Repubblica Centrafricana: i missionari incaricati di avviare colloqui di pace nel
nord-ovest
La Chiesa della Repubblica Centrafricana è stata ufficialmente incaricata di condurre
trattative e facilitare incontri tra esercito e ribelli nel nord-ovest del Paese:
lo hanno riferito all’agenzia Misna fonti missionarie locali, rivelando che anche
ieri si sono avuti incontri tra alcuni missionari e i vertici dei gruppi ribelli da
mesi in conflitto con le truppe governative; la settimana scorsa, un altro incontro
tra militari e un luogotenente dei ribelli si era tenuto nella città di Ndim. Secondo
altre fonti che hanno chiesto l’anonimato, lo stesso presidente della Repubblica Centrafricana,
François Bozizé, in compagnia di un generale francese, si sarebbe recato in una missione
per chiedere un intervento della Chiesa, al fine di trovare una soluzione ai contrasti
emersi negli ultimi mesi. “Le violenze di esercito, ribelli e banditi comuni – hanno
spiegato le fonti missionarie – hanno causato un numero imprecisato di sfollati; solo
a Bozoum, ne sono stati censiti 11 mila. Molti altri hanno varcato il confine con
il Camerun e a questi bisogna aggiungere quelli che hanno trovato rifugio nelle campagne”.
L'emergenza umanitaria è aggravata dall’impossibilità di coltivare i campi: UNICEF
e Programma Alimentare Mondiale (PAM) hanno avviato la distribuzione di generi di
prima necessità, la Caritas ha fornito teloni, coperte e attrezzature varie. “Anche
il commercio è fermo – hanno aggiunto le fonti – e quella che era una strada importante,
perché conduceva ai mercati camerunensi di Mbayboum, ora è un’arteria praticamente
vuota. I pochi camion che la percorrono sono scortati dai militari; chi si avventura
da solo è spesso bloccato da ribelli o banditi e costretto a pagare un pedaggio".
"Dieci giorni fa - hanno concluso - alcune suore a bordo di un’automobile sono state
bersaglio di colpi da arma da fuoco: è probabile si sia trattato di uno sbaglio e
fortunatamente non ci sono state vittime; tuttavia, è un episodio che fa capire la
precaria situazione in cui la gente di questa parte del Paese vive adesso”. (R.M.)