Diffuso il messaggio della CEI per la prossima Giornata nazionale per la vita
Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha diffuso il Messaggio per la 30.ma
Giornata nazionale per la vita, che si celebrerà il prossimo 3 febbraio 2008 sul tema
"Servire la vita”. In esso, i vescovi italiani ribadiscono il concetto di maternità
e paternità come ricchezza e non come diritto da esercitare anche a costo di pesanti
manipolazioni etiche. Servire la vita, sottolineano i presuli, significa considerare
i figli non come cose da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori
ma come persone incoraggiate a diventare autonome a loro volta, educate alla libertà
e alla responsabilità. “Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui
esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà”. “Ne siamo convinti, pur
sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non
poter coronare la grande aspirazione di generare figli”. A questo proposito, ricordano,
esistono altre forme di paternità e maternità, come l’adozione e l’affidamento; l’amore
può oltre sì essere fecondo in tante modalità di donazione e servizio verso gli altri.
Servire la vita, inoltre, significa amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perché
è sempre e comunque degna in quanto tale. “Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato,
per chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi
il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta”. “Stupisce,
si legge nel Messaggio, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità
di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo
delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona”. Un
grazie, infine, i vescovi rivolgono a tutti coloro che scelgono liberamente di mettersi
a servizio dell’esistenza umana, dal concepimento fino alla sua fine: ai volontari
che si prodigano per rimuovere le cause dell’aborto; alle famiglie che riescono a
tenere con sé in casa gli anziani; ai genitori capaci di un amore non possessivo”.
(A cura di Francesca Fialdini)