Il primo editoriale del prof. Vian: il giornale del Papa si rivolge a tutti con amicizia,
per confrontarsi con rispetto e chiarezza su temi come la dignità dell'uomo e la giustizia
L’editoriale del prof. Vian intitolato “Tradizione e futuro” apre l’Osservatore Romano
di oggi. Il nuovo direttore cita quanto scriveva nel 1961 il futuro Paolo VI, nel
numero per il centenario del quotidiano vaticano, definito “un grande giornale”, anche
se “difficile, anzi difficilissimo”. “Le potenzialità” dell’Osservatore descritte
da Montini nel suo articolo – rileva il prof. Vian – “meritano un nuovo sviluppo.
Guardando con fiducia al futuro, perché questa apertura è il senso più profondo della
tradizione, che significa appunto trasmissione in una continuità vitale”.
Montini
– ricorda Vian – enumerava in quel celebre articolo “con lieve ironia” alcune difficoltà
legate alla natura speciale del quotidiano: ‘Giornale serio, giornale grave, chi mai
lo leggerebbe sul tram o al bar; chi mai vi farebbe crocchio d’intorno?’; mentre la
sua cronaca vaticana ‘ci procura, sì, il piacere d’uno spettacolo aulico incomparabile,
ma non senza qualche dubbio d’averlo già provato eguale tant’altre volte’”.
“Come
rendere allora L’Osservatore Romano’ - si chiedeva il futuro Papa - un grande giornale?”
E dava una risposta chiara: sviluppando la sua natura di 'giornale di idee'. Sì,
perché il foglio vaticano – scriveva – “non è, come moltissimi altri, un semplice
organo d’informazione; vuol essere e credo principalmente di formazione. Non vuole
soltanto dare notizie; vuole creare pensieri. Non gli basta riferire i fatti come
avvengono: vuole commentarli per indicare come avrebbero dovuto avvenire, o non avvenire.
Non tiene soltanto colloquio con i suoi lettori; lo tiene col mondo: commenta, discute,
polemizza”. “Con una vocazione universale – afferma Vian - analoga a quella della
sede romana che il giornale intende servire”.
“L’Osservatore Romano” – sottolinea
il nuovo direttore - è prima di tutto il “giornale del Papa”, e diffonderà in due
modi l’insegnamento e la predicazione del Vescovo di Roma: conservando cioè la sua
peculiare natura documentaria, e sviluppando quella dell’informazione giornalistica.
Ma anche facendosi maggiormente espressione degli organismi e delle rappresentanze
della Santa Sede, a Roma e nel mondo. Al servizio di Benedetto XVI, Pontefice teologo
e pastore, il 'servo dei servi di Dio' che senza stancarsi, con mitezza fiduciosa
e ferma, alle donne e agli uomini del nostro tempo testimonia e ripete con l’Apostolo
Giovanni che Dio è amore”.
“Da Roma – scrive Vian - il foglio vaticano continuerà
a osservare con sguardo attento e amico la realtà internazionale, mantenendo in quest’ottica
l’attenzione per quell’Italia di cui il Papa è primate e per la sua diocesi, dove
tanti vescovi e sacerdoti di ogni continente hanno studiato e con la quale mantengono
legami fecondi. E respiro internazionale avrà l’attenzione per i fenomeni culturali,
riservando spazio al confronto delle idee, con un’apertura cordiale nei confronti
della ragione, alla quale Benedetto XVI si richiama per favorire il colloquio e il
dibattito, com’è avvenuto con la lezione di Ratisbona, i cui frutti cominciano a maturare.
E al mondo guarderà il giornale del Papa informando sulla comunione cattolica nei
diversi continenti, su Chiese e confessioni cristiane, ebraismo, islam e altre religioni,
nell’attuazione del Concilio Vaticano II interpretato alla luce dello storico discorso
che il Romano Pontefice ha tenuto per il quarantennale della sua conclusione”.
“Seguendo
l’esempio di Benedetto XVI e diffondendone gli insegnamenti – aggiunge Vian - il suo
giornale vuole rivolgersi con amicizia a tutti, credenti e non credenti, e con tutti
confrontarsi con rispetto e chiarezza su temi come la dignità dell’essere umano e
la promozione della giustizia. Per rendere sempre più evidente la testimonianza e
la verità di Cristo nel mondo moderno. Nella vitalità di una tradizione per sua natura
aperta al futuro – conclude l’editoriale del nuovo direttore dell’Osservatore Romano
- e nella certezza che la parola dell’unico Signore, Gesù, seminata nell’intimo delle
anime, prevarrà sulle forze del male e resterà per sempre”.