Sacerdoti rapiti in Iraq. Mons. Casmoussa: il governo è "indifferente"
“Scade domani il termine fissato dai rapitori per il pagamento del riscatto (un milione
di dollari), ma sia ieri che stamattina non abbiamo ricevuto alcuna telefonata da
parte loro”: lo ha detto alla MISNA mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico
di Mosul, in Iraq, che sta conducendo le trattative con gli autori del sequestro di
padre Pius Afas e padre Mazen Ishoa, avvenuto sabato scorso proprio a Mosul. Intanto,
dalle pagine del sito internet in arabo www.ankawa.com, ripreso dall’agenzia AsiaNews,
mons. Casmoussa, parla dell'atteggiamento “indifferente” del governo centrale e delle
autorità politiche locali circa la sorte dei cristiani in Iraq. “Nessun politico ci
ha chiamati – afferma il presule – nemmeno per esprimerci solidarietà, non vi è stato
nessun tipo di intervento”. Mons. Casmoussa si rivolge poi alla comunità cristiana
e chiede di “continuare a pregare perché abbiamo bisogno di pace”; ricorda infine
che i “cristiani d’Iraq sono fedeli al loro Paese e rispettano tutti i gruppi” che
lo popolano. Padre Afas e padre Ishoa erano stati bloccati da un numero imprecisato
di uomini armati mentre si trovavano nel quartiere al-Thawra; si stavano dirigendo
nella chiesa di Fatima, nel quartiere di al-Faisaliya, dove erano attesi per la celebrazione
di un funerale. Padre Afas, 60 anni, è stato direttore di una rivista cattolica, mentre
padre Ishoa è stato ordinato sacerdote da poco. Entrambi sono originari della zona
di Mosul. (R.M.)