2007-10-22 15:32:54

A Roma, XIII Cenacolo del Servizio di Animazione Comunitaria del Movimento per un Mondo Migliore


Il Servizio di Animazione Comunitaria, più noto come Gruppo promotore del Movimento per un Mondo Migliore, celebra in questi giorni a Roma, fino al 26 ottobre, la sua XIII Assemblea generale. L’incontro è denominato anche “Cenacolo”, secondo la definizione del padre gesuita Riccardo Lombardi, iniziatore del Movimento intervocazionale nel 1936. Partecipano 48 delegati in rappresentanza dei 650 membri e dei 30 gruppi nazionali presenti nei cinque continenti. Giovanni Peduto ha chiesto a don Enzo Caruso, direttore del gruppo italiano, quale sia il carisma del Movimento:RealAudioMP3


R. - Il Servizio di Animazione comunitaria ha mantenuto sempre al centro la grande intuizione di padre Lombardi: il mondo ha bisogno costante di Cristo perché ha bisogno di salvezza. La Chiesa ha il compito di comunicare Cristo al mondo: per poter compiere efficacemente la sua missione nel tempo presente, la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi nel cuore come anche nelle forme storiche con cui si presenta al mondo. Dunque: rinnovare la Chiesa per rinnovare il mondo.
 
D. - Quali sono i frutti e i dinamismi che il Movimento ha suscitato col suo servizio per il rinnovamento della Chiesa secondo il Concilio?

 
R. - Prima ancora che il Concilio apparisse all’orizzonte, padre Lombardi e i suoi collaboratori stavano già compiendo una vasta opera di sensibilizzazione sul bisogno di rinnovamento del mondo, in termini di costruzione di una umanità come fraternità universale. Dopo la celebrazione del Concilio, la grande domanda che il Gruppo promotore del Movimento per un Mondo Migliore si pose fu: “Come fare per tradurre la nuova visione di Chiesa da dottrina in prassi?”. Occorreva, quindi, promuovere "itinerari-tipo”, ossia esperienze programmatiche che, attraverso un’azione globale e organica, potessero servire come esempio o modello di rinnovamento e di edificazione della Chiesa. Fu così che nacquero i progetti di rinnovamento. Oggi, il Gruppo promotore accompagna itinerari di rinnovamento in oltre 120 diocesi del mondo, in 300 parrocchie, ed è presente con una vasta opera di sensibilizzazione, attraverso attività varie: corsi, convegni, incontri, esercizi spirituali, corsi di abilitazione alla conduzione di processi di rinnovamento, ecc.

 
D. - Quali sono le difficoltà e le problematiche che incontra il Movimento nei contesti in cui opera?

 
R. - Viviamo in una fase del dopo Concilio segnata dal raffreddamento dell’ardore iniziale e da una sostanziale mancanza di creatività. Si preferisce ripiegare su pronunciamenti dottrinali e sulla cura della vita interna della Chiesa, anziché osare. Da un lato, il magistero chiede una sincera conversione di mentalità, ma nel tessuto ecclesiale domina spesso il timore, la nostalgia del passato, l’accomodamento (“si fa quel che si può”), quando non addirittura il ritorno esplicito al passato e la chiusura al dialogo col presente. Vi è una grande difficoltà a convertire le strutture della Chiesa in senso missionario. Non c’è la consapevolezza che la sfida del Concilio rimane quella di come convocare un popolo e farlo camminare come tale.







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