La Conferenza Pugwash: aumenta il rischio di una nuova proliferazione di armi nucleari
Cinque giorni di dibattito, con diverse sessioni a porte chiuse, che hanno visto a
confronto scienziati di tutto il mondo impegnati per il disarmo. La Conferenza di
Pugwash, che prende il nome dalla località canadese dove nel 1957 si tenne la prima
sessione su impulso di Albert Einstein e Bertrand Russel, ha trattato in questi giorni
a Bari degli ‘affari del mondo’ da cui dipende il futuro pacifico ma anche la sopravvivenza
del Pianeta Terra. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Paolo Cotta-Ramusino,
segretario generale della Conferenza Pugwash, che nel 1995 ha meritato il Premio Nobel
per la Pace:
D. -
Professore la vostra conferenza ha coinciso con la Settimana per il disarmo indetta
dall’ONU, che a dire il vero è passata inosservata. Come mai secondo Lei? Il disarmo
non interessa? Eppure i negoziati internazionali segnano il passo oramai da anni….
R. - Il disarmo è un problema tuttora molto importante
anche perché se non si abbandonano le armi nucleari, il clima di credibilità che queste
armi hanno, in termini di rappresentazione della potenza internazionale, aumenterà.
Questo vuol dire che più Paesi saranno indotti prima o poi a considerare la possibilità
di acquisire armi nucleari o altre armi di distruzione di massa.
D.
- Professore, tra i temi caldi su cui si è accesa la discussione è stata la possibile
notevole crescita degli impianti nucleari, specie in diversi Paesi asiatici, che rivendicano
– come anche l’Iran - il diritto di produrre energia atomica per usi civili. Quanto
dobbiamo preoccuparci?
R. – Io direi che la preoccupazione
si fa sempre più evidente perché c’è una correlazione tra attività civili e attività
militari sul nucleare. Il diritto a sviluppare programmi nucleari civili è un diritto
riconosciuto, certamente, a tutti i membri del Trattato di non proliferazione e tra
questi compare anche l’Iran.
D. - Possiamo temere
che questi impianti per uso civile siano poi trasformati per uso militare…
R.
– Questo lo possiamo temere per tantissimi Paesi e in tantissime situazioni; l’unico
modo per avere una garanzia assoluta è quello di stabilire un clima di reciproca fiducia
e di reciproco controllo. Questo, naturalmente, in passato non è avvenuto, bisogna
ricostruirlo adesso e non sono le soluzioni militari quelle più giuste a risolvere
il problema, perché creano più problemi che altro.
D.
- Si è rilanciato anche un possibile ruolo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
Atomica…
R. – L’AIEA ha un ruolo da protagonista
che è quello di controllare. Poi ci sono tutta una serie di problemi politici che
affliggono, per esempio, il Medio Oriente, compreso l’Iraq, l’Iran, i rapporti tra
India e Pakistan che abbiamo discusso nel nostro convegno e che sono connessi con
un clima di conflittualità che poi, in ultima analisi, avviene in una zona dove sono
presenti le armi nucleari.
D. – Diverse sessioni
si sono svolte a porte chiuse per la delicatezza delle implicazioni politiche. Quale
importanza hanno queste conferenze che organizza l’associazione Pugwash?
R.
- Noi tendiamo a ritenere che abbiano un’importanza significativa e a volte particolarmente
significativa, nel senso che permettono di stabilire molto spesso dei canali di comunicazione
tra Paesi che si trovano sui fronti opposti. Nei tempi moderni forse questo è ancora
più difficile da realizzare che non ai tempi della Guerra Fredda, dove c’erano dei
canali stabili di comunicazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica .
D.
- C’è bisogno comunque di rilanciare il tema del disarmo della comunità internazionale..
R.
– Certamente. Il problema è che ci sono pochi incentivi per le grandi potenze a portare
avanti il problema del disarmo e questo ha degli effetti molto negativi sugli altri.