Continua il dibattito sull'intervento del Papa sul diritto dei farmacisti all'obiezione
di coscienza: il commento di Pietro Uroda, presidente dei Farmacisti cattolici
Continua a far discutere il recente intervento del Papa sul diritto dei farmacisti
all'obiezione di coscienza per “non collaborare, direttamente o indirettamente, alla
fornitura di prodotti aventi per scopo scelte chiaramente immorali, come ad esempio
l’aborto e l’eutanasia”. Il presidente del Movimento per la Vita in Italia, Carlo
Casini, ha affermato che la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, interpretata
in modo corretto, prevede il diritto all’obiezione, per esempio, nel caso della pillola
abortiva. Manuela Campanile ha sentito in proposito Pietro Uròda, presidente
dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani:
R. –
La faccenda presenta due aspetti. Non c’è nessuna legge precisa che ci consenta l’obiezione
di coscienza, però, il combinato disposto, come si dice, di alcune leggi e di alcune
sentenze, ci consente di poter affrontare l’eventuale giudizio con delle coperture.
Per esempio, secondo l’art. 54 del codice penale, se uno compie un’infrazione ad una
legge per salvare qualcuno è esentato dalla punizione, se spinto da cause maggiori.
Quindi, noi per salvare l’embrione ci rifiutiamo di dare la pillola del giorno dopo.
Ci sono delle sentenze della Corte di Cassazione sul diritto dell’embrione, c'è la
legge 40. Per cui noi riteniamo di poterci difendere a livello giudiziario. Altrimenti,
rimane il fatto di principio. Noi non vogliamo accettare di dare la morte a qualcuno.
Siccome l’embrione - è un fatto scientificamente dimostrato - è una vita umana, noi
riteniamo che vada sostenuto e difeso.
D. – Quindi
lei è obiettore...
R. – Sì, io non ho mai venduto
la pillola abortiva.
D. – Ci può raccontare un’esperienza
nata dal suo essere obiettore di coscienza?
R. –
Io ho avuto un caso – mi ricordo benissimo – di una signora che mi aveva chiesto un
prodotto per abortire e gliel’ho negato. Abbiamo avuto modo di parlarne e questa persona,
dopo qualche anno, mi ha fatto vedere un bellissimo bambino, dicendomi che era stato
merito del mio discorso se lei aveva rinunciato a sopprimerlo.
D.
– A chi le rinfacciasse che prima di tutto bisogna essere deontologicamente corretti
cosa rispondere?
R. – Che io sono deontologicamente
corretto. Il nostro codice deontologico dice che noi siamo al servizio della vita.
Noi non riteniamo questo prodotto un farmaco, perchè non cura niente. E’ un prodotto
farmaceutico, non è un farmaco. E’ un prodotto farmaceutico, che serve ad uccidere
un embrione eventuale. Se non uccide un embrione eventuale fa altri danni. A Perugia
hanno denunciato che i casi di gravidanza extrauterina sono significativamente molto
più alti in persone che hanno usato la pillola del giorno dopo, perché viene somministrata,
gettata nell’organismo, una bomba ormonale. E’ un fatto molto grave che non viene
documentato: la parte tossicologica di questo prodotto viene minimizzata o addirittura
coperta.