2007-10-29 15:08:15

Italia. Nuovi sbarchi di immigrati dopo i due naufragi in Sicilia e Calabria, in cui hanno perso la vita almeno 18 persone


Proseguono gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane. Dieci persone sono approdate sul litorale agrigentino nei pressi di porto Empedocle; mentre continuano le ricerche dei dispersi del drammatico viaggio della speranza verso le coste italiane finito in tragedia nella notte tra sabato e domenica. 18 le vittime accertate di due approdi avvenuti in Calabria e in Sicilia. In provincia di Reggio Calabria al largo di Roccella Jonica un barcone con a bordo oltre 140 persone si è spezzato in più punti, 7 i cadaveri ritrovati decine i dispersi. E 11 sono i corpi senza vita rinvenuti sulle coste siciliane di Vendicari, dopo il naufragio di un gommone. Preoccupazione è stata espressa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale ha sottolineato che il problema della immigrazione clandestina deve essere affrontato da tutti i Paesi dell’Europa. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas Italiana:RealAudioMP3


R. – E’ inconcepibile dover assistere costantemente a drammi di persone che perdono tutto, in questo caso la vita. Tutto questo dev’essere contrastato, bisogna trovare urgentemente delle soluzioni per evitare che possano accadere ancora drammi di questa natura. Secondo noi è necessario agevolare vie regolari per l’ingresso nei nostri Paesi se non vogliamo pagare il prezzo di così tante vite umane.

 
D. – Lei si riferisce ad una regolamentazione dei flussi migratori, ma sarebbe sufficiente?

 
R. – Non ci sono soluzioni definitive per un fenomeno ormai di proporzioni che ricordano movimenti di massa; certo è che tutto ciò che comporta un restringimento degli ingressi, non fa altro che agevolare questo tipo di immigrazione, che è la peggiore in assoluto.

 
D. – Quindi, questa è una risposta a chi dice: “A questo punto bisogna chiudere le frontiere”?

 
R. – Decisamente. La chiusura non è una soluzione. La riprova sono queste vicende drammatiche. Bisogna affrontare il problema nel suo complesso guardando anche le centinaia di migliaia di cittadini irregolari che oggi si trovano sul territorio, inseriti nel mercato del lavoro, nella nostra società. Dobbiamo partire da questa valutazione per fare politiche realistiche sull’immigrazione.

 
D. – Chi sopravvive agli sbarchi, chi riesce ad approdare viene prima ospitato in un centro di accoglienza; molte volte, però, poi si perdono le tracce di queste persone …

 
R. – Su questo aspetto abbiamo lavorato lo scorso inverno, lo ha fatto la Caritas italiana in seno alla Commissione incaricata dal ministro dell’Interno di verificare l’andamento delle strutture di accoglienza e i cosiddetti CPT (Centri di permanenza temporanea). Da questa visita è nato un rapporto che ha evidenziato come sia necessario un superamento di questi Centri, il che significa una ri-modulazione delle strutture per renderle in grado di dare risposte efficaci eliminando il rischio che diventino di fatto carceri, come purtroppo è accaduto, o strutture inutilizzabili. Bisogna trovare la formula più adeguata per dare risposte ad una irregolarità che comunque va in qualche modo disciplinata, e bisogna farlo in tempi brevi se non vogliamo scontare il prezzo di tante vite umane.







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