Nelle isole Fiji, anche la Chiesa impegnata nella stesura della nuova Carta costituzionale
La Chiesa cattolica parteciperà, nelle isole Fiji, alla ricostruzione morale e civile
del Paese: nel Consiglio Popolare, che dovrà redigere una nuova Carta costituzionale,
è stato chiamato infatti anche l’arcivescovo di Suva, mons. Petero Mataca. Il presule
dovrà garantire che la Carta sia rispettosa della dignità e dei diritti inalienabili
della persona. Il Consiglio – riferisce l’agenzia Fides – dovrà prima di tutto “redigere
un documento informativo sullo stato della nazione, offrendo una diagnosi completa
della natura e della profondità dei problemi in cui si trova il Paese”. La Costituzione
del 1997 ha delineato un sistema parlamentare multietnico. Adesso è necessaria, secondo
gli osservatori, l’elaborazione di una Carta in grado di garantire pace, democrazia
e prosperità. L’ex colonia britannica è indipendente dal 1970: la storia del Paese,
arcipelago formato da circa 320 isole con una superficie di poco inferiore a quella
della regione italiana del Veneto, è stata segnata da anni di guerra civile che ne
hanno danneggiato il tessuto sociale, politico ed economico. Sul versante politico,
in particolare, ci sono state due riforme costituzionali e diversi colpi di Stato.
Quello del 2000 è stato compiuto da nazionalisti che hanno costretto alle dimissioni
l’allora premier, Mahendra Chaudhry, di etnia indiana. In seguito alle elezioni del
2001, vinte dal partito melanesiano, è seguita una lunga crisi istituzionale dovuta
al mancato inserimento nella compagine governativa di rappresentanti della minoranza
indiana. Nel 2006 ha preso il potere, con un golpe incruento, il colonnello Frank
Bainimarma, attualmente primo ministro, che ha promesso di indire libere elezioni
nel 2009. Su una popolazione di circa 840 mila persone, quasi il 53 per cento è di
fede cristiana. Gli induisti sono circa il 38 per cento e i musulmani l’8 per cento.
(A.L.)