In questo mese di ottobre il 90.mo della Milizia dell’Immacolatya e il 25.mo della
canonizzazione di padre Kolbe: intervista con padre Egidio Monzani
In questo mese di ottobre il 90.mo della Milizia dell’Immacolatya e il 25.mo della
canonizzazione di padre Kolbe
Questo mese di ottobre segna due anniversari
legati a San Massimiliano Maria Kolbe, il frate minore conventuale martire nel campo
di concentramento di Auschwitz. Il 10 ottobre si sono compiuti 25 anni dalla sua canonizzazione
e il 17, sempre di questo mese, il 90.mo della Milizia dell’Immacolata, da lui fondata
a Roma nel 1917. Giovanni Peduto ha chiesto a padre Egidio Monzani, dei Frati minori
conventuali, assistente nazionale per l’Italia della Milizia dell’Immacolata, chi
è stato padre Kolbe …
R. – Massimiliano Kolbe, francescano conventuale, nato
nel 1894 in Polonia, è entrato molto giovane nell’ordine dei Frati minori conventuali.
E’ stato studente a Roma, dove ha fondato la Milizia dell’Immacolata nel 1917 e poi
è tornato in Polonia, dove ha dato inizio ad un’attività di evangelizzazione attraverso
la stampa. Ha fondato una Città dell’Immacolata, che raggruppava nientemeno che 800
frati. Quindi, dalla Polonia è andato in Giappone, dove anche lì ha fondato il Giardino
dell’Immacolata, ed è poi ritornato in Polonia, dove sappiamo che è morto nel 1941
nel campo di concentramento di Auschwitz, il 14 agosto. Accettò di sostituire un padre
di famiglia, condannato a morire di fame e di sete nel bunker.
D. – Che cos’è
la Milizia dell’Immacolata e perché l’ha fondata?
R. – Padre Kolbe era studente
a Roma e nel 1917 c’erano delle manifestazioni della massoneria. Egli scrive nelle
sue lettere alla mamma di come fosse profondamente disturbato nel vedere un giorno
una processione nei pressi di Piazza San Pietro, quasi sotto le finestre del Vaticano,
dove i massoni portavano in trionfo la statua di Satana, che schiacciava l’arcangelo
San Michele. Questo giovane frate rimase sconvolto da questa cosa e subito si domandò
che cosa si potesse fare. Risalendo a quelle che erano le radici dell’Ordine francescano,
legato all’Immacolata, e prendendo come principio che l’Immacolata vince ogni male,
ogni eresia, lui, con altri sei confratelli, si consacrò all’Immacolata. Fece questo
atto di consacrazione, che poi rimase una cosa fatta nel segreto e nel silenzio per
almeno due anni, quando poi tornò in Polonia e cominciò la sua attività di diffusione
della conoscenza dell’Immacolata attraverso un giornale. Da lì iniziò, quindi, la
sua attività straordinaria. Ricordiamoci, infatti, che padre Kolbe è stato uno dei
primi ad utilizzare in modo intelligente i mezzi di comunicazione: la stampa e perfino
la radio.
D. – Come si configura oggi la Milizia dell’Immacolata?
R.
– Possiamo dire che sia sparsa un po’ in tutto il mondo, anche se forse le attività
più significative sono in Italia, in Brasile e ovviamente in Polonia. Si configura
soprattutto in un gruppo di persone che scelgono come ideale di vita la consacrazione
all’Immacolata. Questo forse è il momento più delicato e più bello in prospettiva,
perché il nostro tentativo è quello di aiutare la nostra gente a passare da devoti
a credenti. Non semplici devoti, quindi. Non bisogna fare della devozione alla Madonna
una nicchia in cui rifugiarsi, ma la consacrazione all’Immacolata deve diventare una
missione, una vera e propria missione, che padre Kolbe ha esercitato attraverso l’apostolato,
la missionarietà in Giappone e che poi è diventato il suo sacrificio nel campo di
concentramento. Oggi, quindi, nel nome di Maria si vuole vivere la propria fede con
l’aiuto di Maria. Prendendo spunto proprio da Giovanni Paolo II i militi dell’Immacolata
oggi si pongono di fronte a Maria e vivono la loro relazione con la Madre e la Maestra:
la Madre che ci ha generato e la Maestra che ci educa alla fede.