Benedetto XVI nominerà nel Concistoro del 24 novembre 23 nuovi cardinali, l'annuncio
all’udienza generale dedicata a Sant’Eusebio. Appello del Papa contro la miseria nel
mondo
La testimonianza di Sant’Eusebio di Vercelli, primo vescovo del nord Italia, e un
appello contro la miseria nel mondo: al centro delle parole del Papa all’udienza generale
in piazza San Pietro. Ma anche l’annuncio del prossimo Concistoro con i nomi dei futuri
nuovi cardinali. Il servizio di Fausta Speranza:
Saranno in
23 a diventare cardinali il 24 novembre prossimo, 18 dei quali elettori. Il Papa li
nomina - dice - con gioia:
"Mons. Leonardo Sandri,
prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. John Patrick Foley, pro-gran
maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; mons. Giovanni Lajolo,
presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città
del Vaticano; mons. Paul Joseph Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”;
mons. Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, vicario generale per lo
Stato della Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro; mons. Stanislaw
Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; mons. Raffaele Farina, archivista
e bibliotecario di Santa Romana Chiesa; mons. Agustín García-Gasco Vicente, arcivescovo
di Valencia (Spagna); mons. Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh (Irlanda); mons.
Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona (Spagna); mons. André Vingt-Trois,
arcivescovo di Parigi (Francia); mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova (Italia);
mons. Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar (Senegal); mons. Oswald Gracias,
arcivescovo di Bombay (India); mons. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey
(Messico); mons. Daniel N. DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston (Stati Uniti
d’America); mons. Odilio Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo (Brasile); mons.
John Njue, arcivescovo di Nairobi (Kenya)". Ci sono poi
tre presuli e due benemeriti ecclesiastici, particolarmente meritevoli, ha spiegato
il Papa, per il loro impegno al servizio della Chiesa: Sua Beatitudine Emmanuel III
Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei; mons. Giovanni Coppa, nunzio apostolico;
mons. Estanislao Esteban Karlic, arcivescovo emerito di Paraná (Argentina); padre
Urbano Navarrete, Gesuita, già rettore della Pontificia Università Gregoriana; padre
Umberto Betti, Dei Francescani Minori, già rettore della Pontificia Università Lateranense.
Benedetto XVI ha poi rivelato che, nell'elenco dei neo-cardinali non elettori, figurava
anche l’anziano vescovo Ignacy, Jeź di Koszalin-Kolobrzeg, in Polonia,
che ieri è improvvisamente mancato. Il Papa deroga solo di un’unità
al limite numerico stabilito da Papa Paolo VI e confermato da Giovanni Paolo II.
Sottolinea che “altre persone vi sarebbero”, e che spera di “avere in futuro l'opportunità
di testimoniare, anche in questo modo, ad esse ed ai Paesi a cui appartengono” la
stima e l’affetto.
E di servizio e fedeltà alla Chiesa
il Papa parla con intensità nella catechesi. “Salvare la scala giusta dei valori,
senza mai piegarsi alle mode del momento e alle pretese ingiuste del potere”: con
questa raccomandazione il Pontefice sintetizza uno degli insegnamenti del vescovo
di Vercelli, figura illustre del IV secolo. Quando l’imperatore si presenta favorevole
all’eresia ariana, Eusebio subisce l’esilio ma non rinnega la propria fede, non rinnega
la piena divinità di Gesù definita dal Concilio di Nicea: è uno degli elementi chiave
della sua santità che il Papa vuole ricordare oggi. L’altro sta nell’aver fondato
“una comunità sacerdotale su un modello monastico”. Significa - sottolinea Benedetto
XVI - aver vissuto e aver chiesto ai vescovi di vivere “nell’osservanza delle regole
monastiche pur vivendo in mezzo alla città”; “condividere i problemi dei concittadini,
ma coltivando al tempo stesso nel cuore una cittadinanza diversa, quella del Cielo”:
“La scala autentica dei valori - sembra dire
la vita intera di Eusebio - non viene dagli imperatori di ieri e di oggi, ma viene
da Gesù Cristo”.
Il tutto - aggiunge Benedetto
XVI - mentre Sant’Eusebio intesseva un rapporto “con la sua città che non era limitato
alla popolazione cristiana, ma si estendeva anche a coloro che - al di fuori della
Chiesa - ne riconoscevano in qualche modo l’autorità spirituale”.
Nei
saluti in numerose lingue, il Papa ricorda poi il ventesimo anniversario della Giornata
del rifiuto della miseria, riconosciuta dalle Nazioni Unite sotto il titolo di Giornata
internazionale per l’eliminazione della povertà, lanciando un appello a “moltiplicare
gli sforzi per eliminare le cause della povertà e le tragiche conseguenze che ne derivano”.
“La disparità tra ricchi e poveri s’è fatta più evidente e inquietante, anche all’interno
delle nazioni economicamente più avanzate”, sottolinea Benedetto XVI, parlando di
“situazione preoccupante che s’impone alla coscienza dell’umanità”:
“Le
condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offendere la dignità
dell’essere umano e da compromettere, conseguentemente, l’autentico ed armonico progresso
della comunità mondiale”. In particolare tra i saluti,
in inglese un pensiero alle Sorelle del Cuore Immacolato provenienti dalla Nigeria;
in polacco ai fedeli dell’arcidiocesi di Katovice nel 750.mo anniversario della morte
di S. Giacinto. In italiano, un pensiero ai membri della Milizia dell’Immacolata fondata
novant’anni fa da S. Massimiliano Maria Kolbe; alle delegate al Capitolo dell’Unione
Romana dell’Ordine di Sant’Orsola con la preghiera “affinchè l’intero Istituto sia
sempre più animato dall’amore di Dio secondo il carisma della fondatrice sant’Angela
Merici”; alle religiose che prendono parte al Seminario internazionale promosso dall’USMI
sul tema della “Tratta di esseri umani”, con l’auspicio “che tale incontro rafforzi
in tutti la coscienza del valore sacro della vita umana”; ai fedeli accompagnati dall’arcivescovo
di Lecce, Francesco Ruppi, e da altri presuli, che prendono parte al pellegrinaggio
promosso dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori ad un anno dalla canonizzazione di
san Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti, con l’incoraggiamento a “imitare la
sua esemplare testimonianza e a seguire fedelmente lo spirito di carità verso i più
bisognosi”. Infine, un pensiero ai malati, agli sposi novelli e ai giovani: chiedendo
ai giovani di porre al servizio del Vangelo le fresche energie della giovinezza, ai
malati la forza della preghiera e della sofferenza, agli sposi novelli le potenzialità
della vita coniugale per “offrire un concreto sostegno ai missionari che recano il
messaggio cristiano nelle frontiere dell’evangelizzazione”.
L'idea
originaria della Giornata mondiale del Rifiuto della miseria, per la quale Benedetto
XVI ha lanciato un appello all'udienza generale, era quella della condivisione fraterna
con gli esclusi e i senza tetto della periferia parigina. Nel 1992, una risoluzione
dell’Assemblea generale associò le Nazioni Unite alla celebrazione di questa Giornata
e lo stesso Giovanni Paolo II sostò davanti alla celebre lapide del Trocadero di Parigi,
il 21 agosto 1997. Stasera alle 18, il ventennale della Giornata verrà ricordato sul
sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, mentre altre iniziative
sono in programma in varie parti del mondo come a Kabul, dove 500 aquiloni si sono
levati oggi con la scritta "Speak out", "non tacere". Claudio Calvaruso, presidente
dell’Associazione degli Amici di ATD Quarto Mondo in Italia, spiega al microfono di
Davide Dionisi se vi siano stati progressi in questi 20 anni: R.
- Io non vedo personalmente molti progressi, perché la qualità dei legami tra i più
poveri e le società, le comunità, è una qualità ancora molto, molto scarsa, molto
debole e l’appello di padre Joseph Wresinski a condividere le preoccupazioni,
i dolori, le speranze, le aspirazioni dei poveri è un appello caduto nel vuoto. D.
- L’ATD-Quart Monde ha lanciato una campagna pubblica dal titolo "Rifiutare la miseria:
un cammino verso la pace". Perché la scelta di questo slogan? R.
- Con questo slogan si vuole sottolineare l’attualità del problema della miseria ancora
ai nostri giorni e, in particolare, si vuole sollecitare l’ONU, non solo a mantenere
uno sforzo importante su questo tipo di battaglia e di impegno, ma ad ampliarlo fortemente,
perchè la situazione ci sembra andare sempre peggio.
D.
- La proporzione delle persone che vivono con meno di un dollaro è diminuita, ma al
tempo stesso viviamo nel contesto di una vera crisi della solidarietà. Come reagire?
R.
- Il messaggio di padre Joseph da questo punto di vista è molto incisivo, perché la
stessa iniziativa della Lapide, 20 anni fa, aveva come obiettivo quello di restituire
voce, in un certo qual modo, ai più poveri, allearsi con loro, riconoscere che queste
persone, considerate in genere più piccole, che non contano nulla, di fatto sono i
più grandi testimoni della storia, perchè sono coloro che, meglio di ogni altro, incarnano
i valori della solidarietà, i valori della fraternità e dell’amore.