Rapporto Caritas-Zancan: cresce la povertà in Italia. A rischio le famiglie con più
di due figli
I dati del Rapporto si riferiscono ad oltre 30.400 persone in difficoltà che si sono
rivolte a 264 centri di ascolto Caritas. I due terzi degli utenti rilevati sono cittadini
stranieri, in particolare della Romania e dell’Africa settentrionale. La maggior parte
di questi è in possesso di permesso di soggiorno. Ma non vanno trascurati gli italiani,
sempre più insicuri di arrivare alla fine del mese, in crescita anche al nord. La
mancanza di titoli di istruzione è spesso denominatore comune; uno su sette degli
intervistati è inoltre in condizioni di grave precarietà abitativa. I due terzi sono
in situazione di disoccupazione, a testimonianza del fatto che quello del lavoro resta
il problema più grave. "Avere tre figli da crescere significa – afferma inoltre il
rapporto - un rischio di povertà pari al 27,8 per cento, e nel Sud questo valore sale
al 42,7 per cento". "Il passaggio da 3 a 4 componenti espone 4 famiglie su 10 alla
possibilità di essere povere. Appartenere a una famiglia composta da 5 o più componenti
aumenta il rischio di essere poveri del 135 per cento, rispetto al valore medio dell'Italia.
Ogni nuovo figlio, dunque, costituisce per la famiglia, oltre che una speranza di
vita, una crescita del rischio di impoverimento. L'Italia, coscientemente o meno,
incoraggia le famiglie a non fare figli". "I risultati di una tale politica - sottolinea
il testo - si vedono: l'Italia occupa uno degli ultimi posti al mondo per indice di
natalità". Il presidente di Caritas Italiana, mons. Francesco Montenegro, ha denunciato
un indebolimento della coscienza pubblica in Italia, spiegando: “la povertà non è
un destino, occorrono politiche di giustizia”. Per passare dalle parole ai fatti,
Caritas italiana e Fondazione Zancan hanno lanciato oggi una proposta concreta di
un piano di lotta alla povertà per non rassegnarsi. Ecco, quindi, per una strategia
organica di contrasto due appelli alle istituzioni: passare da trasferimenti monetari
a servizi e da gestione centrale a gestione decentrata del problema. (A cura di
Paolo Ondarza)