2007-10-26 14:16:16

La pubblicazione del volume sul processo ai Templari è uno strumento storico, ma non continene scoop né intenzioni celebrative. Intervista con mons. Sergio Pagano


''Nelle intenzioni dell'Archivio Segreto Vaticano non c'è nessuna volontà celebrativa, o riabilitativa dell'Ordine dei Templari”. Così mons. Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, ha presentato ieri in Vaticano la pubblicazione di "Processus contra Templarios", la nuova edizione degli atti dell'inchiesta pontificia di Poitiers del 1308 sui Cavalieri del Tempio. Uno strumento dalla prestigiosa veste editoriale che aiuta ad approfondire le vicende storiche dell'Ordine, per secoli al centro di leggende storiche, misteri, interpretazioni di stampo esoterico. Il volume, ha precisato mons. Pagano, "non contiene scoop o nuove scoperte”. Ascoltiamolo nell’intervista di Paolo Ondarza: RealAudioMP3


R. - Non si può proprio parlare di scoperta, perché i testi che noi pubblichiamo erano già noti a tutti, solo che la cosiddetta “Pergamena di Chinon” non era stata pubblicata integralmente. E’ un’edizione accurata, più sicura delle precedenti, di tutti i testi relativi al processo ai Templari.

 
D. - Il fatto che erroneamente sia definita dai media una "scoperta" dice molto su quanto mistero sia stato creato attorno ai Templari...

 
R. - Quello che lei dice è perfettamente vero. Basta il nome “templare” perchè esso sia associato a gialli, sparizioni, ritrovamenti, misteri, assoluzioni e condanne. In realtà, bisogna stare alla storia e da quello che risulta dai nostri documenti, tenendo conto che molti altri sono andati perduti, perchè il Papa nella bolla “Vox in excelso”, con cui sopprime l’Ordine e devolve i beni, dice di avere svolto un interrogatorio di 72 testi. Tuttavia, dal contesto generale si sa quello che già sapevamo prima, non c’è nulla di nuovo. Quest’Ordine non era macchiato da misfatti, da nefandezze, ma il Papa dice che qualche capo aveva un atteggiamento deviato. Si trattava però di una, due, tre persone. C’è stata una forte ingerenza di Filippo il Bello nel processo, come già sapevamo. Non c’è nulla storicamente di nuovo. Abbiamo un testo più sicuro e un esemplare molto bello, costoso, accurato, artigianale, che è destinato ad un pubblico colto, facsimile molto fedele all’originale.

 
D. - Potremmo dire un testo di valore per gli studiosi e gli appassionati ed anche un motivo in più per confermare una verità...

 
R. - Sì, per confermarla. Non c’è nessuna assoluzione, né noi potevamo assolvere nessuno. La Santa Sede non entra affatto in questa questione. Rimaniamo soltanto nel campo rigorosamente storico.







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