Il presidente russo Putin annuncia lo sviluppo di nuove armi atomiche e chiede agli
Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq – L’ex premier Bhutto, rientrata
in Pakistan dopo 8 anni esilio, dichiara di voler riportare la democrazia nel Paese
La Russia prepara nuove armi atomiche, gli Stati Uniti fissino la data del ritiro
dall’Iraq. E’ quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, nel botta e risposta
con i cittadini in diretta televisiva. Il nostro servizio:
Dalla tradizionale
linea diretta tra il presidente Vladimir Putin e i cittadini russi, sono emerse strategie
che riguardano sia ambiti politici sia piani militari: il leader del Cremlino ha annunciato,
in particolare, lo sviluppo di nuove armi atomiche, l’ammodernamento di tutti gli
armamenti e la messa a punto di innovativi sistemi missilistici. Putin ha anche precisato
che nel 2008 sarà avviata la costruzione di un nuovo sottomarino nucleare. All’annuncio
del miglioramento delle capacità difensive, è poi seguita la spiegazione di questa
linea strategica: rispondendo alle domande dei cittadini, il presidente russo ha ricordato
la situazione dell’Iraq, un Paese – ha affermato – dalle enormi risorse petrolifere
non in grado, però, di difendersi con le proprie forze. “La Russia – ha detto Putin
non è l’Iraq” e il nostro Paese “ha forza sufficiente e mezzi per difendersi” e tutelare
“i propri interessi dentro e fuori i propri confini”. Parlando ancora del Paese arabo,
Putin ha poi affermato che “si può defenestrare un regime autoritario, come quello
di Saddam Hussein, ma non si può sconfiggere un popolo”. Si tratta – ha detto – di
una "lotta senza futuro". Il presidente russo ha anche chiesto agli Stati Uniti di
fissare una data per il ritiro dall’Iraq e consentire così alle autorità irachene
di stabilizzare la situazione. Rispondendo ad una domanda sul progetto americano di
estendere il proprio sistema di difesa spaziale anche all’Europa, Putin ha detto infine
che “gli Stati Uniti si rendono conto delle preoccupazioni russe e stanno cercando
il modo di eliminarle”.
- All’indomani del via libera della Turchia alle
operazioni militari in Iraq contro militanti del Partito dei lavoratori curdi (PKK),
il governo regionale autonomo del Kurdistan iracheno ha chiesto ad Ankara un “dialogo
diretto” sulla questione dei ribelli separatisti curdi turchi. Intanto ad Erbil, centinaia
di dimostranti sono scesi in piazza per manifestare contro la decisione del governo
Erdogan. E in Iraq non si arresta la violenza: a Bassora un civile iracheno è morto
e altri 15 sono rimasti feriti nell’esplosione di un ordigno saltato in aria nei pressi
di un liceo.
- Ancora gelo tra Stati Uniti e Cina. Pechino ha convocato l’ambasciatore
americano nel Paese per “protestare vivamente” dopo il conferimento al Dalai Lama
della medaglia del Congresso USA, massima onorificenza civile. Il nostro servizio:
Un gesto
che ha minato “seriamente” le relazioni tra Pechino e Washington. E’ il commento delle
autorità cinesi dopo il riconoscimento del Congresso americano, conferito ieri dallo
stesso presidente Bush, al Dalai Lama. Un'onorificenza che seguiva il colloquio privato
tra il capo della Casa Bianca ed il leader spirituale tibetano e che aveva sollevato
le ire di Pechino, convinta che il Dalai Lama voglia promuovere l’indipendenza del
Tibet. Ieri dopo la consegna della medaglia, lo stesso Nobel per la Pace è tornato
a chiedere una “genuina autonomia” mentre Bush ha invitato la Cina ad avviare colloqui
con il leader spirituale da lui definito “uomo di pace e di riconciliazione”. Parole
che hanno innervosito l’esecutivo di Hu Jintao; un portavoce del ministero degli Esteri
di Pechino ha accusato gli Stati Uniti di ingerenza negli affari interni della Cina
ed ha sollecitato la stessa amministrazione USA ad attivarsi in maniera concreta
proprio per tutelare i rapporti sino-americani e la loro tenuta. La stessa fonte ha
accusato il leader tibetano di non voler abbandonare "le idee secessioniste".
Un articolo pubblicato dall’agenzia Nuova Cina sostiene inoltre che il Dalai Lama
avrebbe ordinato gli omicidi di almeno quattro dei suoi oppositori. Nulla è trapelato
sulle misure concrete che Pechino intende prendere contro la Casa Bianca.
-
Dopo 8 anni di esilio volontario negli Emirati Arabi e nel Regno Unito, è rientrata
in Pakistan l’ex primo ministro, Benazir Bhutto. All’arrivo, a Karachi, è stata accolta
da oltre 250 mila persone. Nella città pakistana, presidiata da più di 20 mila agenti,
lo stato di allerta è alto perché si temono attentati da parte di miliziani di Al
Qaeda. Per il Pakistan si tratta, secondo gli analisti, di un rientro che può determinare
un nuovo assetto politico. Il nostro servizio:
Benazir Bhutto ha promesso di
riportare la democrazia nel Paese governato dal generale Pervez Musharraf, confermato
come presidente dopo le elezioni dello scorso 6 ottobre. Ha anche detto che il suo
rimpatrio è “una svolta” dalla dittatura militare alla democrazia. Ma la cornice politica
del rientro dell’ex primo ministro è comunque diversa da quella del 1986, quando tornò
dall’esilio per sfidare il generale Zia ul Haq. Dopo la morte di quest’ultimo nel
1988, la Bhutto divenne la prima donna alla guida di un governo nel mondo musulmano.
L’ex premier lasciò poi il Pakistan nel 1999 per sfuggire a procedimenti penali per
accuse di corruzione. Oggi si presenta, invece, come potenziale alleata del presidente
Musharraf, che le ha assicurato la cancellazione di tutte le accuse. Prima del suo
rientro, è stato inoltre siglato un accordo di riconciliazione: questa intesa, secondo
gli osservatori, potrebbe essere il preludio di una spartizione dei poteri dopo le
elezioni parlamentari di gennaio. Diversi analisti considerano molto probabile la
nomina della Bhutto a premier. Per quanto riguarda il generale Musharraf, si deve
attendere il pronunciamento della Corte suprema sulla legittimità della sua elezione.
L’opposizione ha fatto ricorso perchè, secondo la Costituzione pakistana, un militare
non può candidarsi alla presidenza. Al momento, non si sa quando verrà emessa la sentenza.
Musharraf non ha escluso l’imposizione della legge marziale nel caso gli fosse sfavorevole
il verdetto. La Corte suprema ha reso noto, infine, che sta esaminando anche la legalità
dell’amnistia che ha spianato la strada al ritorno dell'ex primo ministro Bhutto.
-
Sul significato che il ritorno della signora Bhutto assume nel panorama politico pakistano,
Stefano Leszczynski ha intervistato Alberto Negri, inviato in Pakistan
per Il Sole 24Ore: R.
– Il ritorno di Benazir Bhutto dopo otto anni di esilio ha sollevato l’entusiasmo
di centinaia di migliaia di pakistani e di seguaci del partito popolare che si sono
radunati intorno all’aeroporto dove è arrivata l’ex primo ministro. Si tratta di un’accoglienza
trionfale che dovrebbe continuare poi con la sfilata fino al Mausoleo di Jinnah, fondatore
del Pakistan, dove Benazir Bhutto terrà un discorso.
D.
– Il generale Musharraf risulta parecchio sminuito dall’entusiasmo che ha accolto
la signora Bhutto...
R. – Non c’è dubbio che l’accordo
tra Benazir Bhutto e Musharraf costituisca una “diminutio” per Musharraf stesso, il
generale che ha preso il potere nel ’99 con un colpo di Stato e che voleva guidare
da solo il Pakistan. Musharraf ha perso parecchia popolarità negli ultimi mesi. Abbiamo
visto che contro di lui non si è avuta soltanto l’opposizione islamica, ma anche quella
laica e secolarista della società civile pakistana. L’accordo con Benazir è il tentativo
di recuperare popolarità e riprendere in mano il destino del Paese. Funzionerà questo
tandem Benazir Bhutto-Musharraf? Questo è il vero grande interrogativo di un Paese
che vive sull’orlo di una grave crisi politica.
D.
– In particolare, c’è da chiedersi come reagiranno gli integralisti islamici... R. – Non c’è dubbio. La reazione degli integralisti islamici bisognerà
aspettarsela. Costituiscono una parte notevole di questo Paese soprattutto dal punto
di vista politico. Abbiamo visto che cosa sia successo nel luglio scorso ad un chilometro
dal palazzo presidenziale ad Islamabad, con l’assalto alla Moschea Rossa, con un centinaio
di morti, e quello che succede ai confini di questo Pakistan, fortemente talebanizzato,
che subisce l’infiltrazione dell’Afghanistan.
D.
– Ci saranno degli episodi significativi in Pakistan legati all’arrivo della Bhutto?
R.
– La Corte Suprema deve decidere due cose: la legittimità della rielezione, il 6 ottobre,
di Musharraf alla presidenza della Repubblica e la legittimità dell’amnistia, concessa
dallo stesso Musharraf per consentire il ritorno di Benazir Bhutto, liberandola dalle
accuse di corruzione di cui era imputata. Quindi, tutte e due i protagonisti hanno
il loro destino legato alle decisioni dei giudici.
- Giovedì nero in Francia
per lo sciopero di 48 ore indetto da otto sindacati dei trasporti che protestano
contro la riforma previdenziale, ancora in via di definizione. L’agitazione di oggi
rappresenta il primo vero ostacolo al mandato del presidente Nicholas Sarkozy, da
cinque mesi all’Eliseo. Era dal 1995 che non si scioperava in modo così imponente.
Quasi due milioni di persone protestano perché si vuole cambiare il regime pensionistico
speciale innalzando l’età per lasciare il lavoro dai 37,5 anni ai 40.
- Notte
di violenza nei Territori Palestinesi, dove sono ripresi gli scontri tra le milizie
di Hamas e Al Fatah. Quattro le persone rimaste uccise mentre la polizia del gruppo
radicale stava arrestando alcuni membri di un clan a Gaza City. 15 i feriti.
-
In Italia, il Consiglio dei ministri ha dato ieri sera il via libera al disegno di
legge che recepisce il protocollo sul Welfare, firmato da governo e parti sociali
nel luglio scorso, e approvato a larga maggioranza dai lavoratori nella recente consultazione.
Soddisfatti sindacati e Confindustria. Il provvedimento, collegato alla finanziaria,
andrà all’esame del Parlamento. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Governo,
sindacati e Confindustria hanno dunque ritrovato l’accordo. Intanto, su alcuni nodi
relativi alla previdenza, tornano le quattro finestre di uscita per le pensioni di
anzianità, viene eliminato il tetto di cinquemila uscite per i lavori usuranti e novità
anche per i contratti a termine. Previste una fase transitoria di quindici mesi per
chi ha già contratti in corso e l’esclusione dalle nuove norme dei lavoratori stagionali.
Questa volta l’intesa è stata raccolta pienamente dal Consiglio dei ministri sia pure
con l’astensione dei due rappresentanti della sinistra radicale, Ferrero e Bianchi.
Un dissenso legato soprattutto alla riforma del mercato del lavoro e d’altra parte,
sabato prossimo, la sinistra sarà in piazza contro la legge Biagi, difesa invece da
Confindustria e da una parte del Sindacato che, sempre sabato, manifesteranno invece
a favore. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
- Proseguono gli
arresti in Spagna di esponenti legati a Batasuna, partito dichiarato fuorilegge. Gorka
Diaz è stato fermato dopo che si era presentato spontaneamente davanti ai giudici.
Su di lui pendono le accuse di appartenenza all’ETA e di riunione illegale.
-
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato l’arresto del
responsabile somalo del PAM, Programma Alimentare Mondiale, fermato ieri nel suo ufficio
di Mogadiscio dove militari governativi hanno fatto irruzione. E' stata immediatamente
sospesa la distribuzione del cibo a più di 75mila persone.
- Con un volo partito
ieri sera da Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il capo delle Forze
di resistenza patriottiche dell’Ituri, Germain Katanga, è stato trasferito alla Corte
penale internazionale dell’Aja. E’ accusato di crimini contro l’umanità e di crimini
di guerra. Katanga era stato arrestato nel 2005. La sua milizia avrebbe compiuto massacri
a sfondo etnico. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Amedeo
Lomonaco)
Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in
lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz
e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore
21.00 e 23.00. Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana
Anno LI no. 291 E' possibile ricevere gratuitamente,
via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La
richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.