Un convegno a Roma ricorda Giovanni Palatucci, il questore morto a Dachau a 36 anni
dopo aver salvato oltre 5.000 ebrei
La figura di Giovanni Palatucci, il questore che negli anni difficili della Seconda
Guerra Mondiale riuscì a salvare la vita a migliaia di ebrei, è stata ricordata in
questi giorni in un convegno che si è svolto a Roma presso la sede della rivista dei
gesuiti Civiltà Cattolica. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:
Un eroe
della virtù cristiana e del merito civile, esempio luminoso di umanità e di coraggio.
Questa la figura di Giovanni Palatucci, ultimo questore della città di Fiume italiana,
riconosciuto “Giusto tra le nazioni” per aver salvato 5mila ebrei da morte sicura
nei lager nazisti. Impresa che gli ha guadagnato la Medaglia d’Oro al merito civile,
e che ha portato la Chiesa a riconoscerlo Servo di Dio. Il valore di questa figura
nelle parole di padre Piersandro Vanzan, moderatore dell’incontro,
e vicepresidente dell’Associazione Palatucci, dei Cappellani della Polizia di Stato,
che promuove la causa di beatificazione:
R. – Questa
figura straordinaria di un laico cristiano che ha salvato migliaia di ebrei è un messaggio
che ci ricorda il primo comandamento: “Amerai il Signore tuo Dio”. Egli Lo ha amato
più di se stesso, perché ha dato la vita non per i suoi, ma per gli ebrei. Giovanni
Palatucci dice ai giovani di oggi che non si può vivere senza ideali.
Esempio
di eroico coraggio dal valore universale, Palatucci lascia ai contemporanei un’eredità
morale fatta di grandi e piccoli insegnamenti. Lo ricorda la prof.ssa Anna
Foa, docente di storia presso l’Università La Sapienza di Roma e membro
della comunità ebraica della capitale:
R. – “Una
vita salva mille vite” si dice nell’ebraismo e quindi anche quel piccolo atto di resistenza
che ciascuno di noi può fare nel suo piccolo, anche senza essere un eroe, anche senza
essere portato alla santità, anche senza questo, è qualcosa che serve, che conta,
che costruisce.
Un eroe del quotidiano che seppe
interpretare nel modo più alto il valore della vicinanza alle esigenze dei cittadini.
Ce ne parla il prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia:
R.
– E’ una filosofia di rispetto, di generosità, di vicinanza alla gente, di voglia
di approfondire, di studiare i bisogni del cittadino, di interpretare le esigenze,
di capirle per poterle poi soddisfare. Significa essere “prossimo” e Palatucci è stato
“prossimo”.
A conclusione della guerra gli ebrei
di Fiume sopravvissuti all’Olocausto decisero di commemorare Palatucci intitolando
a suo nome una strada e un parco nella città di Ramat Gan, nello Stato di Israele.
Lungo quella via crescono oggi 36 alberi, uno per ogni anno della sua giovane vita
stroncata a Dachau.