Intervento dei vescovi della Costa Rica sulla vittoria dei sì al referendum sul Trattato
di libero commercio
Il Tribunale supremo per le elezioni ha proclamato ieri, ufficialmente, i risultati
definitivi del referendum tenutosi lo scorso 7 ottobre sul Trattato di libero commercio
firmato con gli Stati Uniti nel mese d’agosto del 2004. Ha votato “sì” il 51,57 per
cento degli aventi diritto. Il “no” ha fatto registrare invece il 48,43 delle preferenze.
L’episcopato della Costa Rica ha sottolineato in un documento, che la partecipazione
alla consultazione esprime un forte desiderio per “una nuova maniera di fare politica
e di guidare l’economia, un nuovo modello di sviluppo e, in definitiva, la costruzione
solidale di un progetto di Paese”. I vescovi ribadiscono poi l’urgenza di “un’Agenda
Nazionale dello Sviluppo e di un progetto di nazione che risponda agli interessi di
tutti”. I presuli, sempre “in uno spirito di dialogo e concordia”, incoraggiano inoltre
“tutti i settori, le istanze e le persone coinvolte nel recente referendum, affinché,
partendo dall’amore per la nazione che li anima, promuovano il rispetto della volontà
della maggioranza”. Sebbene il Trattato di libero commercio sia stato approvato da
poco più della metà degli elettori, i vescovi, nel documento affermano che non si
può trascurare una considerevole parte dell'elettorato che si è espressa con l’astensione.
Secondo i vescovi, devono esserci temi molto seri e sostanziali che hanno fatto convergere
la volontà del Paese, in maniera tanto ferma, su direzioni tanto diverse. “La vera
promozione umana – si legge infine nel documento - deve essere integrale”. Se i benefici
vengono ripartiti in maniera disuguale - concludono i vescovi - abbiamo l’obbligo
morale, popolo e governo, di realizzare i cambiamenti necessari per riformare i meccanismi,
propri delle dinamiche economiche, che alimentano disuguaglianze”. (A cura di Luis
Badilla)