2007-10-18 15:29:29

Il presidente russo Putin annuncia lo sviluppo di nuove armi atomiche e chiede agli Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq – L’ex premier Bhutto, rientrata in Pakistan dopo 8 anni esilio, dichiara di voler riportare la democrazia nel Paese


La Russia prepara nuove armi atomiche, gli Stati Uniti fissino la data del ritiro dall’Iraq. E’ quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, nel botta e risposta con i cittadini in diretta televisiva. Il nostro servizio:RealAudioMP3

Dalla tradizionale linea diretta tra il presidente Vladimir Putin e i cittadini russi, sono emerse strategie che riguardano sia ambiti politici sia piani militari: il leader del Cremlino ha annunciato, in particolare, lo sviluppo di nuove armi atomiche, l’ammodernamento di tutti gli armamenti e la messa a punto di innovativi sistemi missilistici. Putin ha anche precisato che nel 2008 sarà avviata la costruzione di un nuovo sottomarino nucleare. All’annuncio del miglioramento delle capacità difensive, è poi seguita la spiegazione di questa linea strategica: rispondendo alle domande dei cittadini, il presidente russo ha ricordato la situazione dell’Iraq, un Paese – ha affermato – dalle enormi risorse petrolifere non in grado, però, di difendersi con le proprie forze. “La Russia – ha detto Putin non è l’Iraq” e il nostro Paese “ha forza sufficiente e mezzi per difendersi” e tutelare “i propri interessi dentro e fuori i propri confini”. Parlando ancora del Paese arabo, Putin ha poi affermato che “si può defenestrare un regime autoritario, come quello di Saddam Hussein, ma non si può sconfiggere un popolo”. Si tratta – ha detto – di una "lotta senza futuro". Il presidente russo ha anche chiesto agli Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq e consentire così alle autorità irachene di stabilizzare la situazione. Rispondendo ad una domanda sul progetto americano di estendere il proprio sistema di difesa spaziale anche all’Europa, Putin ha detto infine che “gli Stati Uniti si rendono conto delle preoccupazioni russe e stanno cercando il modo di eliminarle”.

- All’indomani del via libera della Turchia alle operazioni militari in Iraq contro militanti del Partito dei lavoratori curdi (PKK), il governo regionale autonomo del Kurdistan iracheno ha chiesto ad Ankara un “dialogo diretto” sulla questione dei ribelli separatisti curdi turchi. Intanto ad Erbil, centinaia di dimostranti sono scesi in piazza per manifestare contro la decisione del governo Erdogan. E in Iraq non si arresta la violenza: a Bassora un civile iracheno è morto e altri 15 sono rimasti feriti nell’esplosione di un ordigno saltato in aria nei pressi di un liceo.

- Ancora gelo tra Stati Uniti e Cina. Pechino ha convocato l’ambasciatore americano nel Paese per “protestare vivamente” dopo il conferimento al Dalai Lama della medaglia del Congresso USA, massima onorificenza civile. Il nostro servizio:RealAudioMP3


Un gesto che ha minato “seriamente” le relazioni tra Pechino e Washington. E’ il commento delle autorità cinesi dopo il riconoscimento del Congresso americano, conferito ieri dallo stesso presidente Bush, al Dalai Lama. Un'onorificenza che seguiva il colloquio privato tra il capo della Casa Bianca ed il leader spirituale tibetano e che aveva sollevato le ire di Pechino, convinta che il Dalai Lama voglia promuovere l’indipendenza del Tibet. Ieri dopo la consegna della medaglia, lo stesso Nobel per la Pace è tornato a chiedere una “genuina autonomia” mentre Bush ha invitato la Cina ad avviare colloqui con il leader spirituale da lui definito “uomo di pace e di riconciliazione”. Parole che hanno innervosito l’esecutivo di Hu Jintao; un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha accusato gli Stati Uniti di ingerenza negli affari interni della Cina ed ha sollecitato la stessa amministrazione USA ad attivarsi in maniera concreta proprio per tutelare i rapporti sino-americani e la loro tenuta. La stessa fonte ha accusato il leader tibetano di non voler abbandonare "le idee secessioniste". Un articolo pubblicato dall’agenzia Nuova Cina sostiene inoltre che il Dalai Lama avrebbe ordinato gli omicidi di almeno quattro dei suoi oppositori. Nulla è trapelato sulle misure concrete che Pechino intende prendere contro la Casa Bianca.

- Dopo 8 anni di esilio volontario negli Emirati Arabi e nel Regno Unito, è rientrata in Pakistan l’ex primo ministro, Benazir Bhutto. All’arrivo, a Karachi, è stata accolta da oltre 250 mila persone. Nella città pakistana, presidiata da più di 20 mila agenti, lo stato di allerta è alto perché si temono attentati da parte di miliziani di Al Qaeda. Per il Pakistan si tratta, secondo gli analisti, di un rientro che può determinare un nuovo assetto politico. Il nostro servizio:

Benazir Bhutto ha promesso di riportare la democrazia nel Paese governato dal generale Pervez Musharraf, confermato come presidente dopo le elezioni dello scorso 6 ottobre. Ha anche detto che il suo rimpatrio è “una svolta” dalla dittatura militare alla democrazia. Ma la cornice politica del rientro dell’ex primo ministro è comunque diversa da quella del 1986, quando tornò dall’esilio per sfidare il generale Zia ul Haq. Dopo la morte di quest’ultimo nel 1988, la Bhutto divenne la prima donna alla guida di un governo nel mondo musulmano. L’ex premier lasciò poi il Pakistan nel 1999 per sfuggire a procedimenti penali per accuse di corruzione. Oggi si presenta, invece, come potenziale alleata del presidente Musharraf, che le ha assicurato la cancellazione di tutte le accuse. Prima del suo rientro, è stato inoltre siglato un accordo di riconciliazione: questa intesa, secondo gli osservatori, potrebbe essere il preludio di una spartizione dei poteri dopo le elezioni parlamentari di gennaio. Diversi analisti considerano molto probabile la nomina della Bhutto a premier. Per quanto riguarda il generale Musharraf, si deve attendere il pronunciamento della Corte suprema sulla legittimità della sua elezione. L’opposizione ha fatto ricorso perchè, secondo la Costituzione pakistana, un militare non può candidarsi alla presidenza. Al momento, non si sa quando verrà emessa la sentenza. Musharraf non ha escluso l’imposizione della legge marziale nel caso gli fosse sfavorevole il verdetto. La Corte suprema ha reso noto, infine, che sta esaminando anche la legalità dell’amnistia che ha spianato la strada al ritorno dell'ex primo ministro Bhutto.

- Sul significato che il ritorno della signora Bhutto assume nel panorama politico pakistano, Stefano Leszczynski ha intervistato Alberto Negri, inviato in Pakistan per Il Sole 24Ore: RealAudioMP3
 
R. – Il ritorno di Benazir Bhutto dopo otto anni di esilio ha sollevato l’entusiasmo di centinaia di migliaia di pakistani e di seguaci del partito popolare che si sono radunati intorno all’aeroporto dove è arrivata l’ex primo ministro. Si tratta di un’accoglienza trionfale che dovrebbe continuare poi con la sfilata fino al Mausoleo di Jinnah, fondatore del Pakistan, dove Benazir Bhutto terrà un discorso.

 
D. – Il generale Musharraf risulta parecchio sminuito dall’entusiasmo che ha accolto la signora Bhutto...

 
R. – Non c’è dubbio che l’accordo tra Benazir Bhutto e Musharraf costituisca una “diminutio” per Musharraf stesso, il generale che ha preso il potere nel ’99 con un colpo di Stato e che voleva guidare da solo il Pakistan. Musharraf ha perso parecchia popolarità negli ultimi mesi. Abbiamo visto che contro di lui non si è avuta soltanto l’opposizione islamica, ma anche quella laica e secolarista della società civile pakistana. L’accordo con Benazir è il tentativo di recuperare popolarità e riprendere in mano il destino del Paese. Funzionerà questo tandem Benazir Bhutto-Musharraf? Questo è il vero grande interrogativo di un Paese che vive sull’orlo di una grave crisi politica.

 
D. – In particolare, c’è da chiedersi come reagiranno gli integralisti islamici...

R. – Non c’è dubbio. La reazione degli integralisti islamici bisognerà aspettarsela. Costituiscono una parte notevole di questo Paese soprattutto dal punto di vista politico. Abbiamo visto che cosa sia successo nel luglio scorso ad un chilometro dal palazzo presidenziale ad Islamabad, con l’assalto alla Moschea Rossa, con un centinaio di morti, e quello che succede ai confini di questo Pakistan, fortemente talebanizzato, che subisce l’infiltrazione dell’Afghanistan.

 
D. – Ci saranno degli episodi significativi in Pakistan legati all’arrivo della Bhutto?

 
R. – La Corte Suprema deve decidere due cose: la legittimità della rielezione, il 6 ottobre, di Musharraf alla presidenza della Repubblica e la legittimità dell’amnistia, concessa dallo stesso Musharraf per consentire il ritorno di Benazir Bhutto, liberandola dalle accuse di corruzione di cui era imputata. Quindi, tutte e due i protagonisti hanno il loro destino legato alle decisioni dei giudici.

- Giovedì nero in Francia per lo sciopero di 48 ore indetto da otto sindacati dei trasporti che protestano contro la riforma previdenziale, ancora in via di definizione. L’agitazione di oggi rappresenta il primo vero ostacolo al mandato del presidente Nicholas Sarkozy, da cinque mesi all’Eliseo. Era dal 1995 che non si scioperava in modo così imponente. Quasi due milioni di persone protestano perché si vuole cambiare il regime pensionistico speciale innalzando l’età per lasciare il lavoro dai 37,5 anni ai 40.

- Notte di violenza nei Territori Palestinesi, dove sono ripresi gli scontri tra le milizie di Hamas e Al Fatah. Quattro le persone rimaste uccise mentre la polizia del gruppo radicale stava arrestando alcuni membri di un clan a Gaza City. 15 i feriti.

- In Italia, il Consiglio dei ministri ha dato ieri sera il via libera al disegno di legge che recepisce il protocollo sul Welfare, firmato da governo e parti sociali nel luglio scorso, e approvato a larga maggioranza dai lavoratori nella recente consultazione. Soddisfatti sindacati e Confindustria. Il provvedimento, collegato alla finanziaria, andrà all’esame del Parlamento. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3


Governo, sindacati e Confindustria hanno dunque ritrovato l’accordo. Intanto, su alcuni nodi relativi alla previdenza, tornano le quattro finestre di uscita per le pensioni di anzianità, viene eliminato il tetto di cinquemila uscite per i lavori usuranti e novità anche per i contratti a termine. Previste una fase transitoria di quindici mesi per chi ha già contratti in corso e l’esclusione dalle nuove norme dei lavoratori stagionali. Questa volta l’intesa è stata raccolta pienamente dal Consiglio dei ministri sia pure con l’astensione dei due rappresentanti della sinistra radicale, Ferrero e Bianchi. Un dissenso legato soprattutto alla riforma del mercato del lavoro e d’altra parte, sabato prossimo, la sinistra sarà in piazza contro la legge Biagi, difesa invece da Confindustria e da una parte del Sindacato che, sempre sabato, manifesteranno invece a favore. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

- Proseguono gli arresti in Spagna di esponenti legati a Batasuna, partito dichiarato fuorilegge. Gorka Diaz è stato fermato dopo che si era presentato spontaneamente davanti ai giudici. Su di lui pendono le accuse di appartenenza all’ETA e di riunione illegale.

- Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato l’arresto del responsabile somalo del PAM, Programma Alimentare Mondiale, fermato ieri nel suo ufficio di Mogadiscio dove militari governativi hanno fatto irruzione. E' stata immediatamente sospesa la distribuzione del cibo a più di 75mila persone.

- Con un volo partito ieri sera da Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il capo delle Forze di resistenza patriottiche dell’Ituri, Germain Katanga, è stato trasferito alla Corte penale internazionale dell’Aja. E’ accusato di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra. Katanga era stato arrestato nel 2005. La sua milizia avrebbe compiuto massacri a sfondo etnico. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Amedeo Lomonaco)

Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 291
 
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