Con l'appello "Il nome di Dio è la pace" si è concluso a Napoli il Meeting interreligioso
promosso dalla Comunità di Sant'Egidio
"Il nome di Dio è la pace". Con questo appello rivolto a tutti gli uomini, i leader
delle religioni mondiali, alla presenza del capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano,
hanno chiuso ieri sera i loro incontri a Napoli nell’ambito dell’annuale Meeting promosso
dalla Comunità di Sant’Egidio, "Uomini e Religioni". Tre giorni di lavori, inaugurati
domenica dalla visita del Papa. Da Napoli, la nostra inviata Francesca Sabatinelli.
La situazione
nel mondo, la violenza, il fantasma di un possibile e non lontano conflitto contro
l’Iran, spaventano i leader religiosi che non nascondono le loro preoccupazioni.
Il loro essersi riuniti qui a Napoli, così numerosi, alcuni, come il Patriarca Ecumenico
di Costantinopoli Bartolomeo I, per la prima volta ad un meeting della Comunità di
Sant’Egidio, è il segnale della loro intenzione di voler, nonostante le differenze
e in alcuni casi anche divergenze, lavorare insieme e ripetere insieme che ci si deve
opporre ad ogni abuso della religione come pretesto per la violenza. La cerimonia
di ieri sera in piazza del Plebiscito, molto coreografica e molto suggestiva, ha contrastato
con l’appello di pace firmato dai leader, che conciso e diretto, ha lanciato un severo
monito: guerra, terrorismo e violenza negano il nome di Dio che è pace. Chiunque usa
il nome di Dio per odiare l'altro, per compiere atti di violenza, per fare la guerra,
bestemmia il nome di Dio. Al pessimismo ereditato dal XX secolo la risposta è la forza
dello spirito, senza dialogo e preghiera non c’è speranza, la violenza è sempre una
sconfitta per tutti. Le religioni, ha fortemente ribadito Andrea Riccardi, fondatore
della Comunità di Sant’Egidio, non sono una bandiera per combattere. E’ vergognoso
quando sono sfruttate dal terrorismo. E sialui che il presidente Napolitano,
anch’egli sul palco, hanno ricordato quanto detto domenica scorsa dal Papa qui a Napoli:
mai le religioni possono divenire veicoli di odio. Parole, secondo Riccardi, di un
uomo di pace preoccupato per la situazione nel mondo. Le religioni non vogliono sostituirsi
ai tavoli della diplomazia, piuttosto arricchirli con lo spirito in quanto uomini
di pace, concreti e realisti perché pieni di spirito. E’ lo spirito di Assisi conclude
il messaggio che qui, da Napoli, si oppone con forza e coraggio alla violenza. La
prossima tappa per uomini e religioni, l’edizione del 2008, sarà Cipro, da dove si
parla a tutto il mondo ortodosso e da dove si vede più da vicino il Medio Oriente,
ha spiegato Riccardi, dove si potranno misurare il dialogo e la pace con la vicinanza
ai fuochi di guerra. Il patriarca greco-cipriota, l’arcivescovo di Cipro, Chrysostomos
II:
R. – Parole in greco... Noi lavoreremo duramente
per divenire un ponte di pace tra Oriente ed Occidente. Siamo già impegnati e ci impegneremo
con forza per porre le basi per una costruzione di pace che sia solida e che coinvolga
tutti i popoli del mondo.
D. – A questo punto è importante
credere fortemente nella forza del dialogo interreligioso...
R.
– Parole in greco... Noi crediamo molto nel dialogo, perchè crediamo che
questo possa essere alla base della costruzione di una pace duratura e solida che
coinvolga tutte le nazioni, i popoli e le religioni.
Altro appuntamento
quello rivolto dal cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha annunciato l’intenzione
di voler realizzare una struttura permanente di dialogo interreligioso e interculturale
tale da fare del capoluogo partenopeo la capitale mediterranea del dialogo.(Francesca
Sabatinelli, da Napoli, Radio Vaticana)
Ma ascoltiamo, al microfono di
Francesca Sabatinelli, il promotore di questo Meeting, il prof. Andrea Riccardi,
che durante la manifestazione ha più volte criticato il dilagare del pessimismo…
R. –
Pessimismo? Sì io credo che ci sia troppo pessimismo in giro. Il pessimismo informa
le gazzette, il pessimismo sembra la verità amara e sporca della storia. In realtà
il pessimismo trova continuamente motivi, trova continuamente ragioni, trova continuamente
conferme perché ci sono tante crisi aperte. Io sono allora convinto che, invece, questo
pessimismo è il fumo che non ci fa vedere le speranze ed i sentieri di pace che invece
si stanno aprendo, come proprio in questi giorni quello importantissimo tra Israele
e palestinesi: un discorso di altissimo livello, a giudizio di grandi esperti israeliani
ed arabi, che viene ignorato mentre si discute di cose che non hanno alcun grande
rilievo.
D. – Forse la fotografia principale di
questo appuntamento di Napoli è la foto del Papa con i principali leader religiosi.
Un grande successo…
R. - Sì, sedere attorno alla
stessa tavola è veramente un segno di pace e dobbiamo essere grati a Benedetto XVI
che ha presieduto quella tavola con grande serenità, come fosse una tavola di famiglia.
Io ero seduto a quella tavola e sono rimasto profondamente colpito proprio di questo
clima sereno che ci è stato tra personalità estremamente diverse fra loro.
D.
– Molte delle quali sono venute qui al Meeting di Sant’Egidio per la prima volta,
come Bartolomeo I. Dei passi, quindi, che devono essere interpretati in che modo?
R.
– Dei passi importanti, perché qui si incrociano diversi cammini di pace, quello dell’unità
dei cristiani, quello del dialogo tra religioni, ebrei, musulmani e cristiani, ma
anche quello della ricerca concreta sul terreno di soluzioni di pace. Perché, per
dirla chiaramente, secondo me non c’è pace senza Spirito e quando il mondo dello spirito,
cioè quello delle religioni, rinuncia alla pace soffoca quello che ha di più forte
e di meglio di sé.
D. – La ricerca dello spirito:
questo è stato uno dei tratti del discorso del Patriarca Bartolomeo I che ha indicato
quelli che sono i rischi delle religioni, il chiudersi e gli assolutismi. Ciò che
porta poi anche a gravi episodi di terrorismo…
R.
– Questo secondo me è stato molto giusto, molto puntuale e proprio per questo ci incontriamo,
per non chiuderci e per non pensare che l’unico mondo bello è il mondo dove ci sono
tutti quelli uguali a noi. Perché a Napoli c’era tanta gente di religioni diverse,
anche tanti laici, gente di cultura, rappresentanti della politica: tutti insieme
mostrano che il mondo è convivere con gente diversa.