Diritti umani e libertà religiosa: tema degli interventi di mons. Frontiero all’OSCE
Il nesso profondo tra dignità della persona, diritti umani e libertà religiosa: al
centro degli interventi di mons. Anthony Frontiero, officiale del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, alla riunione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa, l'OSCE tenutasi dal 24 settembre al 5 ottobre a Varsavia, per fare il punto
sugli impegni assunti dagli Stati membri in materia di diritti umani. Sulle parole
di mons. Frontiero il servizio di Fausta Speranza: Tolleranza
e non discriminazione sono parole chiave per affrontare le serie questioni politiche
e di sicurezza che nascono dall’interazione di culture e popoli: lo ribadisce il rappresentante
vaticano rallegrandosi che costituiscano l’approccio scelto dall’Organizzazione per
la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Un approccio che – afferma - può portare
a “relazionarsi gli uni con gli altri pacificamente e a dare un contributo all’avanzamento
della razza umana”. Un approccio che si avvale di strumenti nuovi come la creazione
di un sito web per monitorare in particolare gli episodi di discriminazione contro
i cristiani, da parte dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani
dell’OSCE. Ma la realtà dei fatti – deve notare mons. Frontiero – è che, nonostante
le decisioni assunte dai Paesi dell’Organizzazione, la realizzazione degli obiettivi
di libertà religiosa e di non discriminazione ancora non si vede in tutti i Paesi.
Ci sono – ricorda – casi di uccisioni brutali, di condanne e di detenzione con l’accusa
di attività religiose illegali, o casi di restrizione della libertà religiosa che
impediscono l’attività dei missionari. E mons. Frontiero analizza anche le ragioni
profonde che portano a certi comportamenti. Ci sono le tensioni in seguito ai conflitti
tra ideologie ma non solo. “Nella società contemporanea molti – sottolinea – negano
l’esistenza di una specifica natura umana” e questo è il primo passo per allontanarsi
da un vero dialogo. “Una debole visione della persona, infatti, apre la porta – spiega–
a imposizioni autoritarie e lascia un popolo indifeso di fronte a oppressione e violenza”.
Il rispetto della persona, dei diritti umani e il riconoscimento della sua dignità
indiscussa è l’unico presupposto per non lasciare che in nessun modo si formi l’idea
che qualcuno è meritevole di rispetto sotto tutti i punti di vista e altri no. Inoltre
– raccomanda il rappresentante vaticano all’OSCE - tutto dovrebbe essere arricchito
da “un nuovo immaginario fondato sulla solidarietà”. Parlando più in particolare di
libertà religiosa, ricorda che Benedetto XVI ha ribadito che tale libertà "è fondamentale,
non sopprimibile, inalienabile e inviolabile”. E comprende ovviamente il diritto a
cambiare credo. Mons. Frontiero sottolinea che apprezzare la libertà religiosa è “una
fondamentale espressione di rispetto per la ragione umana e per la sua capacità di
conoscere la verità”, così come è molto importante riconoscere il valore dell’apertura
alla trascendenza. Soprattutto mons. Frontiero chiama a riflettere sul fatto che “le
significative religioni al mondo, compreso il cristianesimo, promuovono pace e giustizia
come essenziali dimensioni della loro missione religiosa”. C’è dunque prova di “una
universale solidarietà all’orizzonte”.