2007-10-15 15:04:47

In Pakistan, crescono gli atti di violenza contro le minoranze cristiane


La grave instabilità politica del Pakistan e la crescita esponenziale dell’estremismo islamico è fonte nel Paese di una crescente preoccupazione per le comunità cristiane che vi risiedono. Da diversi anni risultano, infatti, in aumento episodi di grave violenza nei confronti di persone, enti e luoghi di culto cristiani. Una situazione che è stata recentemente denunciata anche dall’organizzazione non governativa "Human Rights Monitor" in un rapporto dedicato agli “Abusi sulle minoranze religiose”. Su una popolazione di oltre 150 milioni di abitanti, i cristiani sono circa tre milioni, la metà dei quali cattolici. Su questa difficile situazione, Stefano Leszczynski ha intervistato Lorenzo Cremonesi, inviato in Pakistan del Corriere della Sera ed autore di un articolo sulle persecuzioni dei cristiani:RealAudioMP3


R. – La situazione per i cristiani in Pakistan è peggiorata nettamente dopo la guerra in Afghanistan. C’è stata una prima fase molto cruenta, con una dozzina di chiese bruciate, attacchi alla scuole cristiane. Negli ultimi due anni, si è assistito a fatti meno eclatanti, ma ad una sorta di diffuso malessere e violenze nei confronti della comunità cristiana, senza differenze fra anglicani o cattolici. Negli ultimi tempi, la situazione è peggiorata nettamente per tutte le istituzioni cristiane, in particolare le scuole, che operano nelle cosiddette zone tribali, quindi, Peshawar, il Waziristan e il Balucistan. Tra l’altro, gli stessi cristiani hanno molta paura di parlarne. Quindi, quello che io ho toccato è semplicemente la punta dell’iceberg.

 
D. – Il seguito di questi estremisti è tale da creare una situazione diffusa di preoccupazione tra le comunità cristiane?

 
R. – Direi di sì, e questo è un problema più ampio. In Pakistan, c’è negli ultimi tempi una chiara crescita di elementi fondamentalisti, dell’elemento estremista tra i musulmani, che è particolarmente violento nelle zone a ridosso dell’Afghanistan, dove l’esercito e le truppe governative non hanno ruolo, dove non riescono a entrare e vengono catturate. Ci sono addirittura circa 280 soldati, che si sono arresi alle milizie filotalebane nel Waziristan. C’è da aggiungere che l’incertezza istituzionale non aiuta, perchè l’attenzione dei ministeri preposti – il Ministero della difesa, degli interni, della polizia – che dovrebbero occuparsi dell’ordine interno è invece concentrata sulla crisi istituzionale in atto.

 
D. – Una situazione che scava sempre più i fossati tra le comunità religiose e, in particolare, rende molto difficile la vita a chi cerca invece il dialogo...

 
R. – I leader cristiani chiedono ai musulmani, ai mullah, alle istituzioni coraniche un dialogo, un dialogo fatto per controllare, per moderare, per fare in modo che capiscano che la coesistenza è necessaria. Purtroppo, dall’11 di settembre in poi i cristiani sono comunque sempre associati agli americani, alla guerra, sono associati anche a quello che è avvenuto in Iraq. Quindi, direi che questo è il problema più grave.







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