2007-10-29 15:10:25

Nella Somalia sempre più travolta dal caos, si dimette il premier Gedi


Il giorno dopo gli aspri combattimenti che hanno causato almeno 3 morti per le strade di Mogadiscio, il primo ministro somalo, Ali Mohamed Gedi, ha rassegnato le dimissioni davanti al parlamento provvisorio somalo, a Baidoa. Fonti vicine allo stesso Gedi hanno rivelato che il premier si è dimesso in seguito a tensioni con il presidente Abdullahi Ahmed Yusuf e con alcuni ministri del governo. Ma quale significato assumono queste dimissioni per il Paese africano? Giada Aquilino lo ha chiesto a Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia – Somalia per la pace e la ricostruzione:RealAudioMP3


R. – Siamo arrivati alla fine di una vicenda che vedeva ormai contrapposti in maniera molto violenta il presidente Abdullahi Yusuf Ahmed e il primo ministro Ali Mohamed Gedi, in un quadro di generale caos nel Paese, di assenza totale di sicurezza. Queste dimissioni stanno anche a significare che Gedi aveva perso pure il sostegno del potente alleato etiopico.

 
D. – Tra le ragioni delle dimissioni, l’impossibilità di realizzare gli obiettivi del programma, come l’organizzazione di un censimento, la stesura della costituzione, il buon funzionamento dell’amministrazione. Perché si tratta di obiettivi che ancora non possono essere realizzati in Somalia?

 
R. – Si sono intromesse troppe potenze straniere. La presenza dei militari etiopici - per esempio - è preponderante, visibilissima ed è assolutamente mal tollerata dalla maggior parte dei somali, anche perché si è via via configurata come una presenza di occupazione, non soltanto di peacekeeping.

 
D. – Perché tanto interesse per la Somalia da parte di forze esterne?

 
R. – Sicuramente ci sono risorse nel sottosuolo. Tanto è vero che, da quando esiste questo governo, sono stati firmati degli accordi per prospezioni geologiche alla ricerca di idrocarburi con diversi Paesi, come Australia e Cina.

 
D. – Istituzioni provvisorie, scontri sul terreno, gente che fugge: come vive la popolazione civile?

 
R. – La popolazione civile è stremata e disperata: vorrebbe qualcuno che garantisse la possibilità di uscire di casa senza pericolo di morte. Non è possibile, però, pensare di risolvere stabilmente tale crisi tenendo fuori dalla porta i grandi attori della questione somala, che sono ormai i businessmen, cioè quelli che gestiscono l’economia somala - che non è un’economia trascurabile, nonostante tutto - e i rappresentanti riconosciuti dei grandi clan.







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