Conclusa la decima edizione del "Religion Today Filmfestival". Intervista con il regista
Zanussi
Con la cerimonia di premiazione che si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Sala Marconi
della Radio Vaticana, si è chiuso l’appuntamento romano del "Religion Today Filmfestival",
giunto al suo decimo anno di vita. La Giuria internazionale e interconfessionale ha
premiato diverse pellicole, tra le quali il film “Il sole splende su tutti egualmente”,
dell’iraniano Abbas Rafei, e il documentario “Yoel, Israel e Pashkavils”, dell’israeliana
Lina Chaplin. Il servizio di Luca Pellegrini:
Avvicinare
persone, popoli e religioni e porle davanti all’immagine quale esperienza di condivisione,
solidarietà e dialogo. Le mete sono impegnative e affascinanti e il cinema può incarnare
e proporre queste sfide perché è un mezzo globale di cultura e di comunicazione. Ne
hanno intuito portata e speranze i fondatori del "Religion Today Festival" con il
suo presidente, don Massimo Manservigi. Itinerante sul suolo italiano, si pone come
un vero e proprio “laboratorio di convivenza” nel corso del quale pellicole provenienti
dalle più diverse aree culturali e legate a diverse esperienze religiose sono inserite
in un concorso in cui la giuria rappresenta in modo composito le fedi e le nazionalità
del mondo, con l’intento di promuovere un patrimonio comune. Film, documentari e cortometraggi
hanno anche nell’edizione di quest’anno esplorato vari punti di vista sull’esistenza
e sul sacro sottesi alle diverse religioni, promuovendo opere altrimenti trascurate
dal grande mercato. Affiancano il concorso, un laboratorio cinematografico - ove insieme
si prega e parla di cinema - e un gruppo di studio per la promozione di un vero e
proprio network di festival cinematografici, interessati alla valorizzazione e diffusione
del cinema religioso. Il regista polacco Kryzstof,
Zanussi, che nella sede della nostra emittente ha tenuto una relazione
sul tema “Il futuro del cinema religioso”, così commenta i rapporti tra cinema e spiritualità:
R.
- C’è un contenuto spirituale del cinema e di tutte le discipline dell’arte, che distingue
le opere valide dalle opere invalide, perché quando non c’è il contenuto spirituale,
non c’è niente. Anche nei film leggerissimi si trova o si può trovare il contenuto
spirituale, il contenuto approfondito. La dimensione spirituale, cioè la visione del
sacro e del mistero, è una nozione universale, che serve in tutte le culture sia che
io parli con i buddhisti, sia che io parli con gli islamici o gli induisti o gli ebrei
ritrovo sempre la stessa nozione del sacro e del mistero. Questo sono due cose che
ci uniscono.
Gilad Goldschmidt, rabbino
di Gerusalemme e regista che ha partecipato al Festival in qualità di giurato, delinea
le prospettive per una collaborazione tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo:
R.
- For sure… Sicuro, penso ci sia qualcosa di veramente speciale in questo
Festival, perché è chiamato “Religion today”, non è chiamato “Christianity today”
o “Judaism today”. E’ chiamato così perché presenta qualcosa di fondamentale, comune
a tutte le religioni. Un film religioso non deve necessariamente trattare alcuni aspetti
specifici di una religione, perché gli aspetti principali di una religione sono comuni
al mondo musulmano, al mondo buddhista, al mondo cristiano ed ebraico. E penso che
sia qualcosa di evidente anche nei film di quest’anno. Molti di questi film trattano
la questione della Provvidenza e dei miracoli, domande fondamentali per tutti i credenti.
Quindi, quando hai un film potente che suscita forti emozioni e pensieri su Dio, sul
modo in cui Egli opera, lavora e interviene nel mondo, sul problema del credere e
su molte domande fondamentali che sono comuni a tutti i film, sono sicuro che ci possa
essere una collaborazione nei film religiosi, senza tenere conto di quale sia l’origine
della religione.