Apre a Pistoia la Settimana Sociale dei cattolici italiani: al centro dei lavori il
tema del bene comune
Cento anni dopo la prima edizione, frutto di un preciso progetto all’insegna dei valori
del Vangelo, si apre oggi pomeriggio a Pistoia la 45.ma edizione della Settimana Sociale
dei cattolici italiani incentrata sul tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene
da lontano”. Si tratta anche di una importante occasione per ripercorrere il cammino
compiuto in cento anni e per ricordare l’apporto dei cattolici alla crescita della
società italiana, con specifico riferimento alla prospettiva del bene comune. E’ quanto
sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, il vicepresidente del Comitato
delle Settimane Sociali dei cattolici italiani e rettore della LUMSA, Giuseppe
Dalla Torre:
R. –
Le settimane sociali hanno avuto delle stagioni diverse. Se c’è un dato generale,
al di là delle diversità di ciascuna edizione che si possono riscontrare di volta
in volta, è quello dell'impegno dei cattolici italiani attraverso queste Settimane
di contribuire al perseguimento del bene comune, quindi al miglioramento delle condizioni
morali, sociali, economiche della società e dei singoli in quel momento storico.
D.
– Ci sono delle Settimane Sociali, in particolare, che le tornano alla memoria per
la loro rilevanza storica?
R. – Certamente, quella
che viene più ricordata – e a giusto titolo – è l'edizione del ’45 sulla Costituzione.
Nella Settimana Sociale fu allora affrontato il tema della Costituente, della Costituzione
in Italia. Si era chiuso il periodo della dittatura e della guerra, ci si doveva preparare
all’elezione dell’Assemblea costituente e, soprattutto, ci si doveva preparare a dare
un contributo importante nel delineare i valori sui quali costruire la casa comune.
D. – Guardando alla storia dell’ultimo secolo, si
vede che i cattolici sono riusciti, anche attraverso le Settimane Sociali, a dare
il loro contributo, nonostante si siano trovati, in diverse occasioni, in posizioni
diverse dal punto di vista del contesto politico...
R.
– Non c’è dubbio. In tutti questi casi, nelle diversità di contingenze storiche, questo
voler essere presenti risponde non solo oggi, in una democrazia, ad un diritto che
è riconosciuto ad ogni cittadina e ad ogni formazione sociale, ma direi che per i
cattolici ha soprattutto il valore e il significato di un dovere: il dovere di partecipare,
da buoni cittadini, alla vita della comunità politica e alla sua crescita.
D.
– Ed oggi, secondo lei, prof. Dalla Torre, come i cattolici italiani devono essere
presenti proprio nella vita sociale e politica?
R.
– Il discorso è quanto mai attuale, tenendo conto che oggi non c’è più un partito
di ispirazione cattolica; i cattolici si trovano in diverse formazioni partitiche.
Quindi, è necessario, a mio avviso, che ci sia un momento di confronto, di dialogo,
di dibattito, di approfondimento comune; è necessaria una fase prepartitica, che però
sia già un momento di impegno, in qualche modo, politico.