In Pakistan, crescono gli atti di violenza contro le minoranze cristiane
La grave instabilità politica del Pakistan e la crescita esponenziale dell’estremismo
islamico è fonte nel Paese di una crescente preoccupazione per le comunità cristiane
che vi risiedono. Da diversi anni risultano, infatti, in aumento episodi di grave
violenza nei confronti di persone, enti e luoghi di culto cristiani. Una situazione
che è stata recentemente denunciata anche dall’organizzazione non governativa "Human
Rights Monitor" in un rapporto dedicato agli “Abusi sulle minoranze religiose”. Su
una popolazione di oltre 150 milioni di abitanti, i cristiani sono circa tre milioni,
la metà dei quali cattolici. Su questa difficile situazione, Stefano Leszczynski
ha intervistato Lorenzo Cremonesi, inviato in Pakistan del Corriere della
Sera ed autore di un articolo sulle persecuzioni dei cristiani:
R. –
La situazione per i cristiani in Pakistan è peggiorata nettamente dopo la guerra in
Afghanistan. C’è stata una prima fase molto cruenta, con una dozzina di chiese bruciate,
attacchi alla scuole cristiane. Negli ultimi due anni, si è assistito a fatti meno
eclatanti, ma ad una sorta di diffuso malessere e violenze nei confronti della comunità
cristiana, senza differenze fra anglicani o cattolici. Negli ultimi tempi, la situazione
è peggiorata nettamente per tutte le istituzioni cristiane, in particolare le scuole,
che operano nelle cosiddette zone tribali, quindi, Peshawar, il Waziristan e il Balucistan.
Tra l’altro, gli stessi cristiani hanno molta paura di parlarne. Quindi, quello che
io ho toccato è semplicemente la punta dell’iceberg.
D.
– Il seguito di questi estremisti è tale da creare una situazione diffusa di preoccupazione
tra le comunità cristiane?
R. – Direi di sì, e questo
è un problema più ampio. In Pakistan, c’è negli ultimi tempi una chiara crescita di
elementi fondamentalisti, dell’elemento estremista tra i musulmani, che è particolarmente
violento nelle zone a ridosso dell’Afghanistan, dove l’esercito e le truppe governative
non hanno ruolo, dove non riescono a entrare e vengono catturate. Ci sono addirittura
circa 280 soldati, che si sono arresi alle milizie filotalebane nel Waziristan. C’è
da aggiungere che l’incertezza istituzionale non aiuta, perchè l’attenzione dei ministeri
preposti – il Ministero della difesa, degli interni, della polizia – che dovrebbero
occuparsi dell’ordine interno è invece concentrata sulla crisi istituzionale in atto.
D.
– Una situazione che scava sempre più i fossati tra le comunità religiose e, in particolare,
rende molto difficile la vita a chi cerca invece il dialogo...
R.
– I leader cristiani chiedono ai musulmani, ai mullah, alle istituzioni coraniche
un dialogo, un dialogo fatto per controllare, per moderare, per fare in modo che capiscano
che la coesistenza è necessaria. Purtroppo, dall’11 di settembre in poi i cristiani
sono comunque sempre associati agli americani, alla guerra, sono associati anche a
quello che è avvenuto in Iraq. Quindi, direi che questo è il problema più grave.