Il cristiano ha lo sguardo verso le realtà future ma è profondamente impegnato
nella società: così, il Papa all’udienza generale dedicata agli insegnamenti di San
Massimo, vescovo di Torino
In ogni tempo, restano sempre validi i doveri del credente verso la società civile:
è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’udienza generale, dedicata a San Massimo,
vescovo di Torino, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. Soffermandosi su questa
figura di pastore, che contribuì alla diffusione del cristianesimo nell’Italia settentrionale,
il Papa ha offerto una riflessione sul rapporto tra i fedeli e le istituzioni politiche.
L’udienza si è svolta sotto una pioggia battente, che tuttavia non ha spento il calore
affettuoso di oltre 30 mila pellegrini radunatisi in Piazza San Pietro per ascoltare
la catechesi del Santo Padre. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Vivere
la vita cristiana significa anche assumere gli impegni civili”: è questo, ha detto
il Papa, uno degli insegnamenti di San Massimo, contenuti nella sua raccolta di Sermoni.
Da questa opera, ha sottolineato, “emerge quel legame profondo e vitale del vescovo
con la sua città, che attesta un punto di contatto evidente” tra il ministero di Ambrogio
a Milano e quello di Massimo a Torino. Dinnanzi a gravi tensioni e alla minaccia dei
barbari, ha ricordato, San Massimo riuscì “a coagulare il popolo cristiano attorno
alla sua persona di pastore e di maestro”. Gli interventi di questo vescovo testimoniano,
dunque, “l’impegno di reagire al degrado civile e alla disgregazione”:
"Senza
darlo troppo a vedere, Massimo giunge così a predicare una relazione profonda tra
i doveri del cristiano e quelli del cittadino". Il Papa
ha citato i sermoni 17 e 18 di San Massimo, dedicati al tema sempre attuale della
ricchezza e della povertà nelle comunità cristiane. Il vescovo di Torino si rammarica
che le ricchezze “vengano accumulate e occultate” e che non si pensi al bisogno dell’altro.
E, ancora, stigmatizza “forme ricorrenti di sciacallaggio sulle altrui disgrazie”:
"In
questo contesto Massimo non solo si adopera per rinfocolare nei fedeli l’amore tradizionale
verso la patria cittadina, ma anche il preciso dovere di far fronte agli oneri fiscali,
per quanto gravosi e sgraditi essi possano apparire". Rispetto
all’atteggiamento prudente di Ambrogio, ha rilevato il Papa, Massimo si sente pienamente
autorizzato ad esercitare “un vero e proprio potere di controllo sulla città”. Un
potere, ha aggiunto, che “sarebbe poi diventato sempre più ampio ed efficace, fino
a supplire la latitanza dei magistrati e delle istituzioni civili”:
"In
definitiva, l’analisi storica e letteraria dimostra una crescente consapevolezza della
responsabilità politica dell’autorità ecclesiastica, in un contesto nel quale essa
andava di fatto sostituendosi a quella civile". E’
evidente, ha costatato il Pontefice, che il “contesto storico, culturale e sociale
è oggi profondamente diverso”. Sono nuove le sfide per la Chiesa, ma non per questo
perdono di attualità i richiami di San Massimo:
"A
parte le mutate condizioni, restano sempre validi i doveri del credente verso la sua
città. L’intreccio degli impegni 'dell’onesto cittadino' con quelli 'del buon cristiano'
non è affatto tramontato". E qui, Benedetto XVI ha ripreso
un passo della Nota dottrinale del 2002 sul comportamento dei cattolici nella
vita politica per ribadire “uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del
cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e cultura”:
"Sbagliano
coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile, ma che cerchiamo
quella futura, pensano di potere per questo trascurare i propri doveri terreni, e
non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo
la vocazione di ciascuno". Il Papa
ha così auspicato che, seguendo il magistero di San Massimo, sempre più fedeli siano
desiderosi di unificare gli sforzi umani “in una sola sintesi vitale insieme con i
beni religiosi”. Dopo la catechesi, il Santo Padre ha salutato ai pellegrini, nelle
diverse lingue. Un pensiero particolare l’ha rivolto ai pellegrini polacchi
che hanno partecipato alla Beatificazione di Madre Celina Borzęcka. Poi, in
lingua italiana, ha salutato i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Famiglie
dei Caduti e Dispersi in Guerra, incoraggiandoli “a proseguire generosamente nella
loro significativa opera di solidarietà”.
Il Papa
ha concluso l’udienza invitando i fedeli a vivere con lo spirito giusto le imminenti
celebrazioni della Solennità di tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti:
"Sia
per ciascuno occasione propizia per innalzare lo sguardo del cielo e contemplare le
realtà future, ultime e definitive che ci attendono!"