2007-10-31 15:21:11

Ennesima autobomba a Baghdad: un morto e tre feriti - Il premier turco accusa il governatore del nord dell'Iraq di sostenere i ribelli del PKK - Letta a Madrid la sentenza del processo per le stragi dell'11 marzo 2004


Iraq: Un'autobomba è esplosa stamani a Baghdad, provocando la morte di almeno un civile e il ferimento di altri tre, in una mattinata densa di appuntamenti per il premier al-Maliki. Ha ricevuto, infatti, il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, giunto a Baghdad dopo una visita a Damasco in gran parte dedicata alla crisi causata dalla presenza dei ribelli del PKK nel nord dell'Iraq. Prima dell'incontro con il premier, Mottaki ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, apparentemente dedicato in buona parte alla conferenza dei Paesi confinanti con l'Iraq, che si svolgerà a Istanbul da domani a sabato. "Abbiamo sottolineato la necessità che l'incontro di Istanbul sia concentrato sull'Iraq e non sulla tensione al confine iracheno-turco": hanno detto in conferenza stampa congiunta, auspicando che emergano misure di sostegno all’Iraq. E c’è da dire che il premier iracheno, al-Maliki, ha ricevuto a Baghdad oggi anche il ministro della Difesa britannico Des Browne, giunto in mattinata a sorpresa nella capitale. Browne arrivava da Bassora, dove ha incontrato i comandanti del contingente militare in Iraq, che ha la sua base a Bassora, seconda città del Paese, annunciando che la responsabilità della sicurezza nell'area tornerà alle forze irachene a metà dicembre.

- Afghanistan "Diversi insorti" sono stati uccisi nel corso di operazioni militari della coalizione internazionale a guida USA nel sud e nell'est del Paese, secondo quanto annunciato dalla stessa coalizione (Enduring Freedom). Nella provincia di Ghazni, fa sapere la colazione, i militari hanno affrontato un cecchino talebano, poi ucciso, mentre compivano rastrellamenti nel distretto di Gelan, e poi diversi altri insorti, affrontandoli solo con armi leggere. Nella provincia di Kunar i militari della coalizione hanno invece affrontato quello che hanno definito un militante di al Qaeda barricato in un edificio, uccidendolo.

- Pakistan Il Ministero degli interni ha aumentato le misure di sicurezza attorno all'ex premier Bhutto, per il timore di nuovi attentati contro la sua vita, come quello costato la vita a 139 persone fra la folla di suoi sostenitori che l'accoglievano a Karachi il 18 ottobre al suo rientro dal lungo esilio. Lo rivela la televisione locale 'Geo Tv'. Il ministero ha fatto circolare una lettera nei quattro governi provinciali chiedendo un rafforzamento delle misure di sicurezza a tutela dell'incolumità della signora Bhutto. Nella lettera si dice che la Bhutto potrebbe essere avvicinata da giovani tra i venticinque e i trent'anni con la scusa di vendere bibite o gelati. Le autorità provinciali sono state inoltre invitate a diffidare Benazir Bhutto dall'accettare mazzi di fiori o regali di qualsiasi altro tipo durante le pubbliche manifestazioni, in quanto potrebbero contenere ordigni esplosivi.

- Turchia-curdi Il premier turco Erdogan accusa il presidente dell’amministrazione regionale del Nord Iraq, Balzani, di offrire sostegno ai ribelli curdi del PKK. Erdogan aggiunge che il governo di Ankara sta vagliando la possibilità di imporre sanzioni economiche contro il Kurdistan iracheno. Provvedimento che raccoglie anche il consenso del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Turchia. Mentre Barzani si è detto contrario ad interventi militari turchi sul territorio curdo, lungo i confini con l’Iraq, Ankara ha già inviato le sue truppe: se non vi saranno alternative, ha ribadito Erdogan, la Turchia attuerà l'incursione. Sul confine, rivela un comunicato delle forze armate turche, gli scontri armati hanno causato ieri la morte di 15 ribelli curdi. Nella mattina, il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, ha dichiarato che il governo iracheno è pronto a collaborare con la Turchia per ostacolare l’attività del PKK nel nord del Paese.

- Sentenza strage a Madrid Il giudice spagnolo Javier Gomez Bermudez ha letto la sentenza nel processo per gli attentati di matrice islamica dell'11 marzo 2004. Per le esplosioni su alcuni treni a Madrid morirono 191 persone e 1.841 rimasero ferite. Al più grande processo contro il terrorismo islamico mai svoltosi in Europa e conclusosi lo scorso luglio, il giudice ha dettato, in mezzo ad un gran dispositivo di sicurezza e trasmesso in diretta dalle tv, sentenze contro i membri di una cellula jihadista e i suoi collaboratori, accusati di avere ordito l'eccidio ispirato da al Qaeda. Il servizio di padre Ignacio Arregui:RealAudioMP3


In una seduta aperta al pubblico e trasmessa in diretta a tutta la Spagna dalla radio e la TV, il giudice del tribunale che ha giudicato l’attentato a Madrid dell’11 marzo del 2004 ha letto la sentenza, al termine delle sedute pubbliche iniziate il 15 febbraio scorso. La prima importante conclusione è stata che l’attentato è stato realizzato da un gruppo islamico che intendeva in questo modo punire l’invio spagnolo di truppe in occasione della guerra in Iraq, ai tempi del governo di Aznar. E’ stata esclusa esplicitamente e categóricamente ogni forma di intervento dell’ETA. Tra i 28 imputati rinviati a giudizio, ne sono stati assolti 7, tra i quali, in particolare, Rabei Osman Sayed, sospettato di essere l’autore intellettuale dell’attentato e contro il quale l’accusa aveva chiesto 30.000 anni di carcere. Rabei Osman, chiamato anche “l’egiziano” ha potuto conoscere la sentenza dalla sua prigione in Italia per videoconferenza. Molto pesanti le condanne ad alcuni autori materiali o collaboratori ritenuti necessari per l’attentato, con condanne che raggiungono in alcuni casi centinaia di anni di carcere. Sono previsti forti indennizzi per i circa 1500 feriti nell’attentato e per i loro familiari, da un minimo di 30.000 euro ad un massimo di 1.500.000 euro. Dopo la sentenza, inizia adesso il dibattito politico soprattutto da parte dei rappresentanti dei due più grandi partiti politici: quello Popolare e quello socialista.(Ignacio Arregui, per la Radio Vaticana)

- Russia La pista terroristica è la più probabile. Così Vladimir Artiakov, governatore della regione russa di Samara, spiega le cause dell'esplosione che questa mattina ha distrutto un autobus di linea nella città di Togliatti, sul Volga, a circa 1.000 chilometri a est di Mosca. Il bilancio della strage nella città delle banche e delle industrie conta 56 feriti e otto morti, fra cui un bambino. Non si esclude la pista del crimine organizzato, ma la squadra speciale investigativa indaga su “un atto di terrorismo, strage e detenzione illegale di esplosivi”. Fonti fra gli investigatori hanno indicato come pista più probabile quella del terrorismo di matrice wahabita o comunque islamico. Sarebbe solo l’ultimo degli attentati di matrice terroristica che nel Paese prendono di mira i trasporti pubblici: ad agosto una bomba posta sui binari del treno Mosca-San Pietroburgo ha provocato numerosi feriti, mentre lo scorso 23 ottobre una donna si è fatta esplodere su un pulmino nella regione del Daghestan causando il ferimento di otto passeggeri.

- Polonia Dopo le elezioni del 21 ottobre e la sconfitta elettorale di Jaroslaw Kaczynski, il presidente ultraconservatore Lech Kaczynski rompe il silenzio e ipotizza che a formare il nuovo governo potrebbe essere il leader liberale Donald Tusk. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3


Donald Tusk, leader polacco, capo del partito Piattaforma civica (PO), potrebbe ricevere l’incarico di formare il nuovo governo. Lo afferma il presidente Lech Kaczynski, dopo la sconfitta elettorale del partito Diritto e Giustizia (PIS) presieduto dal suo fratello gemello, il premier uscente Jaroslaw Kaczynski. ''E' ovvio che Tusk diventerà il premier se il suo partito formerà una maggioranza parlamentare'', ha detto il presidente in un'intervista al quotidiano 'Rzeczpospolità', aggiungendo che la designazione di Tusk avrà luogo dopo le dimissioni del governo Kaczynski, entro il 5 novembre. In un'intervista alla tv, il leader del PO ha dichiarato che entro 24 ore dalla designazione sarà in grado di presentare il nuovo governo, sostenuto da una maggioranza di coalizione formata dal PO con il Partito dei contadini (PSL), il cui presidente, Waldemar Pawlak, potrebbe diventare vice premier e ministro dell'Economia. (Claudia Di Lorenzi, per la Radio Vaticana)

- Sahara occidentale Uno degli alti funzionari marocchini indagati dal giudice spagnolo Baltasar Garzon per genocidio e torture contro la popolazione del Sahara Occidentale, è il capo della Gendarmeria reale, Housni Ben Slimane, oggetto di un recente mandato d'arresto da parte di un giudice francese per presunta implicazione nell'uccisione nel 1965 del leader dell'opposizione marocchina Mehdi Ben Barka. Secondo quanto risulta dall'ordinanza emessa in data 29 ottobre dal giudice Garzon, e di cui l'ANSA ha preso conoscenza, il generale Ben Slimane è sospettato in particolare di essere “il superiore che probabilmente ordinò e diresse la campagna di detenzioni e successive scomparse a Smara nell'anno 1976”. Mehdi Ben Barka, allora leader dell'opposizione ad Hassan II, padre dell'attuare regnante, fu rapito a Parigi il 29 ottobre di 42 anni fa, da due agenti della polizia francese e il suo corpo non venne mai ritrovato. Secondo l'inchiesta, il leader del movimento terzomondista fu consegnato ad agenti della polizia segreta marocchina che lo torturano e uccisero. L'apertura dell'inchiesta di Garzon contro Ben Slimane, decorato nel 2005 da re Juan Carlos in mezzo a forti polemiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani, ed altri 12 alti funzionari della sicurezza di Rabat è coincisa con la visita in Marocco dei principi ereditari spagnoli Felipe e Letizia delle Asturie. Felipe, riferiscono oggi le agenzie, ha sottolineato "le riforme" di un Paese che vuol costruire una società "sempre più impegnata a favore dei diritti umani". Oggi il ministro degli Esteri, Moratinos, avrà un colloquio a Rabat col suo collega marocchino.

- Davos Sale al 46.mo posto l’Italia nella classifica mondiale della competitività. E’ il dato che emerge dall’ultimo rapporto del World Economic Forum (WEF) presentato a Ginevra. Un risultato che registra un miglioramento di qualche punto rispetto allo scorso anno, ma che non consente tuttavia di avvicinare i "cugini" europei. Terza in classifica la Danimarca che guida la cordata dei Paesi UE, solo dopo gli Stati Uniti, al primo posto, e la Svizzera. Seguono Svezia, Germania e Finlandia, mentre al nono posto si colloca il Regno Unito e al diciottesimo la Francia. Una classifica che valuta la stabilità delle istituzioni e dell’economia, la presenza di infrastrutture e la spinta all’innovazione, l’efficienza della sanità e dell’istruzione primaria e la vitalità dei mercati finanziari. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

  
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 304

 

 
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