Festa Gen a Roma per celebrare i 40 anni della seconda generazione dei Focolari
Tappa romana, oggi, della festa per i 40 anni dei Gen, seconda generazione del Movimento
dei Focolari nato dal carisma della fondatrice trentina Chiara Lubich. L’anniversario
già celebrato in vari Paesi del mondo, aspetta al Seraficum di Roma a partire dalle
ore 16, giovani dai 17 ai 30 anni, per condividere testimonianze, momenti di festa
e di arte. I Gen sono ragazzi di diverse Chiese e religioni, razze, nazionalità ed
estrazioni sociali, che hanno scelto come codice di vita il Vangelo e sono accomunati
dall’impegno di costruire la fraternità universale. Gabriella Bruno nel 1967
era una delle Gen e racconta come è nato il movimento giovanile. L’intervista è di
Gabriella Ceraso.
R. –
A chi le rivolgeva anni fa una simile domanda, Chiara ha risposto: “E’ Dio che ha
fatto nascere il movimento Gen, non sono stata io”. Eravamo riunite per la prima volta,
ragazze, a Rocca di Papa e durante quel nostro primo Congresso alcune di noi sono
state ricevute dal Santo Padre, allora Paolo VI. La gioia di quell’incontro ci ha
fatto esplodere in un applauso fragoroso. Chiara si trovava casualmente a passare
lì vicino e, riconoscendo in noi questo amore profondo verso il Papa, verso la Chiesa,
si è sentita spinta da Dio ad entrare in sala e lì ha dato ufficialmente vita, inaspettatamente,
alla sezione delle bambine e delle giovanette e logicamente alla corrispondente maschile.
Dopo ci ha dato il nome di Generazione Nuova, fatta nuova dal Vangelo, e ci ha affidato
un compito: chiamare a raccolta i ragazzi del mondo e lanciare una grandiosa rivoluzione
d’amore al grido di “Uniamoci”. Poi ci ha spiegato che in quell’”uniamoci” c’è l’eco
dell’imperativo di Gesù “che tutti siano uno”.
D.
– E questa è la cosa che vi ha conquistato?
R. –
Chiara ci ha conquistato dicendoci sempre la verità, dandoci il Vangelo vivo. E abbiamo
sperimentato che se vissuto provoca una rivoluzione formidabile in noi e attorno a
noi.
D. - Questo ideale come si è inserito in quegli
anni, che erano anni di movimenti, di rivolte giovanili?
R.
– Era il ’67-’68, frequentavo il V ginnasio a Roma e sono stata attirata da un gruppetto
di ragazze del mio liceo. Erano diverse: non urlavano, non mostravano i pugni, non
costringevano gli altri a scioperare, e tra loro si notava un amore vero e rispettoso.
Con loro io ho sentito di aderire al più grande contestatore che sia mai esistito
sulla terra: Gesù.
D. – Quali sono i progetti nati
allora, poi realizzati, che vanno avanti da 40 anni?
R.
– Nel cercare di vivere quotidianamente il Vangelo abbiamo scoperto che ogni parola
del Vangelo è amore e ci ha spinti ad aiutare un popolo – ricordo - in quel periodo,
il popolo Bangwa in Camerun, che rischiava di estinguersi a causa dell’altissima mortalità
infantile. Eravamo senza soldi, studiavamo, ma Dio ci spingeva a fare giustizia verso
quel popolo, condividendone le necessità e realizzando piccoli lavori come lavare
le macchine dei parenti, imbastire spettacoli musicali. Ora i Bangwa sono ormai un
popolo fiorente, dove si vive il Vangelo.
D. – A
40 anni di distanza, la giornata che ricorda questa nascita della seconda generazione
si intitola “Impronta di una scelta”. Significa che l’essere Gen lascia un segno...
R. – E’ la scelta di Dio, la scelta del Vangelo,
che impronta tutta la vita e la trasforma da monotona e ripetitiva in un’avventura
avvincente. Occorre, però, puntare in alto.