Meeting di Loreto sulle migrazioni: non procedono solo da sud a nord i flussi migratori
E’ uno stereotipo quello secondo cui i flussi migratori si spostano, principalmente,
dal sud verso il nord del mondo. E’ quanto emerge dal documento finale del X Meeting
internazionale sulle migrazioni, svoltosi a Loreto dal 28 settembre al 3 ottobre e
promosso, tra gli altri, da Missionari e Laici Scalabriniani. Su circa 200 milioni
di migranti – si legge nel testo diffuso ieri – oltre 61 milioni emigrano da uno Stato
del sud del mondo verso altri Paesi Poveri. Sono circa 62 milioni, poi, coloro che
emigrano da Paesi poveri verso Stati ricchi. I flussi migratori da nazioni sviluppate
verso altri Paesi ricchi riguarda, inoltre, più di 52 milioni di persone. A completare
questo quadro, ci sono altri 14 milioni di emigranti che seguono la direttiva da nord
a sud. Per quanto riguarda le varie criticità, nel Continente africano, in particolare,
si vive ancora in modo drammatico l’emergenza dei rifugiati e dei profughi a causa
di squilibri sociali e politici. Si tratta di una tragedia che riguarda dai 7 ai 10
milioni di africani. Nel Continente asiatico – si legge ancora nel documento – si
stanno consolidando “nuovi poli di attrazione migratoria”, quali il Giappone, la Corea
del Sud, Taiwan e Singapore. E’, nella maggioranza dei casi, una migrazione stagionale
a forte rotazione, "con una limitazione spesso palese di diritti sociali e umani dei
migranti". Anche in America Latina sono in corso importanti correnti migratorie,
soprattutto nella regione andina e nel cono Sud. Molti Paesi europei, il Canada e
gli Stati Uniti – si sottolinea infine nel documento – sembrano invece ossessionati
da una situazione percepita come quella di una “fortezza assediata”. I governi di
questi Stati proseguono a seguire “politiche restrittive relative agli ingressi, che
producono sistematicamente una massa sempre più consistente di clandestini e di immigrati
regolari”. Si mettono in luce, quindi, le conseguenze negative dell’economia globalizzata.
Un’economia che, secondo l’analisi di quanti hanno partecipato al Meeting internazionale
sulle migrazioni, alimenta gli squilibri di quello che viene definito il “nuovo disordine
mondiale” e produce in continuazione “vite di scarto”. “Se continua la politica migratoria
attuale – si avverte nel documento - dobbiamo, senza ipocrisie, essere consapevoli
che i vantaggi maggiori continueranno ad essere ottenuti dall’Europa, dal nord America
e dall’Australia”, che possono beneficiare “di una delle risorse dei Paesi poveri:
i lavoratori altamente qualificati”. Nel testo si auspica, infine, “un buon governo
dell’immigrazione” perché una gestione corretta di tale fenomeno è una “sfida inseparabile
dalla capacità di disegnare un modello di sviluppo non solo economicamente competitivo,
ma anche socialmente sostenibile”. Al Meeting internazionale sulle migrazioni hanno
partecipato oltre 40 studiosi provenienti da vari Paesi anche non europei, tra cui
Stati Uniti, Canada, Messico, India e Australia. (A.L.)