2007-11-02 15:06:22

Emergenza umanitaria in Somalia. Scontri e violenze a Mogadiscio, almeno 90 mila le persone in fuga


In Somalia, la popolazione civile è in balia degli scontri tra le fazioni locali, inaspritisi dopo le recenti dimissioni del primo ministro, Alì Mohamed Ghedi. Decine le vittime negli ultimi tre giorni di combattimenti, che stanno sconvolgendo la capitale Mogadiscio. Molte organizzazioni umanitarie riferiscono di difficoltà nei soccorsi per quella che è ormai definita una vera e propria “catastrofe umanitaria”. Con il consenso del governo di transizione, riferisce l’agenzia MISNA, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) riprende la distribuzione di cibo agli sfollati: era stata sospesa lo scorso 17 ottobre, dopo l’arresto del responsabile ONU in Somalia. Nel fine settimana, informa l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (ACNUR), sono circa 90 mila le persone in fuga dalle violenze che si sommano alle altre decine di migliaia di profughi. Sulla gravissima situazione somala Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati:RealAudioMP3


R. - Il dramma della guerra è assolutamente legato a quello degli sfollati e dei rifugiati. Un’altra conseguenza terribile sulla popolazione somala è il fatto che molti tentano la fortuna affidandosi ai trafficanti di uomini per attraversare il Golfo di Aden e arrivare nello Yemen. Una direttrice, questa, che semina centinaia di vittime perché i trafficanti sono armati e spesso, a scopo intimidatorio, rivolgono le armi contro i somali che tentano di mettersi in salvo.

 
D. - Un’emergenza che rischia di allargarsi a macchia d’olio anche ad altri Paesi?

 
R. - Le conseguenze le vediamo anche andando a Lampedusa: nelle ultime settimane sono arrivati somali in fuga dal loro Paese, dopo due mesi di viaggio, e ci hanno raccontato di una situazione completamente fuori controllo. Non c’è da meravigliarsi se anche da noi qualcuno arrivi in cerca di protezione. Non si possono lasciare queste situazioni per troppo tempo in balia degli eventi, senza una gestione e senza che la comunità internazionale se ne faccia carica. E’ necessario risolverle.

D. - Che cosa può fare la comunità internazionale, che sembra purtroppo avere le mani legate in una situazione così difficile?

 
R. - La situazione in Somalia è sicuramente molto difficile, anche perché è sfuggita di mano da decenni. Bisognerebbe, però, riuscire ad investire il più possibile sul rilancio di un negoziato serio di pace, in cui tutte le parti in causa vengano sollecitate a sedersi ad un tavolo per trovare una soluzione.

- Turchia-Iraq. Si apre oggi a Istanbul la Conferenza sull’Iraq a cui prenderanno parte i ministri dei 5 Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, più quelli del G8. Sul tavolo, anche la tensione tra Baghad e Ankara. In Turchia è arrivata il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che cercherà di convincere Erdogan a non intervenire militarmente contro i ribelli curdi nel nord dell’Iraq. Nel Paese del Golfo, intanto, un soldato polacco è rimasto ucciso e altri tre sono rimasti feriti nell’esplosione di una mina artigianale.

- Medio Oriente. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen, ha oggi incontrato a Ramallah alcuni dirigenti di Hamas in Cisgiordania. Si tratta della prima riunione dopo la violenta presa del potere del movimento islamico nella Striscia di Gaza, alcuni mesi fa. In una dichiarazione, il presidente dell’ANP ha comunque ribadito che non è possibile alcun dialogo politico con Hamas “finchè - ha aggiunto - non sarà annullato il colpo di mano nel giugno scorso”.

- ONU-Pena di morte. Cinque milioni di firme contro la pena di morte saranno presentate oggi al presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, Srgian Kerim, da una delegazione composta dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla World Coalition Against the Death Penalty. L’incontro sarà seguito da una conferenza stampa alla quale interverrà in video il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio pontificio Giustizia e Pace. Solo ieri pomeriggio, presso la terza commissione dell’assemblea generale, Brasile e Nuova Zelanda a nome di 72 Paesi hanno deposto la bozza di risoluzione sulla moratoria. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:RealAudioMP3


La battaglia per fermare la mano del boia in tutto il mondo ha fatto ieri un passo decisivo. Una moratoria sulla pena di morte ha ora una possibilità, dopo che all’ONU 72 Paesi hanno depositato un testo storico: una Risoluzione che chiede a tutti gli stati che mantengono la pena capitale di stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista della loro abolizione. L’Assemblea generale chiede, inoltre, al segretario Ban Ki-moon di far rapporto sull’attuazione del testo all’apertura dell’Assemblea del settembre 2008. A questo punto comincia, però, la vera battaglia: come ha ricordato ieri l’ambasciatore italiano all’ONU, Spatafora, “la risoluzione depositata, al termine una lunga maratona negoziale, non è infatti vincolante, ma come tutti i testi varati dall’Assemblea generale ha un forte peso morale”. Il testo, inoltre, dovrà affrontare l’ostracismo di Paesi come l’Egitto, Singapore, di alcuni Paesi caraibici e degli Stati Uniti, determinati ad affondarla con emendamenti killer o mozioni di non luogo a procedere. Ma se tutto andrà come previsto, il testo verrà discusso e votato in Assemblea a metà dicembre. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

- Birmania. Alla vigilia dell’arrivo nel Paese asiatico dell’inviato dell’ONU, Ibrahim Gambari, la Giunta militare ha liberato 46 dissidenti appartenenti alla Lega nazionale per la democrazia, il partito del Premio Nobel, Aung San Suu Kyi. Erano stati arrestati durante le manifestazioni di protesta di settembre. Stando ad alcune fonti, il regime sarebbe in procinto di espellere il rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese, CharlesPetrie, che qualche settimana fa aveva denunciato l’aggravarsi della povertà nella zona. Per il secondo giorno consecutivo, resta difficile il collegamento ad internet ma è possibile la navigazione solo sui siti locali.

- Sri Lanka. Duro colpo inferto alle Tigri Tamil. Le forze governative hanno ucciso in un raid aereo un loro leader: si tratta di un dirigente dell’ala politica dell’organizzazione. Nell’azione sono rimaste sul terreno anche altre cinque persone.

- Pakistan. Almeno cinque i morti causati da un'esplosione che ha distrutto un covo di combattenti affiliati ai talebani alla periferia di Miranshah, nel distretto pakistano del Nord Waziristan. Numerosi i feriti e tre le abitazioni distrutte. Stando a quanto riferiscono testimoni e autorità locali, a colpire le costruzioni nei pressi di una scuola religiosa gestita da mujaheddin, sarebbe stato un missile lanciato da un aereo senza pilota.

- Caraibi-Noël. Da tempesta tropicale, Noël evolve al grado di uragano. Nel suo passaggio a Santo Domingo e Haiti, ha provocato 114 vittime, lasciando migliaia di uomini senzatetto e distruggendo coltivazioni e infrastrutture. Arrivando alle Bahamas, i suoi venti hanno raggiunto la velocità di 120 chilometri orari ed ora il centro del vortice si trova a un migliaio di chilometri a sud-ovest delle Bermuda. I meterologi prevedono che nelle prossime 24 ore la corsa dell’uragano troverà un’accelerazione. Solo più tardi il ciclone si indebolirà ed è possibile che, entro sabato, perda le caratteristiche di uragano. Mentre cominciano ad arrivare gli aiuti internazionali ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, l’ONU ha annunciato l’invio di specialisti che analizzeranno l’entità dei danni e pianificheranno altri interventi. Il Centro nazionale uragani della Florida prevede che il 14.mo uragano della stagione possa proseguire la sua corsa lungo la costa atlantica degli Stati Uniti raggiungendo il Canada.

- Messico uragano. Sono circa un milione le persone colpite dalle piogge torrenziali che da una settimana stanno flagellano lo stato di Tabasco, nel sud del Messico. Al momento, si registra una sola vittima mentre 300 mila persone sarebbero intrappolate nelle loro abitazioni, e a decine, stando a quanto riportano le tv locali, sarebbero i dispersi. Per l’agenzia missionaria MISNA, nello stato sono 850 le località colpite: l’80 per cento del territorio è coperto dalle acque e l’intera produzione agricola è andata distrutta. Mancano cibo, acqua potabile, gas, medicinali e servizi ospedalieri. Villahermosa, capitale del Tabasco, è quasi completamente inondata, si teme il rischio di epidemie e la paura dei saccheggi spinge molti a restare in casa. Migliaia di militari sono mobilitati per le operazioni di salvataggio. "La situazione è straordinariamente grave", ha confermato il presidente messicano Felipe Calderon, che nella notte si è rivolto alla popolazione chiedendo aiuti. Immediato il confronto con l’uragano Katrina che nell’estate del 2005 sconvolse la città di New Orleans.

- Georgia. Nuove manifestazioni di piazza nella ex Repubblica sovietica dopo la “rivoluzione delle rose” nel 2004 che portò al potere il presidente Mikhail Saakashvili. Proprio oggi, contro il capo dello stato, scende in strada l’opposizione che chiede elezioni anticipate in primavera e non in autunno come previsto ma anche una nuova legge elettorale. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia di Lorenzi)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 306

 
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