Italia. Nuovi sbarchi di immigrati dopo i due naufragi in Sicilia e Calabria, in cui
hanno perso la vita almeno 18 persone
Proseguono gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane. Dieci persone sono approdate
sul litorale agrigentino nei pressi di porto Empedocle; mentre continuano le ricerche
dei dispersi del drammatico viaggio della speranza verso le coste italiane finito
in tragedia nella notte tra sabato e domenica. 18 le vittime accertate di due approdi
avvenuti in Calabria e in Sicilia. In provincia di Reggio Calabria al largo di Roccella
Jonica un barcone con a bordo oltre 140 persone si è spezzato in più punti, 7 i cadaveri
ritrovati decine i dispersi. E 11 sono i corpi senza vita rinvenuti sulle coste siciliane
di Vendicari, dopo il naufragio di un gommone. Preoccupazione è stata espressa dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale ha sottolineato che il problema
della immigrazione clandestina deve essere affrontato da tutti i Paesi dell’Europa.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Oliviero Forti, responsabile
dell’ufficio immigrazione della Caritas Italiana:
R. –
E’ inconcepibile dover assistere costantemente a drammi di persone che perdono tutto,
in questo caso la vita. Tutto questo dev’essere contrastato, bisogna trovare urgentemente
delle soluzioni per evitare che possano accadere ancora drammi di questa natura. Secondo
noi è necessario agevolare vie regolari per l’ingresso nei nostri Paesi se non vogliamo
pagare il prezzo di così tante vite umane.
D. – Lei
si riferisce ad una regolamentazione dei flussi migratori, ma sarebbe sufficiente?
R.
– Non ci sono soluzioni definitive per un fenomeno ormai di proporzioni che ricordano
movimenti di massa; certo è che tutto ciò che comporta un restringimento degli ingressi,
non fa altro che agevolare questo tipo di immigrazione, che è la peggiore in assoluto.
D.
– Quindi, questa è una risposta a chi dice: “A questo punto bisogna chiudere le frontiere”?
R.
– Decisamente. La chiusura non è una soluzione. La riprova sono queste vicende drammatiche.
Bisogna affrontare il problema nel suo complesso guardando anche le centinaia di migliaia
di cittadini irregolari che oggi si trovano sul territorio, inseriti nel mercato del
lavoro, nella nostra società. Dobbiamo partire da questa valutazione per fare politiche
realistiche sull’immigrazione.
D. – Chi sopravvive
agli sbarchi, chi riesce ad approdare viene prima ospitato in un centro di accoglienza;
molte volte, però, poi si perdono le tracce di queste persone …
R.
– Su questo aspetto abbiamo lavorato lo scorso inverno, lo ha fatto la Caritas italiana
in seno alla Commissione incaricata dal ministro dell’Interno di verificare l’andamento
delle strutture di accoglienza e i cosiddetti CPT (Centri di permanenza temporanea).
Da questa visita è nato un rapporto che ha evidenziato come sia necessario un superamento
di questi Centri, il che significa una ri-modulazione delle strutture per renderle
in grado di dare risposte efficaci eliminando il rischio che diventino di fatto carceri,
come purtroppo è accaduto, o strutture inutilizzabili. Bisogna trovare la formula
più adeguata per dare risposte ad una irregolarità che comunque va in qualche modo
disciplinata, e bisogna farlo in tempi brevi se non vogliamo scontare il prezzo di
tante vite umane.