2007-10-24 13:24:39

Con l'appello "Il nome di Dio è la pace" si è concluso a Napoli il Meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio


"Il nome di Dio è la pace". Con questo appello rivolto a tutti gli uomini, i leader delle religioni mondiali, alla presenza del capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano, hanno chiuso ieri sera i loro incontri a Napoli nell’ambito dell’annuale Meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, "Uomini e Religioni". Tre giorni di lavori, inaugurati domenica dalla visita del Papa. Da Napoli, la nostra inviata Francesca Sabatinelli.RealAudioMP3


La situazione nel mondo, la violenza, il fantasma di un possibile e non lontano conflitto contro l’Iran, spaventano i leader religiosi che non nascondono le loro preoccupazioni. Il loro essersi riuniti qui a Napoli, così numerosi, alcuni, come il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, per la prima volta ad un meeting della Comunità di Sant’Egidio, è il segnale della loro intenzione di voler, nonostante le differenze e in alcuni casi anche divergenze, lavorare insieme e ripetere insieme che ci si deve opporre ad ogni abuso della religione come pretesto per la violenza. La cerimonia di ieri sera in piazza del Plebiscito, molto coreografica e molto suggestiva, ha contrastato con l’appello di pace firmato dai leader, che conciso e diretto, ha lanciato un severo monito: guerra, terrorismo e violenza negano il nome di Dio che è pace. Chiunque usa il nome di Dio per odiare l'altro, per compiere atti di violenza, per fare la guerra, bestemmia il nome di Dio. Al pessimismo ereditato dal XX secolo la risposta è la forza dello spirito, senza dialogo e preghiera non c’è speranza, la violenza è sempre una sconfitta per tutti. Le religioni, ha fortemente ribadito Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, non sono una bandiera per combattere. E’ vergognoso quando sono sfruttate dal terrorismo. E sia lui che il presidente Napolitano, anch’egli sul palco, hanno ricordato quanto detto domenica scorsa dal Papa qui a Napoli: mai le religioni possono divenire veicoli di odio. Parole, secondo Riccardi, di un uomo di pace preoccupato per la situazione nel mondo. Le religioni non vogliono sostituirsi ai tavoli della diplomazia, piuttosto arricchirli con lo spirito in quanto uomini di pace, concreti e realisti perché pieni di spirito. E’ lo spirito di Assisi conclude il messaggio che qui, da Napoli, si oppone con forza e coraggio alla violenza. La prossima tappa per uomini e religioni, l’edizione del 2008, sarà Cipro, da dove si parla a tutto il mondo ortodosso e da dove si vede più da vicino il Medio Oriente, ha spiegato Riccardi, dove si potranno misurare il dialogo e la pace con la vicinanza ai fuochi di guerra. Il patriarca greco-cipriota, l’arcivescovo di Cipro, Chrysostomos II:

R. – Parole in greco...
Noi lavoreremo duramente per divenire un ponte di pace tra Oriente ed Occidente. Siamo già impegnati e ci impegneremo con forza per porre le basi per una costruzione di pace che sia solida e che coinvolga tutti i popoli del mondo.

 
D. – A questo punto è importante credere fortemente nella forza del dialogo interreligioso...

 
R. – Parole in greco...
Noi crediamo molto nel dialogo, perchè crediamo che questo possa essere alla base della costruzione di una pace duratura e solida che coinvolga tutte le nazioni, i popoli e le religioni.

Altro appuntamento quello rivolto dal cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha annunciato l’intenzione di voler realizzare una struttura permanente di dialogo interreligioso e interculturale tale da fare del capoluogo partenopeo la capitale mediterranea del dialogo.(Francesca Sabatinelli, da Napoli, Radio Vaticana)

Ma ascoltiamo, al microfono di Francesca Sabatinelli, il promotore di questo Meeting, il prof. Andrea Riccardi, che durante la manifestazione ha più volte criticato il dilagare del pessimismo…RealAudioMP3


R. – Pessimismo? Sì io credo che ci sia troppo pessimismo in giro. Il pessimismo informa le gazzette, il pessimismo sembra la verità amara e sporca della storia. In realtà il pessimismo trova continuamente motivi, trova continuamente ragioni, trova continuamente conferme perché ci sono tante crisi aperte. Io sono allora convinto che, invece, questo pessimismo è il fumo che non ci fa vedere le speranze ed i sentieri di pace che invece si stanno aprendo, come proprio in questi giorni quello importantissimo tra Israele e palestinesi: un discorso di altissimo livello, a giudizio di grandi esperti israeliani ed arabi, che viene ignorato mentre si discute di cose che non hanno alcun grande rilievo.

 
D. – Forse la fotografia principale di questo appuntamento di Napoli è la foto del Papa con i principali leader religiosi. Un grande successo…

 
R. - Sì, sedere attorno alla stessa tavola è veramente un segno di pace e dobbiamo essere grati a Benedetto XVI che ha presieduto quella tavola con grande serenità, come fosse una tavola di famiglia. Io ero seduto a quella tavola e sono rimasto profondamente colpito proprio di questo clima sereno che ci è stato tra personalità estremamente diverse fra loro.

 
D. – Molte delle quali sono venute qui al Meeting di Sant’Egidio per la prima volta, come Bartolomeo I. Dei passi, quindi, che devono essere interpretati in che modo?

 
R. – Dei passi importanti, perché qui si incrociano diversi cammini di pace, quello dell’unità dei cristiani, quello del dialogo tra religioni, ebrei, musulmani e cristiani, ma anche quello della ricerca concreta sul terreno di soluzioni di pace. Perché, per dirla chiaramente, secondo me non c’è pace senza Spirito e quando il mondo dello spirito, cioè quello delle religioni, rinuncia alla pace soffoca quello che ha di più forte e di meglio di sé.

 
D. – La ricerca dello spirito: questo è stato uno dei tratti del discorso del Patriarca Bartolomeo I che ha indicato quelli che sono i rischi delle religioni, il chiudersi e gli assolutismi. Ciò che porta poi anche a gravi episodi di terrorismo…

 
R. – Questo secondo me è stato molto giusto, molto puntuale e proprio per questo ci incontriamo, per non chiuderci e per non pensare che l’unico mondo bello è il mondo dove ci sono tutti quelli uguali a noi. Perché a Napoli c’era tanta gente di religioni diverse, anche tanti laici, gente di cultura, rappresentanti della politica: tutti insieme mostrano che il mondo è convivere con gente diversa.







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