi una situazione
migliore. E’ ancora più delicato quando si tratta di minori in tenera età, per i quali
l’esperienza può essere traumatica”. Senza contare che in assenza delle dovute garanzie
legali necessarie all’arrivo e alla permanenza di migranti, anche rifugiati, in un
Paese terzo, il viaggio può concludersi con un deludente e difficile rimpatrio. (R.M.)