Notificato il Concistoro del 24 novembre per la creazione di 23 nuovi cardinali. Intervista
con mons. Comastri, tra i prossimi porporati: l'unica carriera è arrivare in Paradiso
L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie ha pubblicato oggi la notificazione
del Concistoro Ordinario Pubblico che il Papa terrà il 24 novembre prossimo alle10.30
sul Sagrato della Basilica Vaticana per la creazione di 23 nuovi Cardinali. Le visite
di cortesia ai nuovi porporati si svolgeranno il 24 novembre pomeriggio dalle16.30
alle 18.30. Domenica 25 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo,
il Papa presiederà, alle 10.30 in Piazza San Pietro, la concelebrazione della Santa
Messa con i nuovi Cardinali ai quali consegnerà l’Anello cardinalizio. Tra i nuovi
porporati figura anche l’arcivescovo Angelo Comastri, arciprete della Basilica
Vaticana, presidente della Fabbrica di San Pietro e vicario del Papa per lo Stato
della Città del Vaticano. Giovanni Peduto gli ha chiesto come stia attendendo
la cerimonia per la creazione cardinalizia:
D. –
Con grande emozione ed anche con grande trepidazione, perché anche la nomina cardinalizia
è una chiamata del Signore e di fronte alle chiamate del Signore si è tutti indegni
ed impreparati. Io chiedo, per intercessione di Maria, la grazia di poter rispondere
alle attese del Santo Padre per tutto quello che io posso, in modo che la mia pochezza
sia veramente a disposizione del suo carisma di successore di Pietro e di pastore
della Chiesa universale, perché il cardinale deve fare questo: collaborare con il
Papa, con tutte le proprie forze, perché il carisma del Papa possa risplendere nella
Chiesa e possa essere veramente un servizio di unità per tutta la Chiesa.
D.
– Cambierà la sua vita una volta elevato al cardinalato?
R.
– La mia vita resta la vita di sempre. E’ una vita di servizio. Il cardinalato non
modifica la vita, il cardinalato impegna a dare di più, impegna a spendersi di più,
impegna – se si può dire – ad un eroismo maggiore nel vivere la fedeltà alla propria
vocazione.
D. – C’è chi vede i cardinali come principi
della Chiesa, lontani dal popolo di Dio. Lei cosa pensa?
R.
– Io vorrei correggere questa mentalità. Anche in questi giorni, più volte, è tornata
questa parola “hai fatto carriera”. Io ho dovuto correggere, dicendo che non esistono
“carriere” nella Chiesa, ma esistono chiamate al servizio. L’unica carriera nella
Chiesa è la carriera del Paradiso. Se non si arriva lì, allora si è fallito, perché
lo scopo della vita è quello. Tutto il resto è unicamente una chiamata al servizio:
chiamata a spendersi per il Vangelo, perché è il bene unico della vita; chiamata a
servire Gesù, perché è l’unica nostra speranza; chiamata ad annunciare al mondo che
c’è un unico Salvatore. Anche il cardinalato serve per questo e soltanto per questo.
D. – Eccellenza, il cardinale veste il rosso porpora.
Che significato ha questo colore?
R. – Le dico quello
che ho scritto nell’invito alla cerimonia del 24 novembre prossimo: “Chiedo a tutti
– e in queste parole c’è la risposta e la spiegazione – la carità di una preghiera,
affinché la porpora non esprima il rossore della mia vergogna per non aver amato Gesù
con tutto il cuore e con tutta la vita. Sia invece per me l’inizio di una nuova e
generosa dedizione al Vangelo, fino all’effusione del sangue”. Ecco il senso del rosso
porpora: imparare ogni giorno da Maria il “sì” della fedeltà umile, silenziosa e generosa
a Gesù.
D. – Divenendo cardinale lei sarà ancora
più strettamente legato al Santo Padre. Benedetto XVI ha appena compiuto due anni
e mezzo del suo servizio pontificale. Qual è, a suo parere, il tratto fondamentale
dell’opera di questo Pontefice?
R. - A me sembra,
anche se è difficile dare una valutazione o dare una lettura complessiva di un Pontificato,
che il Santo Padre Benedetto XVI privilegi il ruolo di maestro, colui che insegna,
colui che guida attraverso il richiamo della verità, perché la verità non è qualcosa
di cui noi possiamo disporre come vogliamo: come dice San Paolo, noi non siamo padroni
della verità, ma servi della verità. Il Papa Benedetto XVI mi sembra che questo lo
senta in maniera straordinaria. Nessuno nella Chiesa è padrone della verità, ma servo
della verità, e Benedetto XVI ce lo ricorda in ogni momento ed attraverso un insegnamento
metodico, costante, intelligente e profondo. Credo che di questo la Chiesa gliene
debba essere immensamente grata.