2007-10-31 15:07:04

Rapporto Caritas-Migrantes sull'immigrazione in Italia. Mons. Nozza: gli immigrati protagonisti di una storia che appartiene a tutti


Il vero dialogo tra le culture parte da una profonda conoscenza della propria identità: è quanto afferma il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, che ieri a Roma ha presentato il diciassettesimo rapporto statistico sull’immigrazione realizzato da Caritas e Fondazione Migrantes. Secondo i dati del dossier sono circa 28 milioni gli immigrati con cittadinanza straniera in tutta l’Unione Europea; in Italia sono 3 milioni e 700 mila, il 6,2 per cento dell’intera popolazione, per lo più provenienti da Europa dell’Est, con in testa la Romania, seguita da Marocco e Cina. Ma quale sfida lancia il rapporto di quest'anno? Ascoltiamo lo stesso don Nozza al microfono di Cecilia Seppia:RealAudioMP3


R. - La sfida per quest’anno è quella di prendere coscienza che questo fenomeno si va sempre più radicando e strutturando dentro i nostri contesti, con percentuali del 60 per cento al nord, del 26 per cento al centro e del 16 per cento al sud. Si va strutturando non tanto e solo per le percentuali di presenza, ma quanto soprattutto per i volti che caratterizzano questa strutturazione: un aumento della presenza delle donne, un aumento della presenza di minori (siamo attorno ai 700 mila minori) e un aumento della presenza dei nuclei familiari. Questi volti dicono che l’immigrazione e gli immigrati vogliono ed intendono costruirsi il loro futuro dentro i nostri territori e, quindi, vogliono essere protagonisti di una storia che ci appartiene e che appartiene anche a questo loro desiderio.

 
D. – Questo è anche l’anno del dialogo interculturale, ma che cosa serve per garantire questo dialogo?

 
R. – Il dialogo tra culture ha bisogno, soprattutto, di una profonda e ricca coscienza della propria identità e cioè nella misura in cui ciascuno di noi matura, cresce e rafforza la propria identità, anche nella condizione – potremmo dire – di giocare questa carta del dialogo, della relazione con l’altro che porta, da una parta, a rafforzare la propria identità e la propria religione e, dall’altra, a sentire come arricchimento la presenza e l’apporto che può venire da queste nuove presenze.

 
D. – In quello che è l’universo degli immigrati emerge un nuovo soggetto, quello della famiglia che probabilmente finora è stata poco considerata. C’è qualcosa che si può fare a livello normativo e legislativo per la famiglia degli immigrati?

 
R. – Penso che sia a livello normativo come anche a livello di cammino di Chiesa sia estremamente importante credere molto a questo rafforzarsi della presenza dei nuclei familiari e che proprio a partire da questa presenza così consistente si vada sempre più verso il garantire risposte a bisogni educativi, a bisogni di inserimento e di crescita in particolare dei minori. E’ allora opportuno che a livello di politiche sociali, di politiche familiari si vada sempre più a garantire quei servizi primari che vanno dalla scuola materna all’asilo nido, all’opportunità alla mamma di poter custodire i proprio figli pur rimanendo legata al mondo del lavoro. Moltiplicando questo, secondo me, si dà grande garanzia al nucleo familiare e, allo stesso tempo, si dà la possibilità a queste famiglie di un sereno futuro.







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