I vescovi sud-coreani mettono in guardia da alcune pratiche di guarigione
I vescovi della Corea del sud hanno messo in guardia i fedeli da alcune pratiche di
guarigione che si stanno diffondendo in diverse diocesi sud-coreane, in quanto incompatibili
con la dottrina cattolica. In un documento pubblicato al termine della loro plenaria
autunnale svoltasi a Seoul, ripresa dall'Agenzia Ucan, i presuli affermano che tali
pratiche si basano su un’interpretazione erronea degli insegnamenti della Chiesa sul
peccato originale. Secondo queste credenze, diffuse da alcuni gruppi carismatici,
i peccati degli antenati si trasmettono alla discendenza e vanno quindi purificati
con riti di guarigione, pena una serie di disgrazie. Scopo del documento è quindi
di correggere queste pratiche ai limiti della superstizione, evidenziandone gli aspetti
di incompatibilità con la dottrina cattolica. Altri punti in primo piano alla plenaria
di Seoul hanno riguardato l’aggiornamento dei programmi di preparazione dei catecumeni
e la Prima Giornata coreana della Gioventù celebrata lo scorso agosto a Cheju. L’assemblea
ha deciso di adottare per i catecumeni sud-coreani uno speciale programma di formazione
proposto dall’Associazione dei superiori e delle superiore religiose della Corea centrato
sull’esperienza personale della preghiera e della spiritualità, piuttosto che solo
sull’apprendimento di alcune nozioni dottrinali. A questo scopo ai catecumeni verranno
offerti soggiorni in monasteri e conventi. I vescovi hanno poi rilevato con soddisfazione
il grande successo della GMG di Cheju, che ha visto la partecipazione di più di 3mila
giovani da tutta la Corea. Forti di questo successo, essi hanno accolto la proposta
della Commissione per la pastorale giovanile di riproporre l’iniziativa nei prossimi
anni. (L.Z.)